RIACE «Riace è un luogo che ha dato speranza, ma che ne ha ricevuto anche tanta». Continua a ripetere la parola “speranza” Mimmo Lucano mentre ripercorre tutta la storia del Modello Riace, dalla sua nascita nel 1998 al suo declino arrivato al punto più alto con la condanna del Tribunale di Locri, nel settembre scorso, a 13 anni e due mesi di reclusione. L’ex sindaco nel suo lungo racconto – nel corso dell’incontro organizzato nel Villaggio globale, a cui hanno preso parte anche i tre europarlamentari Rosa D’Amato, Damien Carême e Cornelia Ernst – rigetta con forza (anche se «senza rancore», ci tiene a precisare) la decisione dei giudici di Locri che lo hanno ritenuto colpevole di vari reati connessi all’utilizzo dei fondi per l’accoglienza dei migranti, raddoppiando, di fatto, la richiesta di 7 anni e 11 mesi avanzata dalla Procura nei suoi confronti. Accanto a Lucano, il suo avvocato Andrea Daqua – che insieme all’europarlamentare Giuliano Pisapia, ha presentato il ricorso in appello per una sentenza che i due legali hanno definito «abnorme» – e l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.
«Quella di primo grado è una sentenza aberrante, una delle poche sentenze per chi segue il Diritto italiano che ha contenuti denigratori rispetto agli imputati», ha affermato Daqua, che nel corso dell’intervento ha anche rivelato l’esistenza di quelle che ha definito «anomalie» nel processo di primo grado: «È stata silenziata, cioè non è stata utilizzata dalla Procura, un’intercettazione ambientale che, se fosse stata utilizzata, il Tribunale e la Procura stessa avrebbero avuto la prova documentale dell’insussistenza di metà processo. Abbiamo chiesto di trascriverla e di farla entrare in giudizio d’appello». Il legale dell’ex sindaco di Riace si è detto poi «fiducioso», «perché a noi interessa che i giudici leggano le carte e il risultato dovrebbe essere scontato, l’innocenza assoluta di Lucano è a nostro modesto parere documentalmente provata. Bisogna soltanto leggere i documenti».
«Riace – ha detto Mario Oliverio nel corso del suo intervento – è stata vittima di uno scontro politico più alto, di dimensioni più alte, perché Riace proponeva una strada che se seguita poteva essere la risposta». «La vicenda di Riace – ha aggiunto l’ex presidente della Regione da sempre vicinissimo a Lucano – che è in attesa di sentenza definitiva è una vicenda che reclama giustizia oltre a riproporsi come prospettiva per dare risposte concrete sia sul piano umanitario, sia sul piano economico e sociale». (redazione@corrierecal.it)
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