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Catanzaro nel segno del civismo. Ma dietro la facciata il capoluogo resta un “feudo” del centrodestra

L’analisi dei flussi elettorali dopo il primo turno: coalizione divisa ma sempre ampiamente prevalente in città. Il centrosinistra invece arranca con il Pd e con i sempre più residuali 5 Stelle

Pubblicato il: 15/06/2022 – 22:32
Catanzaro nel segno del civismo. Ma dietro la facciata il capoluogo resta un “feudo” del centrodestra

CATANZARO Dietro il civismo Catanzaro resta un feudo del centrodestra. Il dato del primo turno delle elezioni comunali di Catanzaro consegna questa fotografia, che peraltro è una conferma sul piano politico. Al di là delle sigle civiche, che a questa tornata elettorale hanno fatto boom ma che in realtà sono molto più “infiltrate” dalle ventate politiche e partitiche di quanto non appaiano, il quadro catanzarese anche stavolta ha ribadito la supremazia della coalizione che ha governato negli 25 anni passati, salvo un lustro a metà degli anni 2000. E lo conferma anche, in controluce, la considerazione generale di tutti gli osservatori politici: se solo fosse stato unito al primo turno, il centrodestra sarebbe già di nuovo alla guida del Comune di Catanzaro. E in ogni caso, anche se il prossimo sarà un sindaco che proviene da una storia diversa – Valerio Donato, benché sostenuto da buona parte di forze di centrodestra, è comunque un volto e una storia politica che affonda le sue radici a sinistra così come Nicola Fiorita, pur nel suo civismo, è comunque espressione di un’area di sinistra-centrosinistra, a determinarla al ballottaggio sarà comunque il centrodestra, considerando che due dei quattro candidati sindaco che si sono realmente sfidati, Wanda Ferro e Antonello Talerico, sono comunque espressione del centrodestra. Certo, nel capoluogo calabrese sono adesso cambiati gli assetti e soprattutto i big che ne detengono le fila, nel senso che il voto di domenica scorsa ha sancito una forte presenza di Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, della Lega, e della stessa Ferro, coordinatore regionale e parlamentare di Fratelli d’Italia, capace di toccare oltre il 9% dei consensi come candidata sindaco pur correndo da sola, con l’unica lista di partito al suo fianco, una lista per di più allestita a 48 ore dalla scadenza del termine per presentarla, anche se innervata dal supporto del sindaco uscente Sergio Abramo. Sono soprattutto loro due a sorridere, ma altri big comunque hanno lasciato ancora una traccia, comune l’ex leader di Forza Italia Mimmo Tallini, che dalla postazione di Noi con l’Italia non è sicuramente più “impattante” come qualche anno fa ma ancora riesca dire la sua, eleggendo una sua fedelissima, quale l’uscente Giulia Procopi, eletta nella coalizione di Talerico, coalizione che comune si è issata fino al 14%.

Il quadro numerico di Catanzaro

Certo, la lettura dei flussi elettorali di Catanzaro non è semplicissima, se si considera che solo sei partiti hanno presentato simboli ufficiali, ma in realtà è una lettura abbastanza chiara. Nel dettaglio questo il quadro complessivo. Sono tre civiche le liste più votate alle elezioni comunali di Catanzaro, mentre tra i partiti il risultato migliore l’ha riportato “Prima l’Italia”, la sigla della Lega per le Amministrative. A Catanzaro in totale sono scese in campo 23 liste, in gran parte civiche: sei i partiti che hanno presentato i loro simboli ufficiali, vale a dire Cambiamo con Toti, Italia al Centro, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia, Pd e Movimento 5 Stelle, invece altri partiti come Lega e Forza Italia hanno presentato liste senza simboli ufficiali ma comunque a loro direttamente riconducibili. La lista in assoluto più votata è stata “Alleanza per Catanzaro”, una delle 10 liste a sostegno del candidato sindaco Valerio Donato, andato al ballottaggio contro il competitor Nicola Fiorita: “Alleanza”, ispirata dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, della Lega, ha riportato il 7,56% dei consensi. Subito dopo, le più votate sono state le due liste civiche direttamente riconducibili al candidato sindaco del centrosinistra Nicola Fiorita, “Cambiavento” (7,35%) e “Mo’ Fiorita” (7,23%). Tra i partiti, la lista più votata è stata “Prima l’Italia”, riconducibile alla Lega, che ha corso a sostegno di Donato (6,38%), quindi “Catanzaro Azzurra”, riconducibile a Forza Italia (5,87%), anche questa a sostegno di Donato, il Pd (5,80), schierato invece con Fiorita, Cambiamo con Toti (5,30%), a sostegno di Donato, Fratelli d’Italia (4,96%), a sostegno della candidata sindaco dei meloniani Wanda Ferro, e infine Italia al centro (4,31%), a sostegno di Donato. Sotto il 3% invece Noi con l’Italia (2,86%), a sostegno del candidato sindaco Antonello Talerico, e infine il Movimento 5 Stelle (2,77%), a sostegno di Fiorita.

Il capoluogo “roccaforte” del centrodestra

Questo dunque il quadro, e questa è la lettura che se ne può ricavare. Bene sicuramente la Lega, perché tra “Prima l’Italia” – la sigla del Carroccio per le Comunali – e “Alleanza” di Mancuso sfiora il 15%, bene Fratelli d’Italia, bene anche le aree centriste come Italia al centro e lista Toti: chi arranca è Forza Italia, che con “Catanzaro Azzurra” sfiora il 6% che è lontanuccia dal 10,12% di 5 anni, quando c’era Tallini in plancia di comando, Tallini che con Noi con l’Italia non decolla anche se, pure in vista del ballottaggio, resta nel campo politico catanzarese, sia pure più defilato e meno baricentrico di prima. Insomma, Catanzaro resta “roccaforte” del centrodestra. Ben altro, e molto più zoppicante, è invece lo stato di salute del centrosinistra, ai limiti del flop, un flop che solo la performance civica di Fiorita ha mascherato. Il Pd in fase di ricostruzione torna in Consiglio comunale (nell’ultima consiliatura aveva finito con 0 consiglieri) e fa un po’ meglio di cinque anni fa, ma deve far riflettere il fatto che liste presentate da ex democrat, come “Avanti-Riformisti” dei fratelli Guerriero e “Rinascita”, entrambe nella coalizione di Donato, prendono praticamente gli stessi voti della lista Pd. Quanto al Movimento 5 Stelle, dovrebbero finalmente entrare in Consiglio comunale con un consigliere, ma a questo giro sono andati persino peggio del 2017, poco più del 2,7% rispetto al 3,64% già misero di cinque anni fa. (a. c.)

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