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La riflessione

«Edilizia sanitaria e Pnrr: opportunità da non perdere»

Il decreto ministeriale 71, che ha già acquisito il parere del Consiglio di Stato e sta per essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, riforma la sanità territoriale italiana con l’introduzione d…

Pubblicato il: 02/06/2022 – 20:34
di Francesco Costantino*
«Edilizia sanitaria e Pnrr: opportunità da non perdere»

Il decreto ministeriale 71, che ha già acquisito il parere del Consiglio di Stato e sta per essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, riforma la sanità territoriale italiana con l’introduzione delle Case della Comunità, degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali, strutture finalizzate al raggiungimento dei nuovi standard di assistenza territoriale e per ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso.
Per questa importante riforma sono disponibili ingenti risorse finanziarie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 “Salute del PNRR”.
La Regione Calabria, per il tramite del Commissario per il Piano di Rientro, si è attrezzata con apposito DCA (il n. 59 del 24 maggio u.s.) che adotta un proprio Piano Operativo Regionale dotato di un fondo di oltre 350 Mio, di cui circa 311 Mio di fondi statali vincolati al rispetto dei vincoli della Missione 6 “Salute del PNRR e circa 39 Mio di risorse regionali.
Ci sarebbe quindi da esultare, sia perché finalmente, e dopo il COVID, si è capito che laddove la sanità si è organizzata con una filosofia ospedalocentrica e si sono trascurati i servizi territoriali diffusi si sono fatti grandi affari e si sono date importanti risposte per le acuzie ma si è rimasti deboli e scoperti durante le fasi emergenziali (vedi il clamoroso fallimento della Regione Lombardia), sia perché sarebbero finalmente disponibili ingenti risorse finanziarie.
Comunità Competente che è una realtà nella quale, a partire dal mese di luglio del 2019, operano liberamente in tutti territori calabresi associazioni, forze sociali e sindacali, del mondo universitario, operatori del settore sanitario, rappresentanti di vari comitati civici e singole persone della società civile, e che è nata per favorire l’attuazione di una riforma etica ed organizzativa della Sanità Calabrese attraverso la “partecipazione” non può che plaudire per la nuova attenzione alla medicina territoriale.
Il suo portavoce, il dottor Rubens Curia, ha pubblicato in proposito, nel 2019, un “Manuale per una riforma della Sanità in Calabria” dove al centro venivano posti proprio la Medicina Distrettuale per il superamento dei problemi di salute del Territorio e la diffusione capillare delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP)
Non possono però non essere considerate le legittime preoccupazioni del Presidente della Campania per la mancata indicazione delle risorse necessarie per affrontare il nodo del personale che impedirebbe di fatto l’attuazione concreta del riassetto della sanità territoriale così come è stato prospettato.
E soprattutto non può non essere evidenziato che di risorse finanziarie di gran lunga superiori a quelle rese ora disponibili con il PNRR la Regione Calabria dispone da molti anni senza che di queste se ne sia quasi mai fatto uso appropriato e spesso, incredibilmente, alcun uso.
Basta ricordare che al momento della presentazione del Programma Operativo 2019/2021, adottato dall’allora Commissario Cotticelli con il DCA n. 57 del 26/02/2020, risultavano disponibili e non spese risorse esattamente equivalenti a quelle che ora sarebbero disponibili attraverso il PNRR (311 Mio), e sono stati programmati investimenti per circa 700 Mio tra fondi dello Stato (325 Mio circa), fondi del bilancio regionale (75 Mio circa) e fondi privati ( 300 Mio circa).
E basta ancora ricordare che risultavano disponibili ulteriori 180 Mio che l’INAIL aveva deciso di investire per la realizzazione del Nuovo Ospedale Morelli dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria e 86 Mio (82 circa a carico dello Stato e la rimanente somma a carico della regione) per il piano di ammodernamento tecnologico previsto dall’art. 6 , c.5 della Legge 60/2019.
Senza dimenticare infine che nessun intervento tra quelli programmati è stato ultimato, nonostante che nel corso dell’anno 2012, con il DPGR n. 185, furono fissate le linee guida per il nuovo modello organizzativo della sanità territoriale attraverso la realizzazione di Case della Salute, con una dotazione iniziale di 67,46 Mio di fondi europei della programmazione 2007/2013 attraverso i PAC (Piani di Azione e Coesione).
Fondi successivamente ridotti a 49,3 Mio per una sentenza del Consiglio di Stato che annullava la derubricazione degli Ospedali di Praia a Mare e Trebisacce in Case della Salute.
