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il “patto elettorale”

Voto di scambio politico-mafioso, arrestato candidato di Fi a Palermo

Incastrato da un’intercettazione. Il patto con i boss-costruttori Sansone, vicini a Totò Riina

Pubblicato il: 08/06/2022 – 11:34
Voto di scambio politico-mafioso, arrestato candidato di Fi a Palermo

PALERMO La Polizia ha arrestato per scambio elettorale politico-mafioso Pietro Polizzi, uno dei candidati di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo alle elezioni che si terranno domenica prossima. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza. Pietro Polizzi, ex consigliere provinciale, eletto all’epoca nell’Udc, viene ritenuto un esponente politico di spicco. Arrestato anche Agostino Sansone, fratello di Gaetano, proprietario della villa di Via Bernini in cui Riina passò gli ultimi mesi prima dell’arresto nel 1993 e un suo collaboratore. Contro l’aspirante consigliere comunale ci sarebbero alcune intercettazioni ambientali che hanno indotto la Procura a chiedere la misura della custodia cautelare in carcere. Conversazioni dalle quali emergerebbe con chiarezza il “patto elettorale” stretto tra l’esponente di Fi e Sansone. 

L’intercettazione: «Se sono potente io, siete potenti anche voi»

Una intercettazione di «rara capacità» dimostrativa per la chiarezza del linguaggio degli indagati e perché contiene in sé tutti gli elementi del reato di scambio elettorale politico-mafioso. Così la Procura di Palermo definisce la conversazione intercettata, grazie a un trojan piazzato nel cellulare, tra il costruttore mafioso Agostino Sansone e il candidato al consiglio comunale di Forza Italia Pietro Polizzi. Sansone il 10 maggio va nel comitato elettorale di Polizzi, ex consigliere provinciale nel 2012 nella lista dell’Udc e nel 2017 candidato al consiglio comunale nella lista Uniti per Palermo che sosteneva il sindaco Orlando. «Se sono potente io, siete potenti anche voi», dice sussurrando, due volte, Polizzi a Sansone, un mafioso noto, condannato in passato, ritenuto tra i fedelissimi di Totò Riina del quale, insieme ai fratelli, curò l’ultima fase della latitanza. «Si tratta di una asserzione che non merita commento – scrive il gip nella misura- in quanto Polizzi intendeva formulare espressamente una proposta la cui gravità è indubbia». «Ce la facciamo», prosegue Polizzi fiducioso nel risultato elettorale «anche in ragione – prosegue il giudice – dell’aiuto ottenuto con l’aiuto del vicedirettore dell’Azienda sicilia trasporti D’Alì la cui moglie è candidata in tandem con Polizzi». La donna è definita dall’indagato come la candidata del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè.

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