VIBO VALENTIA Sull’altopiano del Monte Poro, nell’ultimo periodo monitorato dall’Arsac, nel comparto zootecnico si è registrata una riduzione numerica delle aziende e dei capi allevati, dati – unitamente ad una non spiccata cooperazione – che suscitano più di una riflessione in prospettiva. Stando tuttavia alla realtà dell’allevamento ovino giova sottolineare come sia – sulle pendici del Monte Poro – antichissimo, così come lo è la produzione di formaggi pecorini.
Oggi il brand “Pecorino del Monte Poro” è di forte richiamo, nel 2020 con il Regolamento CEE N°. 2081/92 ha ottenuto il riconoscimento comunitario della DOP – Denominazione di Origine Protetta, diventando così uno dei formaggi più tipici e rappresentativi del panorama lattiero caseario dell’intera regione.
Uno specifico Consorzio di Tutela è Organismo di Rappresentanza della DOP Pecorino del Monte Poro con funzioni di tutela, promozione, valorizzazione della DOP, vigilanza contro qualsiasi abuso, frode e contraffazione in commercio.
Il prodotto è reso unico da alcuni elementi, su tutti gli arbusti e le essenze vegetali della macchia mediterranea che conferiscono sotto il profilo organolettico una caratterizzazione distintiva (“bouquet”) rispetto agli altri formaggi a base di latte ovino.
Il percorso, per quanto significativo con il riconoscimento della Dop, è appena iniziato e sempre più aziende cercano di mantenere saldo il legame con la tradizione ma, allo stesso tempo, configurarsi sempre di più in chiave moderna e con una spiccata vocazione anche all’accoglienza.
Come sta accadendo, ad esempio, per Gabriele Crudo che grazie al sostegno del GAL Terre Vibonesi ha fissato un punto fermo nel percorso di crescita aziendale.
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