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l’udienza

Processo “Acheruntia”, la testimonianza di Franco Pino

L’ex boss pentito racconta i suoi legami con la malavita di Acri. «Perri dedito all’usura». Le domande del pm Bruni sull’ex assessore Trematerra

Pubblicato il: 31/05/2022 – 12:28
di Fabio Benincasa
Processo “Acheruntia”, la testimonianza di Franco Pino

COSENZA Si chiude con la deposizione del collaboratore di giustizia Franco Pino, l’odierna udienza al tribunale di Cosenza del processo “Acheruntia”, nato dall’operazione della Dda di Catanzaro che ha svelato i presunti legami dei clan cosentini nel territorio di Acri.

La deposizione di Pino

In collegamento dal sito riservato, Franco Pino (difeso dall’avvocato Mariarosaria Gabriele) è chiamato a rispondere alle domande del pm Pierpaolo Bruni, all’epoca dei fatti alla Dda di Catanzaro e oggi procuratore di Paola. Franco Pino collabora con la giustizia dal 1995. Ha fatto parte della ‘ndrangheta di Cosenza, capeggiava un gruppo criminale e per i reati commessi è stato condannato con sentenza definitiva. Sollecitato dalle domande del pm, Pino confessa di conoscere Giuseppe Perri. «Sono uscito dal carcere nel 1987 e in seguito gente vicina a me aveva stretto amicizia con Perri. Si è avvicinato al mio gruppo, ma non ne ha fatto parte a pieno titolo, era dedito all’usura che svolgeva insieme ad una parte delle persone del sodalizio». Erano Gianfranco Bruni e Massimo Brunetti. «L’usura – spiega Pino – non era praticata a livello organizzativo ma individuale, e se c’era una cifra grossa magari veniva informata l’organizzazione». Sui legami con Angelo Gencarelli, Pino sostiene: «Era compagno di Pino Perri, guidava un autobus. Sia con Gencarelli che con Perri ho scambiato qualche parola. Avevo un’attività “la boutique dei fiori” e Brunetti e Bruni stavano spesso da me e quando si incontravano con Perri e Gencarelli lo facevamo anche nel mio negozio. Ma non so di cosa parlassero».

Il racconto di Vincenzo Gatto

Vincenzo Gatto, chiamato a testimoniare, dice di conoscere D’Ambrosio. «L’incontro avvenne nove anni fa, perché ero stato incaricato di effettuare degli studi di fattibilità per impianti di energia rinnovabile e mi è stato presentato dall’amministratore della società che mi ha dato l’incarico. Mi era stato presentato perché bisognava scegliere cinque siti da destinare agli impianti». Secondo l’ingegnere Gatto, «D’Ambrosio era capofila dei terreni, erano di alcuni suoi parenti». Alla fine l’affare non si concretizzò per mancanza di finanziamenti. Gatto avrà modo di affermare di aver conosciuto anche Enzo La Greca e Angelo Cofone, «entrambi proprietari dei terreni». Nell’esame di Bruni compare l’ex assessore regionale all’agricoltura, Michele Trematerra, «conoscente del padre di Gatto». Il pm ricorda al teste una frase pronunciata e intercettata: «Tanto all’agricoltura c’è Trematerra». Il teste non offre nessuno spunto sulla sollecitazione del pm, «mai parlato con Trematerra».
Tornando agli impianti che sarebbero dovuti sorgere sui terreni, Gatto conferma. «Mi sono recato su questi terreni nel 2011. Ero ingegnere e mi occupavo di energie rinnovabili, biomasse. Sono stato contattato per studiare la fattibilità nei cinque siti da Alessio Rovitti».

Il dipendente Afor

Il secondo testimone è Antonio Maria Maletta, nel 2014 dipendente all’Afor. «Conosco Trematerra» esordisce il teste. Che aggiunge: «Per quanto riguarda la pulizia dei terreni, l’ordine riguarda la raccolta di materiale di esigua entità. Viene gestita dagli operai o affidata in gestione». L’ex assessore, il testimone lo sente al telefono per la verifica di fattibilità di una pratica. «Trematerra mi chiamò dicendomi che sarebbero venute nel mio ufficio due persone di sua conoscenza per una pratica». «Erano due ragazzini che mi chiesero informazioni su un bosco che non era di nostra competenza sito nel Comune di Rose. Era in corso di restituzione allo stesso Ente e dissi che noi di Afor non avevamo nessuna condizione per operare. La questione è finita lì».
Il teste sollecitato dalle domande del difensore di Trematerra, l’avvocato Salvatore Staiano asserirà di non aver ricevuto «nessun’altra sollecitazione da Trematerra». Sul rapporto con un altro imputato, Luigi Maiorano, il teste afferma di averlo visto in una sola occasione per la firma di un protocollo al comune di Acri. Ultimo teste sentito in aula, prima della deposizione di Franco Pino, è Giuseppe Zimbalatti (nel 2012 dirigente generale del dipartimento agricoltura e forestazione della Regione Calabria).

Gli imputati

Elio Abbruzzese, Francesco Abbruzzese, Luigi Belsito, Bevilacqua Giuliano, Bruno Alfredo, Burlato Giuseppe, Cappello Domenico, Caruso Franco, Cello Andrea, D’Ambrosio Adolfo, Dolce Claudio, Ferraro Giampaolo, Gencarelli Angelo, Gencarelli Salvatore, Greco Massimo, la Greca Enzo, Maiorano Luigi, Martorino Gemma, Perri Giuseppe, Rosa Antonio, Trematerra Michele. (redazione@corrierecal.it)

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