LAMEZIA TERME Da una parte l’orgoglio di una «battaglia identitaria quale unica candidata con un simbolo di partito», dall’altra la rivendicazione di una «proposta politica che parte dalla città, al di là delle ideologie». A “20.20”, l’approfondimento politico in onda sul canale 75 de “L’Altro Corriere tv”, si confrontano due dei sei candidati sindaco di Catanzaro: ospiti di Danilo Monteleone la parlamentare Wanda Ferro, in corsa per Fratelli d’Italia in autonomia rispetto agli alleati classici di centrodestra, e Valerio Donato, il docente universitario alla guida di una coalizione che abbraccia aree di centrosinistra, del centro e del centrodestra, come Forza Italia e Lega, sia pure senza simboli ufficiali di partito. Un confronto all’insegna del fair play, tra due candidati che si sfidano ma che non fanno mistero di essere legati da una forte amicizia personale e dal profondo rispetto per le reciproche posizioni e visioni. Sotto i riflettori Le dinamiche di una sfida dai contenuti diversi ma con vari punti in comune, a partire dalla passione per la politica e per la propria città. Da un lato, dunque, la Ferro, sostenuta da una sola lista, che dice di sentirsi «impegnata da sempre nel centrodestra con valori e una storia importante, quella di Fratelli d’Italia, ora in una battaglia identitaria». Dall’altro Donato, sostenuto da 10 liste, che replica alle critiche degli avversari, soprattutto del centrosinistra, ricordando che nella sua coalizione «non c’è soltanto il centrodestra, c’è una parte orientata nel centrosinistra, una parte orientata nell’area centrale della politica e poi ci sono tre liste orientate più nel centrodestra, ma questa era nello spirito della mia proposta, come ho detto sin da subito. Una proposta al di là delle ideologie». Un confronto ad ampio spettro, che inoltre si dipana, tra i tanti temi, su un giudizio dei 20 anni di amministrazione Abramo, su un giudizio sull’azione della Regione guidata da Occhiuto e sull’integrazione ospedaliera a Catanzaro.
Al centro nel dibattito le logiche che hanno portato alle rispettive candidature. Donato, accusato dagli avversari di aver allestito una coalizione eccessivamente eterogenea, sostiene che nel suo schieramento «non c’è soltanto il centrodestra, c’è una parte orientata nel centrosinistra, una parte orientata nell’area centrale della politica e poi ci sono tre liste orientate più nel centrodestra. Ma questa era nello spirito della mia proposta, come ho detto sin da subito: una proposta che parte della città, al di là delle ideologie, perché – spiega il candidato sindaco – Catanzaro ha bisogno di essere risollevata e promuovere un progetto di sviluppo più ampio e per fare questo era indispensabile coinvolgere quante più parti politiche possibile. Ho lanciato una proposta fatta di contenuti programmatici che hanno avuto via via più adesioni e che hanno avuto successo se varie anime della politica cittadina l’hanno ritenuta fondata». Donato non manca di replicare alle critiche del suo ex partito, il Pd, e del centrosinistra: «Certo che l’hanno presa male, rifuggo dalle polemiche e intervengo solo per difendermi da bugie grandi dettate dalla retorica dell’ideologia. Mi dicono di essere sostenuto da una coalizione abbastanza confusa e di essere addirittura comandato chi da Mangialavori chi da Mancuso, ma – aggiunge – le due cose non si tengono insieme: o io sono comandato da qualcuno e quindi la pluralità delle forze politiche sarà di governo o non sono comandato da nessuno e allora il problema è governare insieme a questa coalizione. La contraddizione fa venire a galla la strumentalità degli argomenti usati contro di me, non sono mai stato attaccato sui contenuti. Non penso che ci sia qualcosa che mi si possa imputare: non mi sono sottoposto ai diktat del Pd, perché i percorsi del Pd paradossalmente non erano democratici e partecipativi, mi sono sempre opposto a questa logica anche nei congressi. Hanno scelto un candidato dall’alto ed è preoccupante perché ci sono politiche nazionali che dipendono da Roma e quando politiche nazionali sono dannose per il Sud un sindaco del Sud dev’essere libero da condizionamenti politici e non stretto nelle logiche dei partiti nazionali». A sua volta, la Ferro spiega i motivi della sua discesa in campo quale candidata sindaco per FdI: «Mi sento come una impegnata da sempre nel centrodestra con valori e