«L’episodio di violenza omofoba, di omofobia, perché di questo si è trattato, così si chiama – e non dobbiamo avere paura, come fanno alcuni, di dare un nome alle cose – avvenuto nel Cosentino il 17 maggio ci ricorda perché il ddl Zan deve essere approvato subito. Non lo dobbiamo solo a quel ragazzo, a sua madre, ai suoi amic*, all’intera comunità di Paola e a tutti i cittadini calabresi. Lo dobbiamo a noi stessi. I diritti sono, per loro natura, “sociali”: vivono e ricercano altri diritti. E quando non è così, ci sono vite umane che questa negazione colpisce. Vite esposte a chi si arroga il diritto di stabilire come devi vivere, chi devi amare, chi o come devi essere, quale può essere un luogo sicuro per te. Dobbiamo lottare affinché le nostre comunità, le nostre città, le nostre famiglie siano un posto libero da pregiudizi, dove puoi essere quello che sei, fedele a te stesso. Abbiamo il dovere di assicurare a tutti noi la sicurezza dell’integrità fisica e la libertà di esprimere a pieno la vita. Oggi, in quell’ospedale a Paola con le costole rotte e il naso spezzato ci siamo tutti noi».
*Consigliere comunale di Cosenza
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