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l’intervista

La “guerra” di Gratteri: «Agli occhi della ‘ndrangheta sono un perdente ma ho l’affetto della gente»

Il procuratore senza filtri a “Otto e mezzo”. «Né Draghi né Cartabia mi hanno chiamato dopo la notizia dell’attentato. Il futuro? Magari farò il guastacarte al Csm. La Dna? Nessuno ha indagato più …

Pubblicato il: 24/05/2022 – 21:45
La “guerra” di Gratteri: «Agli occhi della ‘ndrangheta sono un perdente ma ho l’affetto della gente»

ROMA «Agli occhi della mafia sono un perdente ma ho l’affetto di migliaia di persone che mi dà ossigeno e mi fa stare bene». Nicola Gratteri torna a “Otto e Mezzo” e non risparmia critiche all’azione del governo sul contrasto alle mafie. Rispetto all’esecutivo, poi, rimarca una distanza che non è soltanto professionale ma anche umana: «Dopo la notizia dell’attentato che volevano compiere contro di me, né Draghi né la ministra Cartabia mi hanno chiamato», dice rispondendo a una domanda di Lilli Gruber. «Sì, ho paura», replica il procuratore di Catanzaro a una domanda della conduttrice rimasta inevasa mesi fa, «ma ho imparato a parlare con la paura, ogni giorno». Quello della paura è un tema centrale, legato all’isolamento evocato dal direttore della Stampa Massimo Giannini. Gratteri, però, «circondato dall’affetto di migliaia di persone», supportato «da magistrati e investigatori fantastici», non si sente solo. È fuori di dubbio, però, che Gratteri sia un’anomalia.

«Il futuro? Magari farò il guastacarte al Csm»

Il “no” del Csm alla sua candidatura a procuratore nazionale antimafia lo ha lasciato «dispiaciuto» ma non ne ha piegato il carattere. Riguardo al futuro, il magistrato calabrese non dà anticipazioni (o forse sì) ma parte da una battuta: «Molti magistrati potenti non potrebbero fare altro nella vita. Io posso fare tante cose, anche il contadino: ho una buona manualità… Magari finirò al Csm a fare il guastacarte». “Promessa o minaccia?”, si potrebbe rispondere con una battuta, visto che ai “colleghi” del Csm Gratteri chiederebbe «chi sono stati i suggeritori» che li hanno convinti a impallinarlo. Nessuna risposta esplicita per ora, «anche se lo so», dice il procuratore. 

«Melillo bravo magistrato. Ma nessuno più di me ha indagato sulle mafie»

Sulla nomina sfumata Gratteri, dopo una notazione sulle capacità di Giovanni Melillo, nuovo capo della Dna («bravo magistrato e ottimo organizzatore») spiega: «Sicuramente nella nomina alla procura nazionale antimafia, chi è iscritto a una corrente è molto, molto avvantaggiato. Io questo già lo sapevo ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non conosco nemmeno il 50% dei membri del Csm, non li riconoscerei nemmeno per strada, perché non li frequento. Io ho fatto domanda alla Procura antimafia perché pensavo di avere l’esperienza necessaria, facendo da sempre contrasto alla criminalità organizzata: non esiste nessun magistrato al mondo che abbia fatto più indagini di me sul traffico internazionale di stupefacenti e sulle mafie».

«Falcone e Borsellino due monumenti, no a paragoni»

Quel “no” lo ha isolato come fu per Giovanni Falcone? Gratteri rifiuta paragoni: «Falcone e Borsellino? Due monumenti, due persone che ho scelto a modello ma sono di un’intelligenza irraggiungibile. Falcone capiva le cose vent’anni prima degli altri ed è per questo che è stato ostracizzato da tanti suoi colleghi gattopardi che poi lo piangevano sui palchi. Fu un eterno sconfitto, ma è un esempio irraggiungibile». Ciò che invece si presenta è una contingenza storica in cui la politica celebra giornate antimafia ma poi arretra nelle strategie di contrasto. 

«La riforma una resa dei conti della politica contro la magistratura»

Anche su questo versante, opinioni esplicite: «La cosa che mi preoccupa di più – dice Gratteri – è la riforma dell’ordinamento giudiziario: ad esempio la separazione delle carriere. Bisognerebbe facilitare il passaggio tra procura e tribunale, perché così si ha la completezza del magistrato, io ad esempio so che cosa serve per arrivare a una prova grazie all’esperienza che ho fatto da giudice. Inoltre, se passa questa riforma, l’avvocato mi deve valutare ma perché non è possibile il contrario?». Per Gratteri «in questa riforma c’è molta rabbia, è una sorta di resa dei conti tra la politica, che nel corso degli anni ha accumulato molta rabbia, e la magistratura». E non soltanto quella: «Con questa riforma, chi fa il giornalista non può dare notizie. Ma l’indagato e il suo avvocato posso parlare e dare la loro versione dei fatti… Purtroppo la magistratura ha perso un’occasione in questi anni, poteva fare delle riforme interne ma non ha voluto cedere il proprio potere». E la riforma del Csm «non depotenzia le correnti, anzi. Si creeranno due poli nella magistratura, uno di destra e uno di sinistra. Io continuo a pensare che a una certa politica giovi che la magistratura sia in queste condizioni perché ad ogni scivolone è autorizzata a fare nuove modifiche normative, un antipasto per controllarne il potere. E state attenti a quello che succederà anche all’ordinamento penitenziario». 

«Draghi non pervenuto su giustizia e sicurezza»

Una stilettata anche per il premier: «Draghi? Non pervenuto per quanto riguarda la giustizia e la sicurezza, mi sembra solo un buon esperto di finanza. Sul resto non tocca palla o se lo fa, mi preoccupa ancora di più perché non capisce che facendo così sfascia tutto». «C’è un abbassamento dell’etica, nessuno ha più rossore o vergogna e la politica è assente su questo tema. Ma un governo di larghe intese significa avere l’opposizione debole, perché quando invece non c’è una grande maggioranza come questa, l’opposizione può fare la voce grossa. Queste riforme – ha spiegato – vanno bene a tutti, dalla sinistra alla Lega: io sto ai fatti e i fatti dicono che tutti i partiti che compongono il governo hanno votato a favore delle riforme della giustizia». (ppp)

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