CORIGLIANO ROSSANO È stato un lungo, ma interlocutorio pomeriggio di protesta per la marineria di Schiavonea.
Una cinquantina di addetti del settore, tra marittimi e armatori hanno inscenato intorno alle 14 l’ennesimo sit-in per manifestare tutto il loro dissenso contro il caro gasolio. I rappresentanti di una delle flotte pescherecce più grandi del Mediterraneo lamentano l’aumento de prezzo del carburante in modo esponenziale e quotidiano e, quindi, i costi che superano i ricavi. Il “pieno” di carburante per un peschereccio di piccole-medie dimensione può costare, per una sola giornata di lavoro, anche 7-800 euro.
«Siamo padri che devono mantenere le loro famiglie, con due o tre figli ed una sola entrata – racconta un pescatore – e stiamo vivendo una situazione molto critica. La busta paga base di un marittimo è 1200 euro: con quei costi e con le imbarcazioni che non escono in mare non si riesce a raggiungere nemmeno il minimo salariale».
«Siamo arrabbiati – aggiunge un altro pescatore –. Chiediamo al governo provvedimenti utili a ribassare il prezzo del gasolio perché non ce la facciamo più».
«Per noi non esistono le misure della disoccupazione, non riusciamo a vivere in queste condizioni. Le spese si sono triplicate negli ultimi mesi e non conviene uscire in mare. Vogliamo che il gasolio torni a costare come prima, tra 50 e 60 centesimi. Se siamo in Europa – si chiede – perché in Croazia costa 35 centesimi, in Grecia 50, in Spagna e Francia tra 50 e 60 centesimi e noi a 1,50? Ognuno di noi ha due, tre, quattro figli, mutui da pagare, lo Stato ci sta costringendo ad andare a rubare». Alle 15,30 la protesta si è spostata di qualche centinaio di metri, dal mercato ittico all’autorità portuale dove era in programma la conferenza regionale della pesca. I marittimi hanno incontrato tra gli altri il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, la senatrice Rosa Silvana Abate, il consigliere regionale Pasqualina Straface, i funzionari del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, il quale ha spiegato al folto gruppo in rappresentanza della marineria di Schiavonea che qualunque soluzione potrà essere messa in cantiere dal Ministero e dalla Regione dovrà seguire un iter burocratico di qualche mese.
«La Regione può fare ben poco rispetto ad un problema serissimo che riguarda tutte le marinerie d’Italia – ha spiega Gallo –. Questa è gente abituata a lavorare e non sarebbe qui a protestare se non ci fossero motivi seri e quindi va compresa. Il nostro è un Paese che subisce questa enorme bolla speculativa, che trova una giustificazione non reale nel conflitto tra Russia e Ucraina, perché non è autosufficiente dal punto di vista energetico. A pagare dazio sono i più deboli, le imprese del settore agricolo e della pesca che oggi stanno protestando chiedendo misure urgenti. Purtroppo oggi la Regione non può assumere provvedimenti in tal senso. Nelle scorse ore la Regione Puglia con una delibera ha stanziato tre milioni di euro di fondi di bilancio ma che non possono essere messi in esercizio perché ogni risorsa è sottoposta al funzionamento dei fondi comunitari. Una Regione non può stanziare fondi direttamente se non attraverso lo stesso percorso che si utilizza per i fondi comunitari. L’unico intervento immediato – ha detto l’assessore – è la diminuzione del prezzo del gasolio perché tutti gli aiuti indiretti, comunque, prevedono dei meccanismi abbastanza farraginosi e dei tempi lunghi, dei mesi. In queste settimane il Governo ha assunto dei provvedimenti, ha stanziato 20 milioni di euro per la pesca, 15 per le filiere; si è dato accesso anche ai pescatori alla cassa integrazione, si chiede la proroga del credito di imposta, ma tutte queste misure sono indirette rispetto a ciò che chiedono i pescatori, ovvero che si abbassi il costo del gasolio. La Regione Calabria ha chiesto da tempo di utilizzare fondi europei per le politiche marittime, la pesca e l’acquacoltura ma siamo in attesa del provvedimento da parte del Ministero. Ed anche in questo caso il tutto prevede un lasso di tempo di mesi ed io credo che i pescatori di tempo non ne abbiano più». «Siamo pronti a lasciare le nostre licenze alla Capitaneria di porto», è stata la replica dei pescatori. (l.latella@corrierecal.it)
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