LAMEZIA Accuse di “tafazzismo”, al limite dell’autolesionismo quelle lanciate dal presidente di “Noi con l’Italia”, Maurizio Lupi, verso Lega e Fratelli d’Italia. Infoca la campagna elettorale per le amministrative del 12 giugno prossimo a Catanzaro attraverso i microfoni di “20.20”, il talk di approfondimento politico in onda su L’altro Corriere Tv (canale 75 del digitale terrestre). Ospite della puntata trasmessa mercoledì sera e condotta da Danilo Monteleone è stato proprio l’ex ministro in Calabria per ragioni elettorali. “Noi con l’Italia”, infatti, figura tra le 5 liste che sosterranno il candidato a sindaco Antonello Talerico. «Catanzaro non è proprio l’esempio della compattezza nella coalizione – ha detto Lupi -, addirittura si sceglie di appoggiare un candidato di sinistra cui fa schifo il centrodestra».
«Sembra di stare sulle montagne russe – ha esordito Lupi –, ma ricordo, tanto agli amici del M5s, quanto a quelli della Lega: noi abbiamo imboccato una strada in maniera consapevole. Per un periodo ci siamo messi insieme a chi non credevamo mai di metterci insieme proprio per la situazione d’emergenza che vivevamo, sia dal punto di vista sanitario, che da quello economico. Il governo Draghi nasce per questo grande atto di responsabilità che impegna da “Noi con l’Italia” a Leu, passando per M5s a Forza Italia. Da questo punto di vista non possiamo perdere di vista lo scopo perché, se questo viene meno, allora forse conviene fare un passo indietro e non galleggiare. Credo che alcune tensioni siano legittime, ma gli obiettivi rimangono. Noi continuiamo a dire a Draghi di proseguire, soprattutto adesso con lo scoppio della crisi nel cuore dell’Europa in Ucraina che ci impone scelte fondamentali. Il Covid aveva fatto emergere una serie di problematiche come il tema della logistica, della medicina territoriale e di come ripensare il lavoro che intanto è cambiato. Oggi abbiamo visto che il lavoro viene messo in crisi radicalmente da due ordini di problemi: il salario reale delle famiglie con un’inflazione ormai al 7% e, dall’altra, le materie prime che mancano. Questa crisi può essere molto più grave di quella del Covid perché rischia di essere strutturale in ragione della mancanza di materie prime, dei costi dell’energia schizzati alle stelle. E se la coesione sociale viene meno a causa dell’inflazione al 7% che mette a rischio tutte le fasce della popolazione, non solo quelle più basse, ma anche la classe media in quanto è stato messo in discussione il potere d’acquisto. Il senso di responsabilità deve essere allora più grande davanti a tutto ciò. Usiamo questi nove mesi per prepararci alle elezioni, ma anche per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti».
«Non abbiamo bisogno del salario minimo – ha stigmatizzato il leader di “Noi con l’Italia – perché non siamo la Bulgaria, anche se è vero che ci sono pochi lavoratori sono sotto la soglia di quello stipendio che l’Unione europea fissa a 9 euro l’ora. Per questi lavoratori, si tratta con dignità di adeguare il loro stipendio. Noi abbiamo bisogno di lavorare per il massimo salario perché le nostre retribuzioni sono ferme da tanti anni, perché la Francia ha aumentato le retribuzioni dei propri lavoratori dipendenti del 38%, perché un insegnante in Italia prende all’anno 27.500 euro lordi contro i 55mila della Germania! In questi anni abbiamo trascurato le professioni importanti sottopagandole. Allora il problema è: come arriviamo al massimo salario? C’è una sola strada, che non è solo l’aumento dei compensi per i lavoratori statali, ma la diminuzione del costo del lavoro. E qui veniamo anche al Reddito di cittadinanza su una prospettiva che ormai è evidente a tutti: il lavoro lo danno le imprese, il lavoro non si dà per legge, la dignità, nonostante l’avvocato del popolo Conte la pensi diversamente, non è nell’Rdc o nell’assistenzialismo a vita. Questo al Nord come al Sud. Vogliamo tutti la dignità del lavoro. Tutto quello che viene diminuito sul costo del lavoro, invece, ritorna a essere salario reale, con costi identici per le imprese su questo versante. Le nostre imprese rischiano oggi di andare furoi mercato per scelte inoculate che abbiamo compiuto negli anni passati anche sul tema dell’energia, come per esempio sul rigassificatore che deve essere fatto da 20’anni e non lo abbiamo ancora fatto. Così come continuiamo a dire no al gas nel mare Adriatico per ragioni ambientali e intanto lo diamo alla Croazia. Dobbiamo allora dare “spina dorsale” alle imprese, diminuire il costo del lavoro e aiutarle a vincere sulla sfida delle materie prime. Se trasferissimo “tout curt” i 19 miliardi di euro che assegniamo al Reddito di cittadinanza alle imprese, dicendo loro di assumere chi lo percepisce e che nel frattempo devono formare queste persone, sono sicuro che avremmo molta più dignità del lavoro e anche molta più formazione. Le imprese darebbero molto più in termini di salario».
