CATANZARO «C’è un divario di genere Nord-Sud, acutizzato nelle aree più esposte come la Calabria, che è al limite della sopportazione. Il combinato disposto dei dati allarmanti sullo svantaggio delle donne calabresi, meno occupate, più esposte ai lavori precari, utilizzate senza adeguata valutazione di titoli di studio e professionalità e meno retribuite degli uomini, e della fragilità del welfare e delle politiche sociali, ci mettono davanti una situazione che richiede una pluralità di interventi verticali e orizzontali. Non parole, ma fatti: perché lo spazio per la retorica su questi temi è finito».
L’ha detto, a margine dell’incontro “Donne e politica” organizzato dalla lista “Italia al Centro”, il docente Valerio Donato candidato sindaco per Catanzaro. «La pandemia e gli effetti della guerra sulle economie dell’Occidente – ha spiegato Donato – hanno aperto una pagina inedita della nostra storia, al punto da far dire ad alcuni attenti analisti che, per continuare ad occupare un posto nel gruppo di testa delle nazioni del mondo, all’Italia non basta più proporsi di integrare il Sud nel resto della Penisola, ma che è l’Italia nel suo insieme che va ripensata. E che per farlo, bisogna partire dal Mezzogiorno, riscrivendo il patto di unità nazionale. La partecipazione delle donne alla vita pubblica e la libertà d’iniziativa che dal basso i territori si prendono per fermare il declino e le diseguaglianze, sono essenziali per consentire al capoluogo della Calabria di essere protagonista, in questa fase critica ma anche carica di opportunità. L’obiettivo del Pnrr è un aumento del 4 per cento di donne occupate entro il 2026 per ridurre il distacco tra l’Italia e l’Europa, ma particolare attenzione va riservata alle diseguaglianze di genere nel Mezzogiorno, dove lavora una donna su tre. Bisogna pensare a una terapia d’urto, in linea con l’articolo 37 della Costituzione che vieta ogni discriminazione delle donne nel mercato del lavoro».
Sulla piaga del femminicidio, Valerio Donato ha detto: «Questa piaga offensiva per la dignità della donna e che incide pesantemente sulla qualità della democrazia, oltre agli aspetti penali delle vicende e facendo al contempo attenzione alla prevenzione, presenta una preoccupante dimensione sociale e domestica che include i rapporti coniugali e genitoriali che in città dobbiamo fare in modo di monitorare in maniera sistematica, grazie alla collaborazione delle tante esperienze associative e alle intelligenti competenze di cui disponiamo. Mi auguro, inoltre, che nelle strutture calabresi in via di costituzione, la Commissione per la pari opportunità del Consiglio regionale e l’Osservatorio contro la violenza di genere istituito con legge, vi sia un’adeguata rappresentanza di donne catanzaresi».
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