PALERMO «Quando arrivai a Caltanissetta, nel 2013 – spiega Lia Sava – decidemmo di far eseguire gli accertamenti tecnico-scientifici anche sulle buste col materiale recuperato a sessanta metri dal cratere. Con i nuovi metodi riuscimmo a trovare un riscontro importantissimo, come l’impronta digitale di Salvatore Biondo su una torcia che era dentro quella busta e poi il Dna che potrebbe anche appartenere a una donna, elemento non sicuro ma non escluso. Il tempo toglie ma da’ anche altre cose”. La procuratrice generale è convinta che ci si debba agganciare solo a dati concreti: «Sono abituata a fare processi, non sociologia né storia. Non faccio supposizioni ma porto elementi di prova al giudice». E i risultati sul piano concreto sono arrivati: il Borsellino quater e’ definitivo, le condanne del “Capaci bis” saranno vagliate dalla Cassazione, il processo sulle stragi del ’92 contro l’eterno latitante Matteo Messina Denaro stanno arrivando in appello. «Verità assolute non ce ne sono: bisogna avere pazienza. L’unica certezza – dice ancora ad Agi la Pg – è che le procure di Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria, Firenze e la Direzione nazionale antimafia stanno continuando a indagare e non si fermano. Sento ottimismo, passi avanti ne sono stati fatti, ma la mafia non è sconfitta, ha ancora una notevole potenza economica. Non ci si può rilassare e occorre che lo Stato dia risposte sul piano sociale, di fronte a una crisi legata al Covid e ora alla guerra».
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