CATANZARO Alla fine il leader leghista Roberto Calderoli ha avuto ragione, quando in un “fuori onda” a Catanzaro poco prima del voto delle Comunali si era lasciato scappare un «tanto a Catanzaro vincerà uno del Pd». Ha avuto ragione perché in effetti al ballottaggio che deciderà il futuro sindaco di Catanzaro, dopo il quasi ventennio di Sergio Abramo vanno Valerio Donato, ex dem sceso in campo con una coalizione civica sostenuta anche da buona parte del centrodestra, e Nicola Fiorita, leader della sinistra civica catanzarese che il Pd stavolta ha abbracciato dopo anni di tormenti e incomprensioni. Ma in realtà il “fuori onda” di Calderoli ha colto nel segno perché rivela quella che è la caratteristica si direbbe leggendaria della politica a Catanzaro: il trasversalismo. Perché Donato va al ballottaggio grazie a una grosse koalition composita e variegata come raramente si è vista da queste latitudini, con spruzzi di Pd schiacciati da leghisti e forzisti (e anche forzanuovisti…) e comunque può vincere grazie all’apporto del centrodestra, mentre Fiorita, pur protagonista di un bell’exploit, non è autosufficiente perché per diventare sindaco avrà bisogno del supporto-soccorso del centrodestra che è rimasto fuori dallo schieramento donatiano.
Al tirar delle somme, in realtà, si può dire che, salve eccezioni individuali, perdono tutti a Catanzaro. Perde il centrodestra che pure sei mesi fa alle Regionali targate Roberto Occhiuto aveva sbancato: perde perché, se non si fosse diviso in tre tronconi e fosse rimasto unito non ci sarebbe stata storia, nel capoluogo. Ma perde anche il centrosinistra targato Pd-Movimento 5 Stelle, il campo largo tanto caro al segretario dem Enrico Letta che in realtà a Catanzaro sembra più un campetto, stretto e debolissimo di una debolezza che solo l’exploit nel segno del civismo di Nicola Fiorita riesce a nascondere. Lo dice la tendenza dei dati, peraltro ancora molto parziali per l’endemica lentezza della pachidermica e sonnolenta macchina burocratica catanzarese: a un terzo di sezioni scrutinate le due liste ispirate da Fiorita, Cambiamento e Mo’, messe insieme fanno la metà della coalizione, e coprono le defaillance del Pd e del Movimento 5 Stelle, che oscillano tra un 5% (il Pd) e un 3,5% (il M5S) abbastanza miseri (e dire che qui sono scesi i “pesi massimi” Letta e Giuseppe Conte, figurarsi se non fossero scesi…).
Certo, anche nel centrodestra c’è poco da stare allegri. Alla fine sorride sicuramente la parlamentare FdI Wanda Ferro, che con la sua sfida di identità, affiancata anche dal sindaco uscente Sergio Abramo ma orgogliosamente staccata dagli alleati sparpagliati tra Donato e l’altro candidato d’area, Antonello Talerico, si ritaglia una percentuale oscillante tra l’8 e il 10% che è sicuramente positivo, e che sicuramente consentirà alla Ferro di poter rivendicare sul tavolo della Meloni i giusti galloni (e un nuovo pass per le Politiche…). Ma per il resto, i big del centrodestra sul territorio non possono esultare, a conferma del fatto che a Catanzaro è davvero finita un’epoca: la Lega del “colonnello” sul territorio, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, e la Forza Italia agganciata al coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori – viaggiano intorno al 6-7% non sono l’onda lunga che trascina Donato, e il non aver presentato i simboli ufficiali di partito forse può voler dire che leghisti e azzurri hanno preferito non siglare con il loro logo quello che sicuramente non è un successo. Non sorride nemmeno un altro grande del centrodestra catanzarese, Mimmo Tallini, ieri leader di Forza Italia oggi leader di Noi con l’Italia, che ha dato una mano a Talerico ma una mano e nulla più. Il tutto comunque si consuma, a Catanzaro, nel contesto di un voto anomalo e persino “drogato” come non mai, e a renderlo tale è il disgiunto davvero pesante che tarpa le ali a Donato (rischia di finire con una decina di punti percentuali in meno rispetto alle sue liste) e che premia Fiorita e la Ferro. Un disgiunto spinto all’inverosimile che ovviamente proietta la sua ombra sul turno di ballottaggio, rispetto al quale – come si può capire dai “messaggi” e dai segnali che i candidati sindaco che vanno ai supplementari hanno già lanciato nel tritacarne mediatico – già sono partite le “grandi manovre”, che secondo gli addetti ai lavori porteranno i meloniani di Fratelli d’Italia a convergere su Donato e il centrodestra acquartierato con Talerico e Tallini guardare con un certo trasporto a Fiorita in segno di rivalsa rispetto all’asse Lega-Forza Italia capitanato da Mancuso e Mangialavori. Per questo si profilano due settimane aspre a Catanzaro. Lì dove il trasversalismo è di casa come forse da nessun’altra parte in Calabria (e non solo). (redazione@corrierecal.it)
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