AMANTEA Diciannove minuti, secondo di più secondo di meno. È stato il tempo necessario al Consiglio regionale per sancire l’avvio di quello che potrebbe divenire il divorzio annunciato da decenni. Cioè la separazione della popolosa frazione di Campora San Giovanni dal “suo” capoluogo: Amantea. Ad ampia e convergente maggioranza – unici contrari i consiglieri regionali del Gruppo “de Magistris presidente” – è stato infatti approvato nella seduta di ieri dalla massima Assise calabrese la Proposta di provvedimento amministrativo n.65/12^ che dà il via libera all’iter per modificare i territori di Amantea e Serra d’Aiello. E l’area di Campora San Giovanni è al centro di questa nuova (s)composizione territoriale. Sarà un referendum, così come contemplato nel Ppa, a sancire la separazione e la nascita di una nuova realtà – in caso di voto favorevole della consultazione – dall’accorpamento di quella parte di Amantea con il comune di Serra d’Aiello. Da quella fusione prenderà le mosse il Comune costituendo di Temesa.
Con una peculiarità, a votare per il nuovo assetto del territorio amanteano non saranno tutti i cittadini residenti nel comune del Tirreno cosentino; ma bensì gli abitanti di Serra d’Aiello e coloro i quali vivono, come recita il testo del provvedimento licenziato da Palazzo Campanella, «precisamente tra i corsi d’acqua dal fiume Oliva e il torrente Torbido». Secondo i promotori della proposta, primo firmatario il consigliere regionale nonché capogruppo Udc Giuseppe Graziano, l’area cioè in cui ricade Campora San Giovanni.
Una peculiarità – non l’unica eccepita – che ha fatto destare più di un dubbio sulla legittimità del provvedimento – varato dal Consiglio regionale – a diversi cittadini che si sono costituiti attorno al comitato “Amantea Unita” e che più volte hanno bussato – senza sortire effetto – alle porte di Palazzo Campanella per essere auditi.
Un aspetto sollevato anche dal consigliere Antonio Maria Lo Schiavo (De Magistris Presidente) che, intervenendo nel corso del dibattito in aula, ha espresso «perplessità sulle modalità seguite». «Si va ad approvare la proposta senza che il comune di Amantea (commissariato) – recita il resoconto della seduta – abbia espresso il proprio parere e, pertanto, è succube dell’iniziativa. Se passa il principio che possa votare solo una parte della popolazione interessata, si creerà un precedente difficile da sostenere in futuro». Da qui la richiesta di «un supplemento di riflessione».
Un’eccezione rimandata al mittente non da un componente delle fila della maggioranza in Consiglio regionale, ma dal consigliere del Partito democratico nonché vicepresidente di Palazzo Campanella Francesco Antonio Iacucci (più volte sindaco del vicino comune di Aiello Calabro). «Ho partecipato ai lavori della commissione – si legge nel verbale della seduta consiliare – ed in quella sede sono stati affrontati tutti gli aspetti, auditi i soggetti istituzionali e non, interessati. Trattasi dell’inizio di un percorso per aggregare più comuni in quel territorio. La sentenza della Corte Costituzionale è a supporto dell’iter seguito». Parole quelle espresse dall’esponete dem a cui ha tentato di opporsi, l’altro consigliere regionale del gruppo “de Magistris presidente”, il capogruppo Ferdinando Laghi: «Lo Schiavo ha posto questioni importanti dal punto di vista metodologico – viene riportato a verbale -. Il Comune di Amantea è commissariato e, dunque, non rappresentato da un sindaco democraticamente eletto. Nei prossimi giorni con la tornata di elezioni amministrative si perverrà alla elezione del nuovo sindaco, sarebbe stato opportuno consentire che anche l’altra parte della popolazione si esprimesse». Un’eccezione anch’essa respinta da un’altra esponente dell’opposizione: la consigliera Amalia Bruni del gruppo Misto: «Oggi si è chiamati a dire si o no alla consultazione referendaria – afferma in Consiglio -. Esprimo il mio favore acchè ciò avvenga. Sarebbe importante favorire l’unione e questa operazione sembra andare in questo senso».
E a schierarsi sull’approvazione del provvedimento c’è stata anche la consigliera Luciana De Francesco di Fratelli d’Italia che in Consiglio ha illustrato l’iter della Proposta seguito in commissione. La stessa ha tenuto a precisare che «sono stati invitati i soggetti interessati ed auditi tutti, tranne i commissari del comune di Amantea che non si sono presentati e neppure delegato alcuno». Dopo di che, trascorsi appunto 19 minuti dal momento in cui Graziano ha finito di presentare la proposta, il provvedimento è stato approvato.
Con buona pace di chi avrebbe preferito attendere almeno l’esito delle Amministrative che si terranno ad Amantea domenica prossima dopo oltre due anni e mezzo di commissariamento per infiltrazione mafiosa. Ora saranno i cittadini di Serra d’Aiello e coloro in quali vivono «tra i corsi d’acqua dal fiume Oliva e il torrente Torbido» a decidere la futura delimitazione del territorio amanteano e conseguentemente la nascita di un nuovo piccolo comune. A meno che, prima dell’indizione del referendum, non intervenga il Tribunale amministrativo regionale a cui i componenti del comitato “Amantea unita” hanno già annunciato di volersi rivolgere. (r.desanto@corrierecal.it)
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