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Un algoritmo scopre le infiltrazioni della ‘ndrangheta con sei “alert”

Studio dell’ateneo di Padova segnala i rischi. “Teste di legno” e volumi d’affari incoerenti tra gli indicatori usati dall’Intelligenza artificiale

Pubblicato il: 12/06/2022 – 7:47
Un algoritmo scopre le infiltrazioni della ‘ndrangheta con sei “alert”

Magazziniere, 44 anni, mille euro al mese in busta paga. In 24 ore la ‘ndrangheta lo trasforma in amministratore delegato di una società di Roma, con stipendio da 3mila euro ma senza competenze se non quella di firmare carte e di accollarsi debiti per mezzo milione. La promozione offerta dai clan calabresi ha il suo prezzo. L’ex magazziniere è, infatti, coinvolto in una recente inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nella Capitale. Il cognato, in una intercettazione, lo aveva messo in guardia: «Io, da esterno, ti dico che ti hanno messo in mezzo…questi sono calabresi, se ti vogliono mettere in mezzo ti mettono quando, come e dove vogliono». Il Sole 24 Ore utilizza questa storia legata alla criminalità organizzata calabrese per raccontare il progetto di un gruppo di lavoro accademico che ha elaborato un algoritmo per individuare le scalate mafiose alle aziende “pulite”. Si basa su sei indicatori. Il primo (vedi il caso del magazziniere promosso) è il prestanome, la detto “testa di legno”. Questi alert sono stati elaborati da un gruppo di lavoro accademico coordinato da Antonio Parbonetti, professore ordinario all’Università di Padova, e da Michele Fabrizi e Francesco Ambrosini.
Nascono dall’analisi delle dinamiche in oltre 10mila aziende controllate dalle cosche di ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa nostra. Grazie a questo studio e a un sistema di Intelligenza artificiale è possibile individuare le imprese infiltrate. «Figure apicali prive di ruolo, variazioni societarie, multiple transazioni e crescite imprenditoriali possono celare la mano delle mafie. Certo non sempre. Ma quando gli indicatori convergono su valori anomali è il caso di svolgere approfondimenti per evitare spiacevoli “legami”», spiega il Sole 24 Ore.

Gli altri indicatori delle infiltrazioni mafiose

Il caso del magazziniere, si legge ancora, «torna a essere un esempio: quando si è trattato di mettere a punto un business plan e di stringere rapporti commerciali è intervenuto un altro personaggio, V.A., formalmente un dipendente della società ma cugino di Vincenzo Alvaro, uno dei due boss della cellula Locale della ‘Ndrangheta di Roma. È lui materialmente a stipulare accordi di fornitura per strutture alberghiere e diversi locali commerciali e bar disseminati nella Capitale. Questo è un elemento di non poco conto nelle rielaborazioni del sistema di intelligenza artificiale».
Gli indicatori comprendono anche altre voci, quali il valore del capitale sociale (sempre limitato nelle infiltrate), il patrimonio netto contenuto rispetto al valore attivo, il basso numero di dipendenti rispetto ai ricavi di vendita e il tasso di crescita del volume d’affari raffrontato alla dotazione delle risorse umane, patrimoniali, finanziarie e di struttura.

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