Con Luigi Lombardi Satriani, quando eravamo entrambi all’università, ad Arcavacata, ci frequentavamo poco. Lui era preside a Lettere, io in carriera a Ingegneria: la comune militanza a sinistra non era sufficiente a garantire luoghi e occasioni di incontro. Malgrado una sezione universitaria di partito e di sindacato in via di formazione e poi di consolidamento, erano i ciao e i buongiorno gli unici segni di una reciprocità che a poco a poco di arricchiva della lettura e dei commenti dei libri e degli articoli che andava scrivendo, anche sulla stampa locale.
Poi si trasferì a Roma fino a che non ci ritrovammo e ci riconoscemmo con uno sguardo incrociato nell’incontro dei candidati calabresi dell’Ulivo nella primavera del 1996. Che primavera, fu quella, quanta energia, quante forze, quante speranze. Lui a Vibo Valentia, Antonella Bruno Graneri a Paola, Cesare Marini a San Demetrio, Nana’ Veraldi a Catanzaro e tanti altri ancora uscimmo vincenti dalle urne e ci ritrovammo in Senato.Luigi in Commissione Cultura, poi anche nella Commissione Antimafia, io in Ambiente e Territorio, ma vicini in Aula, vicini anche a Cesare Salvi prima e Gavino Angius poi.
Fu una scuola nella scuola: scuola da docenti e scuola da discenti. Negli intervalli o al ristorante o alla bouvette o a sera si discuteva di tutto, scrivevamo articoli per i giornali, proposte di legge, documenti sulla Calabria, approfondimenti sul panorama culturale italiano. Lui arrivava ogni mattina in Aula stracarico di libri e almeno due borse dalle quali spuntavano carte d’ogni tipo, ma l’occhio gli cadeva subito sui due o tre che di volta in volta campeggiavano sul mio desk. Particolarmente colpito, ricordo, fu da Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond e Gli Asiatici di Prokosch e nelle discussioni susseguenti si inseri’ pure Angius risultando così un vero e proprio Seminario.I parlamentari calabresi di centrosinistra instituirono un coordinamento fra Camera e Senato, io fui eletto fra i senatori e continuo, indefesso fu il contributo che Luigi diede in quella fase, anche in riferimento ai rapporti con il governo. Avevamo un rovello costante e prevalente che si intrecciava continuamente con la ricerca e la definizione di una nuova sinistra: quello per un mezzogiorno capace di camminare con i propri piedi. Fu fra i più attivi nella discussione che ci fu nel Gruppo Pds al Senato sulle politiche per il Sud, a seguito della mia relazione e nelle fasi successive. Infaticabilmente curioso mi chiedeva dei lavori in Commissione Ambiente, dopo l’alluvione a Soverato seguì passo passo sia l’iter del decreto legge che la missione parlamentare che svolgemmo in loco. Glielo sconsigliai ma volle farlo ugualmente: scrivere alla Direzione Nazionale del Partito proponendomi una volta come segretario regionale, un’altra come responsabile del Porto di Gioia Tauro.
Ma parlare di Luigi Lombardi Satriani senza parlare di casa sua, a Roma come in Calabria, della volta che andammo a Capo Vaticano al Premio Berto e mi chiamò dalla tribuna a prendere la parola, della missione in Venezuela per il bicentenario della bandiera italiana, le notti nella giungla caraibica… tutto sarebbe parziale e riduttivo senza accennare almeno al Lombardi Satriani uomo, amante della vita, delle sue case stracolme di libri e quadri, quadri di ciascuno dei quali ricordava e citava nomi, ruoli e dati. Accennare almeno, appunto, perché di Luigi Lombardi Satriani occorrerà parlare e riparlare, magari con una Fondazione che farà capo e riferimento a lui e alla sua opera, alle sue opere.
*docente universitario
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