ROMA I giudici della V sezione della Cassazione hanno annullato annullato l’ordinanza del tribunale del riesame di Catanzaro che aveva confermato gli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore calabrese ed ex assessore regionale Francesco Antonio Stillitani. Ne dà notizia l’agenzia Askanews. Il manager, avvocato e già sindaco di Pizzo – si ricorda – è finito agli arresti del luglio 2020 e qualche mese dopo aveva subito un sequestro di beni per oltre 17 milioni di euro. Stillitani era stato uno degli arresti eccellenti del blitz “Imponimento” della Dda di Catanzaro, che aveva colpito i clan di ‘ndrangheta operanti tra Lamezia e Vibo Valentia. A Stillitani sono contestate le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione, voto di scambio.
La Suprema corte, in particolare, ha accolto il ricorso dei difensori dell’imputato avvocati Vincenzo Comi e Vincenzo Gennaro ed ha annullato l’ordinanza con rinvio al Tribunale del Riesame Catanzaro per nuovo esame. Fino al nuovo esame dei giudici del capoluogo calabrese Stillitani rimarrà agli arresti domiciliari, ma il tribunale – spiega il penalista Comi – «dovrà prendere atto delle motivazioni della Cassazione che hanno annullato il provvedimento impugnato e decidere di conseguenza». Stillitani, dopo l’esperienza in politica era tornato all’attività di imprenditore nel settore del turismo.
Nel marzo scorso il collaboratore di giustizia Giuseppe Comito, nel corso di una deposizione in aula, ha spiegato: «Stillitani non voleva alcun appoggio, un vero politico». Secondo il pentito non fu dato alcun appoggio alla candidatura di Stillitani in politica. «Da noi no di sicuro – ha detto Comito – so che non voleva sostegno, ricordo che voleva stare lontano da queste cose, non voleva che persone come noi andassimo in giro a chiedere voti. Lo dicevano tutti, si sapeva che non voleva nessun appoggio, voleva tenere le distanze dalle consorterie, era un vero politico». Un altro pentito, Francesco Michienzi, ha dato invece una versione molto diversa riguardo alla raccolti di volti per il politico da parte dei clan della zona. «A chiederci di raccogliere voti per Stillitani – ha riferito Michienzi – è stato il suo ragioniere Bruno Mercuri il quale ci disse che per noi del clan ci sarebbe stato un regalo. «Io stesso e Antonio Anania siamo stati nominati rappresentanti di lista – ha ricordato Michienzi – e i nomi segnati sui block notes li abbiamo consegnati a Bruno Mercuri. Si trattava di circa settanta persone. All’interno del villaggio abbiamo raccolto i voti tramite Franco Di Leo. Ad alcuni venne detto che bisognava votare Stillitani così avrebbe aperto altri villaggi turistici e ci sarebbe stato nuovo lavoro per tutti, ad altri venne detto che se non votavano per Stillitani sarebbero stati cacciati dal villaggio».
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