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Il messaggio del pm di Rinascita ai ragazzi: «Non siamo condannati alla criminalità»

Parla di mafia e di riscatti il libro di Annamaria Frustaci. La storia di Lara spiega il malaffare, e come affrontarlo, in un paesino della Calabria

Pubblicato il: 25/05/2022 – 7:04
Il messaggio del pm di Rinascita ai ragazzi: «Non siamo condannati alla criminalità»

LAMEZIA TERME «Non siamo condannati alla criminalità». Nelle giornate in cui si celebra la Giustizia e i cui si commemorano le stragi di coloro hanno lottato per la nostra libertà, per una vita giusta e uguali diritti per tutti, bisogna imprimerselo in testa che non siamo condannati alla criminalità. La regola vale ovunque ma soprattutto nei piccoli centri lontani da tutto, oppressi da famiglie mafiose e arroganti, terreno fertile per picciotti in erba. È in uno di questo paesi che costellano la Calabria, San Maurilio (nome di fantasia), «tra ulivi e cespugli di more selvatiche», che è nata e cresce Lara, protagonista del libro “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia”.

Il messaggio del pm di Rinascita ai ragazzi: «Non siamo condannati alla criminalità»

La firma è quella di uno dei magistrati che sta imprimendo di più il suo nome sulle cronache calabresi: Annamaria Frustaci, componente del pool di magistrati che con Nicola Gratteri lavora da quando erano pm a Reggio e oggi regge l’accusa, insieme ai colleghi Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso, nel maxi processo Rinascita-Scott. È un libro per ragazzi il suo, scritto con il contributo di Valentina Camerini, un libro che sotto molti aspetti sa di autobiografico. Lara cresce in una famiglia di onesti lavoratori in un piccolo centro che dall’alto scruta il mare. Qui dove lavora il padre falegname, e spadroneggia l’imprenditore Leone Rizzo, sotto alla vita placida del paesino scorrono le vene tossiche del malaffare, dell’arroganza e della prepotenza mafiosa. Lara è solo una ragazzina che frequenta le scuole medie ma impara a riconoscere il cappio che soffoca le vite di tutti, è sensibile, coraggiosa ma non immune allo stress di una vita sotto torchio: il quieto vivere di ognuno è condizionato dalla volontà di pochi. Di notte le manca l’aria quando le cose diventano difficili per lei e la sua famiglia. Ma Lara è intelligente, studia, riesce a discernere il bene dal male. Scopre che il bullo del paese, quello che festeggia con tutti i picciotti quando vengono uccisi Falcone e Borsellino, non è che una vittima dalla vita misera. Riesce persino a provarne pena e tirare fuori da lui quello squarcio di luce che solo lei intravede.
Molti ragazzi oggi, in Calabria, crescono in seno a famiglie per bene. Non si rendono conto di cosa sia veramente la ‘ndrangheta. Non la vedono, non la riconoscono, non la sanno decifrare. Non si rendono conto che stanno crescendo in recinto stretto perché ci sono nati. Dovranno crescere, viaggiare, andare all’università, provare la frustrazione di non trovare un lavoro, scontrarsi con il sistema corrotto che governa enti pubblici e privati. Poi capiranno. Ci sono, poi, quei ragazzi che negli ambienti di ‘ndrangheta ci crescono, da rampolli o da vittime, soffocati dalla sensazione che non esista una via d’uscita, una giustizia, un’alternativa.
Questo libro è un viatico per i ragazzi che ancora non sanno cosa sono le mafie e per coloro che hanno bisogno di trovare uno squarcio di luce. La narrazione è semplice, la storia la ha giusta suspance per i ragazzi, il messaggio finale lascia un buon sapore nell’animo: non siamo condannati alla criminalità. (redazione@corrierecal.it)

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