una storia importante, quella di Fratelli d’Italia, insieme ai 32 candidati che sono scesi in campo a 48 ore dalla scadenza delle liste credendo nel progetto. E io sono scesa in campo con l’idea di portare valore aggiunto della politica che deve parlare di programmi e problemi senza inveire contro gli avversari, che non sono nemici. La nostra è indubbiamente una battaglia identitaria, una scelta ritenuta coraggiosa, qualcuno la definisce tardiva ma con le motivazioni che ho già più volte dato ma con l’orgoglio di essere l’unica candidata con il simbolo di partito, e il simbolo racconta una storia e una visione. Oggi governare un’amministrazione comunale è davvero un atto di coraggio, se si affianca la capacità politica, professionale e culturale è meglio, lo sceglieranno i cittadini. Sono fiera – aggiunge la parlamentare e candidata sindaco di FdI – della mia lista, dove c’è tanta novità, vedremo cosa decideranno gli elettori: sono convinta che Fratelli d’Italia farà una battaglia identitaria ma anche di visione. Quanto al centrodestra, va bene l’incontro dei leader nazionali di alcune giorno fa, ma poi devono seguire fatti concreti. Ma ricordo che Fratelli dItalia è sempre stata leale, anche nelle candidature di Forza Italia e Lega, abbiamo deciso di stare all’opposizione perché noi siamo all’opposizione di Pd e M55 ma speriamo che si pongano le basi per ritrovare l’unità nel futuro».
A “20.20” Ferro e Donato si soffermano anche sul loro rapporto di amicizia, al di là delle diverse posizioni politiche. «I detrattori – sostiene Donato – non sanno interpretare i rapporti. Con Wanda c’è affetto e una lunga amicizia. Una cosa sono i rapporti personali, un’altra le visioni politiche. Rispetto molto chi porta avanti battaglie politiche anche diverse dalla mia, con coraggio e determinazione, quello che non tollero è il denigrare, questa barbarie in cui la politica non guarda all’interesse dei cittadini ma solo a interessi di potere. Quando si va sull’offesa non è politica». «Sono orgogliosa – afferma a sua volta la Ferro – di essere amica di Donato. I rapporti personali sono diversi da quelli politici. Oggi ci ritroviamo candidati entrambi con quell’idea di politica che deve parlare di temi e progetti mentre altri tentano di sminuire storie personali, professionali, politiche di entrambi. Poi c’e stato qualcuno che ha imbarbarito la situazione con dossieraggi, anche sostenuta da una parte di pseudo-stampa che si presta a queste pratiche».
Divergenze sulla valutazione dell’azione dell’amministrazione comunale del sindaco uscente Abramo, che tra l’altro si è schierato a sostegno della Ferro. Critico Donato: «Non ho un giudizio positivo dei 20 anni di Abramo sindaco, ma non per le cose fatte o non fatte bensì per la mancanza di un sistema in ogni settore, Trovo che è tutto disarticolato. Poi nel ventennio di Abramo va distinta rigorosamente l’azione politica da quella amministrativa: quella amministrativa vede una grande responsabilità di Abramo, quella politica è riferibile al dominus del centrodestra, Tallini, e questa – aggiunge Donato – è una ragione per la quale – sempre sul piano politico – non posso condividere questa stagione ventennale della politica calabrese». Quindi la Ferro: «Comprendo lo sfogo di Abramo alla nostra convention, comprensibile per uno che ha governato per tanti anni e con tante persone e non è stato difeso. Io non mi sento di rinnegare questi 20 anni anche se negli ultimi 5 anni non abbiamo aderito all’amministrazione perché non ne condividevano tanti aspetti, anche se ha fatto tante cose positive. Io comunque ho fatto parte di questa storia di centrodestra, e quando è iniziata c’era una città diversa, che non aveva tanti contenitori culturali e ora li ha, anche con la sinergia con la Provincia da me amministrata, certo forse andava fatta maggiore rete ma questo è un limite molto calabrese, perché in Calabria – rimarca la candidata sindaco di Fratelli d’Italia – c’è un forte senso di individualismo che non ci porta a fare gioco squadra. Comprendo lo sfogo di Abramo, è quello che provai io quando non fui eletta al Consiglio regionale, ma se realmente le cose che ha detto le pensava forse andavano viste nell’arco di questi 5 anni: arriva il momento in cui uno deve decidere di abbandonare il timone altrimenti poi si rischia che quando la barca affonda è l’equipaggio a mollare la barca».
