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Bucita, lavoratori in sit-in: poche certezze sul futuro ed i «giochetti» sulla cassa integrazione – VIDEO

Manifestazione delle maestranze a Corigliano Rossano. Campilongo: «La decisione dell’azienda di ridurre i conferimenti non garantisce la piena occupazione»

Pubblicato il: 25/05/2022 – 15:15
Bucita, lavoratori in sit-in: poche certezze sul futuro ed i «giochetti» sulla cassa integrazione – VIDEO

CORIGLIANO ROSSANO Tornano a manifestare le maestranze di Bucita. Questa mattina, un gruppo di lavoratori dell’impianto di stoccaggio pubblico di Corigliano Rossano, gestito da Ekrò, ha inscenato un sit-in di protesta per tutta una serie di motivi.
In mattinata l’azienda ha assicurato ai lavoratori gli arretrati ma permane la querelle sorta attorno alla cassa integrazione che, secondo il sindacalista della Uil, Luciano Campilongo, non sarebbe ripartita equamente e con dei «giochetti» ai danni dei lavoratori. Alcuni dei quali avanzerebbero «infortuni sul lavoro non retribuiti».
I lavoratori hanno manifestato perché la decisione assunta dall’azienda di ridurre i conferimenti da 140 tonnellate al giorno a circa 60 dei 34 comuni dell’ambito di raccolta ottimale della Sibaritide, sempre per come riferito dal sindacalista, ricade sulle loro teste con la conseguente cassa integrazione.
Peraltro, l’Ambito territoriale ottimale di Cosenza, già nei mesi addietro ha deliberato misure straordinarie per lo smaltimento degli scarti della lavorazione dei rifiuti in altri siti privati, per risparmiare sui costi.

«Il problema legato alle mensilità arretrate – dice Campilongo ai microfoni de L’altro Corriere Tv – è stato superato questa mattina. Permane, invece, la questione relativa alla cassa integrazione, non sottoscritta dalla Uil. L’azienda mantiene questa misura in modo improprio, anche perché prorogata fino al 27 agosto. La decisione dell’azienda di ridurre i conferimenti non garantisce più la piena occupazione dei lavoratori. Abbiamo denunciato i fatti all’Ispettorato del lavoro di Cosenza, compresa la gestione anomala anche rispetto ad infortuni non retribuiti. La cassa integrazione non è ripartita in modo equo nelle rotazioni ma a discrezione di chi gestisce i lavoratori e l’azienda non comprende che con le maestranze bisogna aprire al dialogo. Come organizzazione sindacale – conclude Campilongo – non possiamo accettare errori o giochetti dell’azienda sulla testa di lavoratori, o una parte di questi, perché qualcuno viene privilegiato rispetto ad altri».
La vertenza, insomma, rimane aperta nonostante il saldo degli stipendi. (lu.la.)

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