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‘Ndrangheta, sequestrati beni per 1,5 milioni a ex parroco di Isola Capo Rizzuto e ai suoi nipoti – VIDEO – NOMI

La Finanza mette i sigilli al patrimonio di don Scordio, coinvolto in “Jonny”: sotto chiave anche una villa e un albergo

Pubblicato il: 01/06/2022 – 9:15
‘Ndrangheta, sequestrati beni per 1,5 milioni a ex parroco di Isola Capo Rizzuto e ai suoi nipoti – VIDEO – NOMI

CROTONE I finanzieri del Comando provinciale di Crotone, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione al decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro ha disposto il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice Antimafia, del patrimonio, del valore di circa 1,5 milioni di euro, riconducibile a un ex parroco di Isola di Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, 75 anni, e a due suoi nipoti, Domenico Scordio, 32 anni, ed Edoardo Scordio, 30 anni. Il sequestro ha riguardato 3 fabbricati e una villa di pregio; un autoveicolo; partecipazione totalitaria in una società, all’epoca dei fatti attività del settore del turistico alberghiero; tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai proposti ed ai loro familiari.

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Don Edoardo Scordio

Si tratta – spiega la Guardia di Finanza – di un provvedimento di natura cautelare, adottato ex articolo 20 dlgs . 159/2011, dal Tribunale di Catanzaro nell’ambito del procedimento di prevenzione avviato con la proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca, sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Crotone, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.
Il procedimento di prevenzione, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, è ancora in corso. Le investigazioni hanno riguardato le vicende patrimoniali degli interessati a partire dal 2009 e si sono avvalse delle risultanze investigative del procedimento denominato “Jonny”, nel cui ambito l’ex parroco è stato condannato dalla Corte di Appello di Catanzaro per il delitto di cui all’articolo 416-bis codice penale.

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