«Noi con l’Italia – precisa Lupi – siamo “convintamente” nel centrodestra perché è la nostra storia e la nostra tradizione politica, così come anche le differenze in esso presenti sono una ricchezza. Non rincorriamo Godot, non aspettiamo l’Araba fenice costituita dal cosiddetto centro. Lasciamo fare a Renzi e Calenda tutto ciò… che si mettano insieme e facciano quello che vogliono! Noi abbiamo un grande compito ed è uno solo: riscoprire le ragioni di una proposta politica. Ricordo a Salvini e Meloni, che stimo, che lo scopo della politica non è mai l’esito, ossia chi prende un voto in più, ma la riscoperta di ideali, valori e progetti concreti. È stata sempre questa la forza del centrodestra dove, piccoli e grandi, hanno sempre concorso nel mettere in gioco la responsabilità, il merito, la moralità del fare, la competenza, l’argine alla politica dei no. Quanti temi abbiamo ancora qui davanti? Sappiamo che col presidente Occhiuto bisognerà discutere ad esempio sul tema delle infrastrutture che qui in Calabria è drammatico. Nel frattempo però che le infrastrutture si realizzino, e in questo spero che i sindaci la smettano di pensare al proprio orticello, cosa facciamo? Abbiamo per esempio 3 aeroporti: credo che ovviamente sia diseconomico, ma dobbiamo comunque considerarli nell’ottica della continuità territoriale, magari in un accordo con “Ita” che tra l’altro è dello Stato. I tre scali devono essere messi in condizione di compensare gli spostamenti su strada e su ferrovia».
«Questa – avverte Lupi – è la sfida delle sfide. Per utilizzare queste risorse, che voglio ricordare sono debito pubblico, ma quel “debito buono” di cui parla Draghi, dobbiamo utilizzare le Regioni e gli Enti locali, mettendoli nelle condizioni di fare il meglio. Ovviamente il governo deve fare, al contempo, al suo meglio nelle procedure, sburocratizzando e così permettendo che da Nord a Sud di questo Paese quelle risorse vengano utilizzate per gli obiettivi che ci siamo posti. Mi auguro che non perdiamo il “tram”. Mai come questa volta, neanche dai tempi della Cassa per il Mezzogiorno, il Sud ha avuto a disposizione questa mole di finanziamenti tra Pnrr, fondi Eu, fondi di coesione. Abbiamo finalmente non il problema dei soldi ma quello di spenderli bene e rapidamente».
«Siamo tra i pochi – evidenzia Lupi – ad aver presentato liste col proprio simbolo dappertutto: è questa la nostra forza, la nostra dignità. Qui in Calabria veniamo forti anche dall’esperienza alla scorse Regionali dove, per pochissimo, non abbiamo acciuffato il 4% e avremmo forse potuto mollare per questo motivo. Ma se credi in un ideale, se credi un progetto vai avanti per il rispetto di chi ti ha votato. Quindi anche a Catanzaro abbiamo presentato il nostro simbolo, riappassionando alla politica tantissimi giovani e meno. Anche se devo aggiungere che il capoluogo di regione non è il massimo dell’esempio per la coesione del centrodestra visti i 3 candidati ascrivibili all’area moderata. A Catanzaro abbiamo governato per 18 anni con il sindaco Abramo. La domanda è: per quale motivo dobbiamo andare a scegliere un candidato della sinistra che tra l’altro dichiara pubblicamente quanto il centrodestra gli faccia schifo, ma è un paradosso! È come quanto accaduto alla Presidenza della Repubblica… Siccome noi abbiamo la schiena dritta e abbiamo il coraggio di compiere scelte che ci facciano guardare al futuro, abbiamo allora deciso di appoggiare il candidato migliore: l’avvocato Antonello Talerico».
«Stiamo mettendo a disposizione del presidente Occhiuto – informa Lupi – tutte le nostre competenze perché la sfida, presenti o meno in Consiglio regionale, è la stessa. Non possiamo deludere le attese degli elettori. Stiamo fornendo competenze e suggerimenti soprattutto sul tema delle infrastrutture e per quanto riguarda la sanità. Ricordiamo, ad esempio, la promessa sul fatto che non ci sarebbe stato più un commissariamento centrale. Ebbene, il sottosegretario Costa ha immediatamente dato seguito a quella promessa e oggi il presidente Occhiuto è il commissario per la Sanità e a breve si avrà anche un sub commissario. Deve essere compito del presidente Occhiuto capire in che modo “Noi con l’Italia” può essere utile alla Calabria. Al momento stiamo perseguendo con la gratuità del servire e nei fatti. Questo perché non vogliamo che “Noi con l’Italia” venga considerato da qualcuno un autobus o un taxi. Come è successo in altri partiti che, pur di avere un consigliere regionale, hanno imbarcato tutto e tutti, assoldando candidati con oltre 10mila voti magari utili a superare lo sbarramento, ma poi la politica viene meno e spesso si cambia casacca. Passo dopo passo, noi dobbiamo invece riconquistare il consenso dei moderati».
«Ci stiamo organizzando – ha rivelato Lupi – per preporre nel centrodestra le nostre liste nel Proporzionale e partecipare così con la coalizione a vincere nei collegi uninominali. Perché questa è la dignità. Ci fosse un progetto politico di più ampio respiro, non una federazione, ci diciamo disponibili a condizione che venga messa in gioco l’idea di tornare a comporre quel grande pilastro costituito dei moderati che sostengono il centrodestra. Senza un centro forte, la destra non va da nessuna parte. Sono un grande tifoso del Milan e presidente del fanclub “Montecitorio”, per questo voglio fare un parallelo: un team senza grandi campioni, se non qualcuno oltre i 40 anni, forse non favorito all’inizio del campionato, ma che ha fatto del concetto di squadra la propria forza. È questo un insegnamento che deve valere per tutti».
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