PALMI «Sulla scomparsa e le cause della morte di Pasquale Dimasi, 57enne di Laureana di Borrello, il Gip di Palmi, Giovinazzo, ha respinto la richiesta di archiviazione proposta dal Pm». A riferirlo in una nota è l’avvocato Domenico Ceravolo. «Era il 14 luglio del 2019 – ricostruisce la nota – quando, all’improvviso, non si ebbero più tracce del Dimasi. Tante ipotesi (poi rivelatesi infondate) dalla “lupara bianca” all’allontanamento volontario. Ipotesi che confliggevano con i primi dati di sopralluogo: documenti lasciati a casa, luce accesa, porta di casa aperta. Gli inquirenti non riuscivano ad offrire risposte, nonostante le pressanti richieste dei parenti e così, i parenti decidevano di rivolgersi ad un legale». Nella nota l’avvocato Ceravolo spiega che «assunte indagini difensive, decideva di presentare al Pm che curava le indagini una memoria dettagliata contenente le “stranezze” che circondavano la vicenda. Voci correnti lo davano presente presso l’ospedale di Reggio Calabria, già deceduto. Ma il dato, ad avviso degli inquirenti, non era riscontrato. Eppure , altre voci sostenevano che la notte della scomparsa si fosse recato presso il guardia medica di Laureana di Borrello, confermando quindi un “percorso” sanitario. Insomma , dopo più di un anno si scopre che Il Dimasi effettivamente si era recato presso la guardia medica locale. Qui veniva chiamata una ambulanza per un inizio di ictus cerebrale. Ricoverato presso il nosocomio di Polistena, dopo alcune ore trasferito d’urgenza presso il Gom di Reggio Calabria. Qui veniva sottoposto ad intervento chirurgico. Il Dimasi decedeva dopo pochi giorni. Veniva ricoverato con il solo cognome “Masso” (così inteso sin dal primo medico intervenuto). Il resto era ignoto. Sarebbe bastato un semplice “viaggio a ritroso”, per accertare che il soggetto era stato prelevato da una ambulanza a Laureana di Borrello e qui dipanare la matassa della reale identità del malcapitato e quindi risolvere il caso della “scomparsa”. Ma ciò che ha sorpreso è stato dovere constatare, dopo accurati accertamenti, che il poveretto era stato seppellito presso il cimitero di Reggio Calabria, in quanto sconosciuto e proveniente da luogo ignoto, sotto il reale nome: Dimasi Pasquale». Così l’avvocato Ceravolo conclude: «Alla fine delle indagini il Pm, non ravvisando reato alcuno, chiede l’archiviazione, ritenendo corretto l’intervento di ogni struttura medica interessata. Ma il Gip, in accoglimento delle articolate motivazioni depositate dalla difesa delle parti offese ha ordinato che il Pm accertasse non solo come sia stato possibile seppellire in un luogo lontano dalla residenza un soggetto cone il proprio nome e cognome ma come ignoto, nella assoluta inconsapevolezza dei parenti e, soprattutto, verificare come mai, con un ictus in corso sia approdato presso il Gom di Reggio Calabria, unico centro dedicato a tali emergenze, solo dopo oltre 4 ore dall’insorgere della patologia. Un tempestivo ricovero, forse, avrebbe salvato una vita e, comunque, evitato sofferenze ai parenti per oltre un anno».
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