LAMEZIA TERME È un capitolo fondamentale dell’oncologia moderna e gli studi compiuti in questi anni hanno finora dimostrato come le forme di tumore alla mammella siano il cancro numero uno per diffusione e mortalità in Italia. Una posizione primaria, dunque, ma bisogna comunque tenere a mente un dato importante: al netto delle difficoltà registrate negli ultimi due anni a causa della pandemia da Covid-19, si registrano comunque tassi di sopravvivenza altissimi ovvero ben oltre l’87%. Ma se da una parte i numeri restano tuttavia incoraggianti, è quanto mai fondamentale proprio ora e al termine di un lungo periodo di crisi, tenere altissima la soglia di attenzione e continuare lungo un percorso fatto di accorgimenti, attenzione e soprattutto prevenzione.
Ne sono convinti i medici e gli esperti che sottolineano quanto sia fondamentale per arrivare ad una diagnosi precoce. «In questa fase – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria Pierfrancesco Tassone, direttore della scuola di specializzazione di Oncologia dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro – è estremamente importante intercettare l’utenza, fare una diagnosi precoce il più presto possibile per poter procedere con un’azione terapeutica efficace e cambiare la storia e il destino di questa malattia». «Non solo la prevenzione primaria, le regole sono ben note: una vita sana basata sull’attività fisica, un’alimentazione corretta e quanto più possibile basata sulla dieta mediterranea. Ma soprattutto è importante la prevenzione secondaria e in Calabria in questo senso è importante che ripartano gli screening, in grado di intercettare precocemente la malattia, e poter poi operare una efficiente azione di prevenzione. Quindi diagnostica con la mammografia che viene consigliata dopo i 50 anni ogni due anni e naturalmente una particolare attenzione ai casi di familiarità che necessitano di una valutazione più precoce, attenta e intensiva». È bene tenere in considerazione al contempo quelli che potrebbero essere gli effetti, reali e statistici, sui pazienti dopo i due anni di pandemia che ha pesato notevolmente «perché ha interrotto le attività di screening, ritardato – ci spiega ancora il professor Tassone – l’azione preventiva e in molti casi anche terapeutica. Quello che stiamo osservando adesso è un effetto di “danno” da questa pausa e naturalmente, presto, vedremo come e quanto avrà pesato in termini di aumento dei casi e anche di mortalità».
Quella delle forme di tumore alla mammella è un tema ampio e complesso, affrontato nel corso del focus organizzato a Falerna dall’organizzazione “Susan G. Komen” Italia, guidata da Riccardo Masetti e che ha visto la partecipazione di figure illustri del settore, tra medici, professori e studiosi, oltre alla presenza di Annalisa Spinelli, referente degli Screening oncologici dell’Asp di Catanzaro oltre ad una serie di associazioni che hanno aderito al progetto. Partendo dal gruppo di lavoro composto da oncologi, chirurghi e genetisti, professionisti che “parlano” la stessa lingua, l’intenzione è quella di costruire una piattaforma che porti le Regioni ad agire affinché le linee definite diventino poi una realtà operativa. Ma, per comprendere al meglio il tema, è necessario partire da alcuni presupposti. A cominciare dal BRCA e dal concetto di malattia oncologica ereditaria, illustrati ai nostri microfoni da Pierosandro Tagliaferri, coordinatore della Breast Unit del “Mater Domini” di Catanzaro. «Non si parla più soltanto di Brca ma di tantissimi altri quadri di malattia oncologica ereditaria. Vuol dire – spiega – che molte famiglie ereditano una predisposizione alle forme di cancro alla mammella e all’ovaio e, nel caso dell’BRCA, anche la mammella maschile, il cancro della prostata e del pancreas. Questa predisposizione vuol dire che una percentuale elevata di questi soggetti portatori di questa alterazione, svilupperanno la neoplasia». «Il conoscerlo è estremamente rilevante per due motivi: questi tumori possono rispondere a dei trattamenti speciali, particolari, personalizzati. Poi possono essere prevenuti quando si è a conoscenza di un soggetto ad alto rischio e posso attuare dei programmi di prevenzione. È una tematica che ha avuto ed ha tuttora una grandissima diffusione, basti pensare al caso di Angelina Jolie, e nella quale il nostro paese ha raggiunto standard qualitativi molto elevati».
E poi c’è il grande lavoro svolto sul territorio da “Susan Komen” Italia. «La nostra organizzazione – racconta il presidente Masetti – si occupa della lotta e del contrasto ai tumori del seno, malattia altamente curabile soprattutto se identificata in una fase iniziale, ma che spesso purtroppo viene diagnosticata in fase avanzata quando le possibilità di guarigione si riducono e servono soprattutto interventi e trattamenti più invasivi. Quello che noi facciamo, dunque, è diffondere la cultura della prevenzione, incoraggiare le donne a prendere consapevolezza nell’importanza della salute e dedicarsi ogni anno quel tempo che serve a fare i controlli necessari». (redazione@corrierecal.it)
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