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Il processo

“Rimpiazzo” della cosca Mancuso, invocate 21 condanne in appello – NOMI

L’inchiesta della Dda di Catanzaro è incentrata sul tentativo dei Piscopisani di scalzare la famiglia di Limbadi da Vibo e dalle frazioni marine

Pubblicato il: 07/06/2022 – 19:03

CATANZARO Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, applicato come sostituto procuratore generale in Corte d’Appello, ha invocato 21 condanne nei confronti degli imputati giudicati con rito abbreviato nell’ambito del procedimento “Rimpiazzo” istruito dalla distrettuale contro la cosca vibonese dei Piscopisani.
In primo grado il gup di Catanzaro Paola Ciriaco aveva comminato 15 condanne, dai 19 ai 2 anni di reclusione, e otto assoluzioni.
Oggi il pm Mancuso ha chiesto la condanna di Nazzareno Felice, 8 anni e 6 mesi; Nazzareno Fiorillo, 13 anni e 8 mesi; Michele Fiorillo, 3 anni; Marco Fiorillo, 3 anni; Pasquale Fiorillo, 8 anni; Rosario Fiorillo, 20 anni; Michele Fiorillo classe ‘86, 12 anni; Sasha Fortuna, 18 anni e 6 mesi; Giovanni Giardina, 7 anni; Francesco La Bella, 12 anni; Mario Loiacono, 6 anni e 8 mesi; Luigi Maccarone, 3 anni e 6 mesi; Saverio Merlo, 8 anni; Raffaele Moscato (collaboratore di giustizia), 12 anni; Gaetano Rubino, 8 anni;  Michele Suppa, 3 anni; Giovanni Battaglia, 9 anni; Francesco D’Ascoli, 10 anni e 6 mesi; Salvatore Vita, 10 anni; Cosmo Michele Mancuso, 8 anni e 6 mesi.
Agli imputati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, reati in materia di armi, intestazione fittizia di beni, rapina, traffico di stupefacenti, danneggiamento.

Rimpiazzare i Mancuso

L’operazione “Rimpiazzo” – ritenuta il prologo di “Rinascita Scott” – è stata condotta contro i componenti della cosiddetta “Società” di Piscopio, dal nome del piccolo centro alle porte di Vibo Valentia, riconosciuta dal “Crimine di Polsi”. Al centro delle indagini, riguardanti gli anni a ridosso del 2010, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato (condannato a 8 anni e 8 mesi), elemento di vertice della consorteria e ritenuto colui che era spesso chiamato per commettere estorsioni, danneggiamenti e omicidi. Le accuse contestate sono associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, danneggiamento, armi e spaccio di droga. I magistrati della Dda di Catanzaro e gli investigatori della Polizia hanno ricostruito durante l’indagine circa 26 estorsioni, 9 danneggiamenti e 32 episodi di spaccio. I Piscopisani puntavano a scalzare i potenti Mancuso di Limbadi dal capoluogo vibonese e dalle frazioni marine sfruttando il fatto che molti rappresentati dei Mancuso fossero in carcere. Inizialmente i Piscopisani sceglievano le vittime delle estorsioni e delle intimidazioni individuandole tra coloro che sapevano essere sottoposti al controllo dei Mancuso.

Droga e armi

La cosca di Piscopio aveva grande disponibilità di droga e armi. L’organizzazione aveva una base operativa a Bologna da dove partiva la droga, soprattutto hashish e cocaina. A Bologna è stata sequestrata nel corso delle indagini della droga e anche un Ak47, nel 2011. La droga da Bologna veniva veicolata dai Piscopisani in favore di un gruppo di palermitani trovato in possesso anche di quattro chili di cocaina. I palermitani andavano a Piscopio, trattavano, compravano la cocaina e se la portavano a Palermo. Anche le rapine erano un’attività dei Piscopisani e avevano uno scopo ben preciso: reperire liquidi da investire nel traffico delle sostanze stupefacenti. Il prossimo 13 luglio avranno inizio le discussioni del collegio difensivo. (ale. tru.)

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