CATANZARO È stato condannato a 18 anni di reclusione Giuseppe Guadagnuolo, 57 anni, accusato dell’omicidio di Angelo Pino, 52 anni, ex agente della polizia penitenziaria ucciso a Lamezia Terme il 20 ottobre 2019.
Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Catanzaro – presidente Alessandro Bravin – che ha assolto perché il fatto non costituisce reato Iolanda Vescio, ex moglie di Guadaguolo accusata di ricettazione e di avere illecitamente detenuto la Beretta calibro 7.65 (con matricola abrasa) utilizzata per l’omicidio. Nei confronti di Guadaguolo, lo scorso 12 maggio, il pm di Lamezia Terme Emanuela Costa aveva invocato l’ergastolo mentre aveva chiesto la pena di un anno e sei mesi nei confronti di Iolanda Vescio.
La Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. È stata, inoltre accolta, la richiesta di risarcimento per i familiari costituiti parte civile, e rappresentati dall’avvocato Renzo Andricciola, ma è stata respinta la richiesta di una provvisionale.
Giuseppe Guadagnuolo, difeso dall’avvocato Antonio Larussa, è stato arrestato poche ore dopo l’omicidio e ha confessato di avere ucciso perché aveva scoperto la relazione dell’ex moglie con Pino. Il reato è aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Guadagnuolo è inoltre accusato di atti persecutori nei confronti dell’ex moglie per averla ridotta a cambiare abitudini di vita a causa della sua morbosa gelosia, con condotte di ingiurie, minacce, molestie e percosse.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura lametina, nella serata di sabato 20 ottobre, Guadagnuolo, dopo aver pedinato la coppia, aveva raggiunto Angelo Pino, alla guida della propria auto, proprio mentre quest’ultimo stava rincasando dopo aver trascorso la serata con la donna. Intorno all’una di notte, dopo aver indotto Pino a fermare la propria auto davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie nel quartiere di Sambiase – sorpassandolo e sbarrandogli la strada – Guadagnuolo gli ha esploso contro tre colpi di Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa, raggiungendolo al torace e alla mano destra che l’uomo aveva alzato nella vana speranza di difendersi. Vedendo che la vittima si muoveva ancora, Guadagnuolo l’ha colpita al capo più volte con la canna e il calcio della pistola al capo e alla mano destra. In seguito Guadagnuolo si è recato in contrada Elemosina e qui ha bruciato i vestiti con della benzina e si è cambiato con gli abiti che si era portato dietro. Poi ha gettato la pistola in un dirupo. (a.truzzolillo@corriereca.it)
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