COSENZA C’è anche un’azienda cosentina tra le imprese coinvolte nell’operazione “Easy Credit” della Guardia di finanza di Ragusa nel settore delle truffe in materia di “Sismabonus”. Si tratta dell’incentivo pensato per la riqualificazione del patrimonio immobiliare per ridurre il rischio sismico. Il blitz della Tenenza di Modica ha portato all’esecuzione di una misura cautelare in carcere a carico di una persona e al sequestro di 3,5 milioni di euro, nei confronti di 6 indagati quale profitto di una truffa a danno del bilancio dello Stato nel settore dei bonus edilizi. E tra i beneficiari finali ci sarebbe appunto anche un’impresa della provincia bruzia nonché una persona originaria del Cosentino.
Una volta creati, attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, i crediti fittizi sono stati oggetto di ripetute cessioni a terzi per consentire poi la monetizzazione presso intermediari finanziari del bonus. In tal modo gli indagati si sono assicurati i proventi che sono stati in gran parte autoriciclati per far perdere ogni traccia delle origini di tali risorse economiche.
I Bonus si sostanziano nel riconoscimento di una detrazione, di importo variabile a seconda della tipologia, commisurata alle spese documentate per interventi di recupero/restauro degli edifici esistenti o, in particolare, per la riduzione del rischio sismico. I cittadini o le imprese nella disponibilità di immobili, a seguito degli interventi edilizi, possono fruire direttamente della detrazione maturata, beneficiandone nei dieci anni successivi. Tuttavia, il Decreto Rilancio ha previsto, dal 2020, altresi’ la possibilità di usufruire dei bonus optando alternativamente per un contributo di ammontare pari alla detrazione spettante, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi (“sconto in fattura”), ossia la cessione a terzi del credito corrispondente alla detrazione maturata.
Per queste ragioni, su proposta della procura, il gip ha disposto il sequestro di quote societarie, beni, disponibilità finanziarie degli indagati, nonché il blocco sul portale dell’Agenzia delle entrate dei crediti compensabili nei cassetti fiscali riconducibili a 8 imprese (aventi sede tre in provincia di Pistoia, una a Roma, una a Milano, una a Cassino, una in provincia di Cosenza ed una in provincia di Brescia) e 3 (originari uno della provincia di Pavia, uno della provincia di Brescia e uno della provincia di Cosenza), risultati cessionari finali dei fittizi crediti di imposta.
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