CATANZARO «Ho apprezzato molto la sinergia, messa in campo su input dell’Istituto scolastico Grimaldi-Pacioli, fra tre Istituti tecnici della provincia, l’Università e Confindustria, per sviluppare lo spirito imprenditoriale dei nostri giovani. A questa sinergia la nuova amministrazione comunale dovrà dare un forte contributo, perché occorre sbarrare la strada all’emorragia di intelligenze, promuovendo il trasferimento di competenze tecnologiche e la cultura dell’innovazione». Per Valerio Donato, candidato sindaco per Catanzaro, «il fenomeno priva la città delle forze più giovani e qualificate sulle quali fondare un solido processo di sviluppo economico, sociale e demografico. E’ mia intenzione – sulla scia di una ricerca della Svimez (Una rete dei talenti del Sud e per il Sud) consegnata alla Calabria due anni or sono – intensificare la diffusione della nuova imprenditorialità tecnologica e sostenere i giovani che vogliono restare o ritornare in città per dar vita ad una startup. Penso – spiega Donato – ad una sezione apposita da collocare nel nuovo Assessorato al Lavoro che, coinvolgendo tutti gli attori della formazione e dello sviluppo, dia vita ad una banca dati dei giovani ‘talenti’ emigrati da Catanzaro nel resto d’Italia o all’estero che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, ambientale, sociale e istituzionale. Si tratta di “Una sorta di ‘network delle competenze’ per permettere a coloro che vivono e lavorano fuori regione di ‘restituire’ al proprio territorio, attraverso lo scambio di esperienze con chi invece è rimasto, l’investimento che la città ha fatto per formare forza lavoro più qualificata. E’ significativo il dato offerto dalla Svimez, secondo cui la maggioranza dei giovani laureandi e dottorandi della Calabria intervistati, di cui tanti catanzaresi, preferirebbe intraprendere un lavoro autonomo che consenta loro di realizzare le proprie idee innovative». Ad avviso del candidato sindaco «al fenomeno dei giovani che se ne vanno, studiano sempre meno e lo fanno altrove, mentre si accresce l’indebolimento del sistema formativo e universitario, che invece di produrre trasformazioni virtuose finisce per adagiarsi su sistema produttivo e un contesto sociale fragile e con scarsa capacità di innovazione, dobbiamo trovare rimedio. La ‘rete dei talenti’ su base volontaria, per favorire il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, sfruttando i vantaggi delle reti telematiche e digitali, è una strada da percorrere. Anche per favorire le ‘rimesse di know-how’ per attivare flussi di capitale umano ‘alla rovescia’ verso la nostra città».
x
x