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Contrastare le acque per salvare la grande Sybaris: l’obiettivo di Demma e Domanico

Il direttore del parco archeologico ha affidato l’incarico all’ingegnere calabrese che ha diretto i lavori del più grande giardino botanico del mondo

Pubblicato il: 01/06/2022 – 19:39
di Luca Latella
Contrastare le acque per salvare la grande Sybaris: l’obiettivo di Demma e Domanico

CORIGLIANO ROSSANO Qualche mese fa, durante la presentazione del nuovo corso del Parco archeologico di Sibari, Filippo Demma aveva lasciato intendere quale sarebbe stato il passo successivo: salvaguardare, custodire, scoprire cosa ancora c’è “sotto” (ne abbiamo parlato qui). E per sotto intendeva, ovviamente, sottoterra, pur dovendo fare i conti con una falda acquifera che nei millenni ha lasciato sempre poco scampo a Sybaris-Thurium-Copia, le tre città sostanzialmente sovrapposte nell’area sibarita.
Dal 2020, anno in cui si insediato, Filippo Demma, sta beneficiando dell’autonomia introdotta dalla riorganizzazione del Mibact, voluta dal ministro Franceschini. Il direttore del Parco archeologico di Sibari sta lavorando anche per mettere in sicurezza l’area, in tutti i sensi, pure dal malaffare. Nei mesi scorsi ha deciso di affidare l’incarico per supervisionare il masterplan ad un esperto che già durante le prime indagini, «con ogni probabilità ha individuato la provenienza della falda».
Il progetto per tenere all’asciutto l’area è complesso. Le pompe idrovore sono solo un palliativo e la soluzione sembra essere anche molto costosa.
Il direttore del Parco archeologico di Sibari quell’incarico lo ha affidato a Nilo Domanico, ingegnere di Corigliano Rossano, celebre per i suoi progetti e soprattutto per aver diretto la realizzazione del giardino botanico più grande del mondo in Oman.
Sarà lui a redigere il masterplan per la bonifica idraulica del parco. L’obiettivo a medio e lungo termine è portare alla luce un’immensa ricchezza. Ad oggi soltanto una minima parte del patrimonio archeologico sibarita è stato scoperto, a causa dell’assetto idrogeologico dell’area, proprio perché «il livello della falda non confinata è tale da complicare e rallentare la scoperta dell’area archeologica sommersa da una particolare combinazione di fattori di natura idro-geo-morfologica ed antropica».
Per gli esperti, la piana di Sibari costituisce «un’anomalia nell’ambito del movimento tettonico dell’area in cui ricade – spiega una relazione dei ricercatori di geotecnica sul fenomeno della subsidenza nella Sibaritide –. Nella zona del Parco archeologico, le ricerche hanno evidenziato un fenomeno di subsidenza testimoniato dalla presenza di tre città sovrapposte in alcune parti: Sybaris (720-510 a.C.), Thurium (444-285 a.C.) e Copia (193 a.C.) attualmente ad una profondità che varia da 7 a 3,5 m al di sotto del piano campagna».

Domanico: «L’obiettivo è tutelare il patrimonio archeologico di Sybaris»

«La missione del Parco Archeologico di Sibari – dice Nilo Domanico al Corriere della Calabria – è la tutela e la promozione del valore straordinario dei suoi beni, favorire lo sviluppo economico, culturale e civile del territorio, garantire l’accessibilità e la sicurezza, incentivare il turismo e migliorare la qualità dell’ospitalità. È in questo quadro, in accordo con il masterplan e le sue linee guida, che prenderà forma l’intervento di bonifica idraulica dell’area sulla quale fu costruita Sybaris, sprofondata nel corso dei millenni per il fenomeno della subsidenza, allo scopo di drenare le acque che sommergono i resti dell’antica città magno greca e, dunque, la protezione dall’afflusso di acqua sotterranea negli scavi presenti e futuri con l’obiettivo ultimo di far tornare alla luce Sybaris ma soprattutto tutelare il patrimonio esistente».
«Un’opera – conclude Domanico – che consentirebbe una straordinaria rivalutazione della più importante colonia della Magna Grecia, poiché Paestum era a sua volta una colonia di Sybaris, che le fonti storiche definiscono come una città di 300mila abitanti e con 9 km di mura. Una realtà che potrebbe attrarre visitatori da tutto il mondo ad ammirare l’intrigante ritorno alla luce di una città perduta nelle sabbie del tempo, sommersa dalla terra e dalle acque». (l.latella@corriecal.it)

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