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l’intervista

Gratteri: «Draghi non sta facendo nulla per contrastare i clan. Io in politica? Non mi candido con nessuno»

Il procuratore capo di Catanzaro ospite di “Piazza Pulita” sul premier: «Per più di un anno non ha detto nulla sulla mafia». E allontana le indiscrezioni sulla vicinanza a Fratelli d’Italia

Pubblicato il: 27/05/2022 – 10:50
Gratteri: «Draghi non sta facendo nulla per contrastare i clan. Io in politica? Non mi candido con nessuno»

ROMA «Sono un po’ dispiaciuto, ma questo non vuol dire che non si debba andare avanti. Ho una squadra motivata di magistrati giovani, ho un gruppo motivato per questo non mi rammarico più di tanto per quello che è successo». Così il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ospite di “Piazza Pulita” su La7 inizia il suo intervento e commenta, stimolato da Corrado Formigli, la mancata nomina a capo della Direzione nazionale antimafia. Poi un affondo diretto al Governo e al premier Draghi sulla lotta alle mafie. «Questo governo non sta facendo nulla sul piano normativo – tuona il procuratore –, anzi, sta smontando le norme che c’erano; il messaggio che sta arrivando alla gente comune e non solo agli addetti ai lavori è che c’è aria di smobilitazione».
«Tutte queste modifiche normative introdotte nella riforma della giustizia – precisa Gratteri – non servono né a velocizzare i processi né a migliorare la qualità del lavoro di magistrati e degli inquirenti. Anzi suonano come “norme liberi tutti”, quasi punitive nei confronti della magistratura». Ad una domanda specifica di Formigli su un eventuale colloquio intercorso tra lo stesso Gratteri e il premier. Gratteri precisa: «Io non ho mai parlato con Draghi né con la Cartabia, non sono una persona che va a bussare da nessuno, sono sempre consulente gratuito di tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra». Ma poi incalza: «Il presidente Draghi il giorno in cui si è insediato non ha detto mai la parola mafia. E per tutto questo anno non ha mai toccato questo argomento. Dopo che io sono andato, una strana coincidenza, dalla Gruber e da Costanzo, il giorno dopo Draghi è stato a Milano per partecipare a una delle presentazioni dei trent’anni della Dia». In quella occasione, continua Gratteri, «Draghi ha letto cose che noi abbiamo letto anche 8-10 anni fa nelle relazioni della Dia, dello Sco, del Ros, dello Scico. Dunque non ha detto nulla di nuovo rispetto a quello che già conoscevamo. Ma non volevamo che Draghi ci leggesse lo stato dell’arte. Noi volevamo sapere cosa questo governo volesse fare per contrastare le mafie, cosa intende fare questo governo per velocizzare i processi, per renderli meno farraginosi. Se intende mettere mano alla geografia giudiziaria cioè chiudere i tribunali dove ci sono un procuratore con due sostituti. Se ha intenzione di ridurre i magistrati fuori ruolo, che sono circa 200». Sull’appunto che Formigli solleva riguardo al ruolo che dovrebbe avere il ministro della Giustizia, Gratteri replica: «II premier dovrebbe chiedere conto al ministro della Giustizia se il sistema non funziona, se non stiamo vedendo un solo risultato tangibile dopo un anno e mesi di questo governo sul fronte della lotta alle mafie». 

«Meloni? Non ho intenzione di candidarmi con nessuno»

Poi il conduttore di Piazza Pulita stuzzica il procuratore sulle indiscrezioni pubblicate sul quotidiano “Domani” di un suo avvicinamento a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni, con l’ipotesi ventilata di una sua prossima candidatura. «Io non sono mai stato tenero con nessun governo. Non faccio distinzioni. Non ho intenzione di candidarmi con nessuno, voglio avere la possibilità di fare bene e con serenità il magistrato».  Ed ancora. «Prendo atto che il giornale di de Benedetti cambia linea editoriale nei miei confronti – aggiunge Gratteri – il titolo dell’articolo non c’entra nulla con il corpo dell’articolo ed esce il giorno dopo che io sono andato dalla Gruber e da Costanzo. Troppe coincidenze». 

