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l’incontro

D’Alessio: «Ai ragazzi dobbiamo parlare di normalità, non di eroi» – VIDEO

Il procuratore della Repubblica del tribunale di Castrovillari ha partecipato al “Festival della Legalità”. «I giovani devono essere le prime sentinelle»

Pubblicato il: 20/05/2022 – 20:46
di Luca Latella
D’Alessio: «Ai ragazzi dobbiamo parlare di normalità, non di eroi» – VIDEO

CASTROVILLARI «Siate voi le prime sentinelle del territorio, non giratevi dall’altra parte, denunciate». È questo il messaggio che il procuratore della Repubblica del tribunale di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, ha inviato ai giovanissimi studenti delle scuole medie di Castrovillari, nel corso del Festival della Legalità, evento di quattro giorni che si tiene nella città alle falde del Pollino fino a lunedì prossimo.
Uno dei primi eventi del corposo programma era proprio l’incontro tra il procuratore, il tenente colonnello Dario Pini, comandante del reparto operativo provinciale dei carabinieri di Cosenza, il giornalista de La Gazzetta del Sud, Arcangelo Badolati ed i ragazzi.
Dopo i saluti del sindaco Domenico Lo Polito, che ha ricordato come l’evento abbia inaugurato la riapertura del Teatro Vittoria, dopo 36 anni di inattività, l’organizzazione ha ricordato in un video le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia il 23 maggio e il 19 luglio 1992.

Pini: «Contrastare la subcultura che inculca la ‘ndrangheta»

«La mafia – ha detto il colonnello Pini – vive di subcultura, crea adepti facendo leva sul piano carismatico nei giovani e giovanissimi, sin dalla tenera età. Il messaggio che la criminalità organizzata lancia ogni giorno è un disvalore disarmante per la nostra società: se spacci sei un uomo. La ‘ndrangheta arruola giovani, portati quasi inconsapevolmente a fare gli interessi di gente che non conosce. Ed i bambini cresciuti nelle mafie dimostrano questo genere di subcultura».

D’Alessio: «I giovani devono essere le prime sentinelle democratiche e vigili del territorio»

«Solitamente – ha esordito il procuratore D’Alessio – ci meritiamo quello che contribuiamo a costruire, nel bene e nel male. Di fenomeni criminali ce ne sono tanti, non solo le mafie, che si intersecano spesso tra loro. Perché la ‘ndrangheta, la mafia, la camorra permeano maggiormente al sud Italia? Sono il riflesso della nostra società che ha il dovere di denunciare, di fare outing».
D’Alessio ha utilizzato la metafora del cancro per spiegare cos’è la l’ndrangheta ai giovanissimi. «Le mafie – ha sottolineato – sono terribilmente distruttive e sono generate da noi stessi come un cancro: siamo noi che ci autodistruggiamo, seppur inquinati da stimoli esterni. Dobbiamo quindi avere la consapevolezza che la criminalità nasce da un nostro modo di essere. Ma non vogliamo e non dobbiamo esserne complici, a iniziare da voi ragazzi».
«La risposta puramente repressiva e militare al malaffare – ha detto ancora il procuratore di Castrovillari agli studenti – è importante ma non basta: se non iniziamo a debellare quelle cellule infette c’è il rischio che il cancro ricresca. Ecco perché non bisogna girarsi dall’altra parte: occorre che abbiate la consapevolezza di essere cittadini, il che non è facile, quindi avere delle idee proprie, un’etica, approcciarsi alla vita con capacità di giudizio. Noi gente del sud subiamo in maniera silenziosa le prevaricazioni, ma speriamo che i primi a reagire siano sempre gli altri ed invece siamo noi il primo volto dello Stato».
Alessandro D’Alessio ha ricordato anche di essersi insediato da circa un anno a capo della procura castrovillarese: «I miei uffici sono aperti a chi responsabilmente vuole denunciare. Le istituzioni devono essere credibili, ospitali, autorevoli; devono saper ascoltare e dimostrare di non essere contaminate da quella subcultura che vogliamo combattere. Noi magistrati non possiamo più essere autoreferenziali, quelli che tengono a distanza i cittadini, ma il cittadino deve assumersi la responsabilità, che significa denunciare e non girarsi dall’altra parte. Ribelliamoci alle cose che non funzionano, la ‘ndrangheta è un serpente che si nasconde al nostro fianco». Ecco perché soprattutto i giovani devono «essere le prime sentinelle democratiche e vigili del territorio».
«Spesso – ha concluso il procuratore – abbiamo dato l’immagine di un centro di potere che allontana i cittadini. Dai giornalisti mi aspetto di conoscere i fatti. E guai alla comunità che ha bisogno di eroi, perché sono quelli che vengono ricordati ma col sacrificio. Ai ragazzi dobbiamo, invece, parlare di normalità, non di eroi».

«Il compito dei cittadini è darci una mano, facendo i cittadini, non gli eroi»

Il Festival della Legalità giunge dopo un periodo nero per il territorio della Sibaritide-Pollino, macchiato di omicidi e pericolose estorsioni, attentati incendiari, consumatisi nelle ultime settimane e negli ultimi giorni anche nei cantieri del terzo megalotto della statale 106.
A margine dell’evento coi ragazzi, ai microfoni del Corriere della Calabria e de L’altro Corriere Tv il procuratore ha così ha commentato l’escalation criminale: «La Sibaritide è un territorio particolare ma con grande vitalità; se non ci fosse questa energia non ci sarebbe stata una giornata del genere coi i ragazzi. Io vengo da una regione (la Campania, ndr) che è stata fortemente capace di ribellarsi ed oggi ho visto il polso battere forte. Sono ottimista per il prosieguo».
«Gli appalti hanno sempre fatto appetito, ovunque, non solo in Calabria. Il compito di ognuno di noi è fare il proprio dovere; il compito dei giornalisti e dei cittadini è darci una mano, facendo i cittadini, non gli eroi». (l.latella@corrierecal.it)

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