Dunque, risorse disponibili e programmate ampiamente superiori ad un Mrd già al momento della adozione del Programma Operativo 2019/2021 e, incredibilmente, residuate in parte dalla prima fase attuativa dell’Art. 20 Legge 67/88 che si sarebbe dovuta chiudere entro il 1998, in parte residuate dall’accordo di programma della seconda fase attuativa sottoscritto nel 2004 (clamoroso il caso dell’Ospedale di Locri) e in parte residuate dall’accordo integrativo del 2007 con il quale si sarebbero dovuti realizzare 4 nuovi grandi ospedali Hub per superare entro 2 anni lo stato di emergenza sanitaria dichiarato in Calabria.
In periodo di emergenza Covid altri fondi, pari a poco meno di 50 Mio destinati alla implementazione dei posti di terapia intensiva e semintensiva degli Ospedali e per opere di adeguamento strutturale e impiantistico dei Pronto Soccorsi sono stati solo marginalmente utilizzati nonostante la dotazione della sanità calabrese risultasse pari a circa il 50% di quella dovuta per rispettare gli standard dei posti letto ordinari di TI e SI.
Ricordo ancora lo sbigottimento dei costruttori della sezione ANCE di Cosenza quando insieme a Rubens Curia li incontrammo presso la locale sede di Confindustria per la illustrazione dello studio che avevamo predisposto dal titolo “Edilizia Sanitaria: un diritto dei calabresi, un’opportunità per la Calabria”.
Sbigottimento che nasceva dalla consapevolezza di un’occasione persa di impiego di imponenti risorse finanziarie rimaste inutilizzate in una Regione dove le occasioni di occupazione e reddito risultavano ridotte al minimo.
Quel grido di allarme del Presidente dei costruttori calabresi Perciaccante, intercettato e divulgato dai media più diffusi in terra calabrese, è rimasto sostanzialmente inascoltato.
Subito dopo quell’incontro, Rubens Curia che stava lavorando ad una nuova pubblicazione per ricordare ai calabresi che “non servono nascondigli ma comunità dove trovarci” e dunque per una “sanità partecipata” mi chiese di preparare un capitolo del libro che desse conto di quanto già avevamo ampiamente e assieme indagato.
Si sono succedute da allora numerosissime occasioni di presentazione pubblica del libro di Curia in ogni angolo della Calabria e sempre, nonostante la sezione edilizia sanitaria, così come le altre sezioni, sia stata predisposta utilizzando esclusivamente documenti pubblici ed ufficiali si genera una condizione di incredulità.
Comunità Competente vuole essere soggetto che partecipa al processo di miglioramento della sanità calabrese attraverso i contributi di donne e uomini competenti e motivati che hanno una loro storia e un loro vissuto in vari settori e, tra l’altro, si è posta il problema di trovare una soluzione per aumentare la capacità e la qualità di spesa delle risorse disponibili, evitando di avallare alibi che si ricollegano a questioni legate all’inquinamento criminale.
Lo abbiamo fatto soprattutto pensando al cronoprogramma imposto dal PNRR per poter chiudere entro il 2026 l’ambizioso programma di spesa inserendo all’interno di un corposo documento, preparato nei mesi successivi all’incontro che abbiamo avuto in Regione con il Presidente e i sui collaboratori più importanti, una proposta di riorganizzazione degli uffici che prevedeva la creazione di una consistente struttura tecnico-amministrativa in grado di programmare e gestire le fasi di progettazione, affidamento, esecuzione e collaudo delle opere di edilizia sanitaria, lasciando agli uffici tecnici aziendali il solo compito di occuparsi della manutenzione ordinaria di edilizia e impiantistica.
Forse non siamo riusciti a trasmettere bene la nostra idea perché la soluzione riorganizzativa interna adottata dalla Regione, che prevede la creazione di 2 distinte unità operative che si occupino specificatamente la prima di “Progettazione, supporto alle gare d’appalto e monitoraggio interventi” e la seconda delle “Procedure realizzative di strutture ospedaliere” ci sembra, ma vorremmo sbagliarci, inadeguata per le limitate risorse di uomini e mezzi che supportano le stesse strutture.
Vero è che è rimasta ancora in piedi la Convenzione con Invitalia cui sono affidate molte attività di supporto.
Noi pensiamo invece che le stesse attività affidate ad Invitalia debbano essere svolte in Calabria e con professionisti e funzionari della Regione Calabria.
Le esperienze di collaborazione esterna che anche in passato sono state sperimentate nel settore dell’edilizia sanitaria sono risultate, a nostro giudizio, ampiamente fallimentari.
Risparmiamoci dunque nuovi fallimenti continuando a ricercare uomini e strutture di supporto fuori della Calabria
Evitiamo infine, per carità, altre vergogne alla Calabria come quelle dei 4 Ospedali Hub programmati nel 2007 e ancora ben lontani dal vedere la luce, e nessuno ci costringa ad assistere a ridicoli annunci come quello che con gran risalto è apparso sui media qualche giorno fa che informava di una fantomatica imminente consegna dei lavori per la costruzione del Nuovo Ospedale della Piana quando ancora si attende la conclusione della Conferenza dei Servizi, indetta da oltre 2 anni, per l’approvazione del progetto definitivo dell’opera.
*Associato di Comunità competente

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