La mancata nomina a ministro: «Chiedete a Renzi chi ostacolò»

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Poi Gratteri racconta un aneddoto sulla sua mancata nomina a ministro della Giustizia del governo Renzi: «Un quarto d’ora prima che Renzi con Delrio entrassero da Napolitano mi ha telefonato Delrio e mi dice “le passo il presidente”. E Renzi mi disse: “Dottore una volta che faccio il suo nome, non è che si tira indietro” e io ho risposto: “Sono una persona di parola se ho la possibilità concreta di fare quelle riforme di cui abbiamo discusso, sono disponibile. Altrimenti no. E Renzi mi disse “lei ha carta bianca”». «Quando ho visto che non uscivano dalla stanza (del presidente Napolitano, ndr) – ricorda Gratteri – e i commentatori iniziavano a chiedere il perché di quella lunga attesa, ho commentato con i miei collaboratori “stanno litigando per me”». Da qui l’invio a Formigli: «Inviti Renzi e si faccia raccontare come sono andate le cose, così finalmente sapremo come sono andate realmente le cose. Conosceremo i suggeritori, gli altri nomi». E ancora sui rapporti con l’ex premier, Gratteri racconta: «Le posso dire che quando abbiamo parlato con Renzi abbiamo parlato di riforme importanti».

Le minacce e la mancata vicinanza del Governo: «Non mi aspettavo nulla da nessuno»

Sulle minacce ricevute e sulla mancata solidarietà dei vertici di Governo, Gratteri dice: «Non mi aspettavo una chiamata dai vertici dello Stato, non è che non ci abbia dormito perché non mi ha chiamato Draghi o la Cartabia. Mi avrebbe fatto piacere se fosse stata una cosa sentita. Ma non mi aspettavo nulla. Non aspetto che qualcuno mi dica che faccio bene. Ho sempre lavorato a prescindere».
Sul parallelismo con la vita di Falcone, Gratteri ricorda alcuni passaggi dell’esperienza del magistrato trucidato dalla mafia definito «sfigato in quanto scomodo». «Non lo hanno fatto capo dell’ufficio istruzione di Palermo, non hanno nominato componente del Csm. Poi una volta morto sono saliti tutti sul palco». E sulla domanda di Formigli su quante volte anche Gratteri fosse stato “trombato”, il procuratore capo di Catanzaro ricorda: «Avevo fatto domanda per procuratore aggiunto a Reggio, c’erano tre posti liberi e nulla. Poi ho fatto domanda per procuratore capo di Reggio Calabria e hanno preferito Cafiero de Raho. Ma non importa – precisa Gratteri -. Io poi reagisco e lavoro di più».

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«Una riforma elettorale del Csm a sorteggio puro»

Sul livello del recupero della reputazione dei magistrati dopo gli scandali che hanno investito il Csm, Gratteri è diretto: «Un minuto dopo che è esploso il caso Palamara si sarebbe dovuto agire. Anche se ribadisco non era solo. Le responsabilità sono diffuse per quella vicenda, ma non voglio difenderlo». Secondo il procuratore capo di Catanzaro, «il presidente della Repubblica avrebbe dovuto sciogliere il Csm». «Avrebbe dovuto evidenziare che la situazione era troppo grave e a macchia d’olio. E dunque avrebbe dovuto sciogliere il Csm ed andare subito alle elezioni. Ma nel frattempo si sarebbe dovuto procedere alla riforma della legge elettorale del Csm».
Sul punto il procuratore continua a sostenere «il sorteggio puro». «Perché adesso – tuona Gratteri – con questa riforma non ha assolutamente indebolito le correnti, anzi le potenzierà. E sa cosa succederà – sostiene Gratteri rivolgendosi al conduttore di La7 – si creeranno due correnti: una di centrodestra e una di centrosinistra».
Infine Gratteri evidenzia il suo rammarico: «L’unico dispiacere è che il 16 maggio del 2024 terminerò la mia esperienza a Catanzaro». E sul futuro il procuratore capo lancia un ventaglio di possibilità: una delle possibilità è quella di fare domande per altre sedi, «diversamente posso fare altre cose – termina con una battuta –. A differenza di altri magistrati che sanno fare solo quello, io posso permettermi di fare altri mestieri». (r. d. s.)

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