Sotto la lente anche le ricadute del voto a Catanzaro sugli assetti alla Regione guidata dal governatore Roberto Occhiuto. Dice la Ferro: «Il mio è un giudizio sicuramente positivo su Occhiuto, altrimenti non avremmo nostri esponenti nel suo esecutivo, non staremmo in maggioranza come stiamo perché riteniamo che Roberto ha ricevuto un testimone importante e pesante come quello di Jole Santelli e lo sta facendo con la sua autorevolezza, il suo spessore politico e il costante contatto contatti con i livelli di governo e con scelte forti e autorevoli. Certo c’è ancora tanto da fare, ma mi sembra che stia lavorando bene, stia facendo il governatore senza se e e senza ma, dimostrandosi non condizionabile dalla politica o dal politicante di turno». Donato a sua volta osserva: «Vedo da parte del presidente Occhiuto la determinazione ad adottare provvedimenti su ambiti all’attenzione di tutti, come la sanità, anche se la bontà dei provvedimenti dipende dalla sua efficacia per i cittadini. Ci sono direzioni intraprese ma un giudizio dovrà determinarsi sulla capacità dei provvedimenti messi in campo ad avere benefici per i cittadini».
Uno dei temi “caldi” del dibattito politico a Catanzaro è l’unificazione delle due aziende ospedaliere, la fusione per incorporazione del Pugliese Ciaccio nel Mater Domini: «L’unificazione delle aziende – dice la Ferro – vedrà contenti e scontenti, è importante capire come avverrà: su questo la città quando avrà un governo legittimato dovrà dire la sua perché la sua sanità può rappresentare il primo polo in Calabria ed è da sostenere con chiarezza ma senza creare situazioni di serie A o serie B e senza fare della sanità una fabbrica di consensi ma farne una fabbrica di salute. Per Donato «abbiamo due realtà molto qualificate, una per l’assistenza sanitaria e l’altra per la didattica; dobbiamo riuscire a combinare queste diversità per produrre un risultato virtuoso per Catanzaro e per tutta la Calabria, e tutto dipenderà da come si attuerà il provvedimento legislativo. Ci sono due strade, una verticale, separando le attività, cioè una struttura a te e una a me, e questo potrebbe essere dannosa, o una orizzontale. Quello che non possiamo permetterci è perdere competenze e professionalità di ognuna delle due componenti».
Incalzati da Danilo Monteleone, Ferro e Donato infine si soffermano sui pregi e sui difetti del rispettivo avversario, confermando anche qui il fair play che ha animato il confronto. «Il pregio di Donato – afferma la Ferro – è la passione in quello che fa, penso che lo farà anche in questa campagna elettorale che ci vede avversari. Il difetto, probabilmente, è non riuscire ad abituarsi a cose a cui purtroppo la politica ti fa abituare». A sua volta Donato osserva: «Il pregio di Wanda Ferro è la coerenza e la raffinatezza politica, anche se con punti di vista molto diversi dal mio. Il difetto, che è anche qui un pregio, è l’eccessiva passione che lei mette nella sua attività. Indipendentemente dalla posizione politica che esprimono persone come lei ma anche altre di centrodestra come di centrosinistra, Catanzaro ha bisogno di vicinanza anche da postazioni politiche differenti». (redazione@corrierecal.it)
x
x