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La ‘ndrangheta nei lavori per i Giochi invernali di Milano: sequestro da 5,5 milioni e un arresto

Smascherata una rete di prestanome: proteggeva un imprenditore nel settore delle cave e degli inerti già condannato per mafia

Pubblicato il: 15/06/2022 – 11:42
La ‘ndrangheta nei lavori per i Giochi invernali di Milano: sequestro da 5,5 milioni e un arresto

MILANO La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un provvedimento agli arresti domiciliari, emesso dal gip di Milano, nei confronti di un uomo accusato di trasferimento fraudolento di beni e valori. Si tratta di Pietro Paolo Portolesi, 53enne presunto affiliato alla ‘ndrangheta. L’inchiesta ha portato al sequestro preventivo di quattro complessi aziendali (con volumi d’affari conseguiti nell’ultimo anno per oltre 8 milioni di euro), numerosi beni mobili, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro.

La ‘ndrangheta infiltrata nei lavori per i Giochi invernali del 2026

Una delle società riferibili a Portolesi si sarebbe infiltrata come «sito di conferimento delle macerie» nei lavori «oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico per i Giochi invernali dell’anno 2026», ossia per le «opere connesse alla riqualificazione dello scalo ferroviario di Milano-Porta Romana». Lo si legge nell’ordinanza firmata dal gip Anna Calabi, su richiesta del pm Silvia Bonardi. La Dda di Milano aveva lanciato nei mesi scorsi l’allarme sulle possibili infiltrazioni mafiose nei cantieri delle Olimpiadi.

La presenza della Legnano Ecoter nei cantieri

Nel provvedimento di oltre 140 pagine il gip “segnala” la “presenza” della Legnano Ecoter, una delle quattro imprese riconducibili a Portolesi (sono state sequestrate le quote societarie), «quale sito di conferimento delle macerie derivanti dai lavori oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico» nella zona dello scalo ferroviario Porta Romana e che «riguardano la demolizione e la bonifica di preesistenti strutture delle Ferrovie dello Stato». Portolesi, residente nel Milanese e originario della Calabria, stando alle indagini coordinate dalla Dda guidata dall’aggiunto Alessandro Dolci, è accusato di trasferimento fraudolento di beni e appropriazione indebita: formalmente risultava solo un autista di una delle imprese che avrebbe intestato a presunti “prestanome”, tra cui la figlia.

«Ti faccio lavorare». Il dialogo tra il geometra e Portolesi

«Io qua ci ho 150.000 tonnellate se li devi mettere mettili e ti faccio lavorare”. “Andiamo all’anno nuovo pero». Questo il botta e risposta, intercettato dagli investigatori della Dia, tra il geometra che si occupava dei lavori di “demolizione e bonifica” nell’area dello scalo ferroviario di Porta Romana a Milano, dove sorgerà il Villaggio olimpico, e il presunto affiliato alla ‘ndrangheta Pietro Paolo Portolesi, finito ai domiciliari e a cui sono state sequestrate le quote societarie di quattro imprese con cui si sarebbe infiltrato anche in vari subappalti pubblici. Stando all’ordinanza del gip Anna Calabi, Portolesi avrebbe avuto col geometra «diverse conversazioni» a partire dal novembre scorso sul «conferimento di macerie provenienti» da quell’area dello scalo ferroviario da riqualificare. I «conferimenti» a una delle imprese di Portolesi, sempre stando agli atti, «sarebbero però cessati pochi giorni dopo, causa il raggiungimento da parte della stessa Legnano Ecoter dei quantitativi massimi previsti dalle autorizzazioni» e «il tutto con riserva di riprenderli in quest’anno 2022 – spiega il giudice – salvo il raggiungimento di un accordo sul prezzo». Portolesi, intestando a prestanome le imprese, tutte «regolarmente iscritte nelle “White list”» e dunque di fatto «assolutamente legittimate ad operare nella filiera dei pubblici appalti», si sarebbe infiltrato, da febbraio scorso, anche nei lavori di un cantiere di bonifica in via Guido Rossa a Buccinasco, nel Milanese. 

Portolesi e i legami con la cosca radicata a Volpiano

Farebbe parte di una cosca della ‘ndrangheta radicata a Volpiano, nel Torinese, e sarebbe stato pure “factotum” del presunto boss del narcotraffico Pasqualino Marando. Avrebbe operato nel settore edile-movimento terra, soprattutto per la raccolta di materiale demolito o di scarto, con le imprese Medi Opere, Legnano Ecoter, Handling Rose e Dismantle Eu. Sempre stando all’ordinanza, Portolesi sarebbe riuscito anche ad accaparrarsi un subappalto relativo a demolizioni nell’area dell’Ortomercato milanese e a “entrare”, poi, nei cantieri della Tangenziale di Novara e in lavori di bonifica a Buccinasco, dove ormai da decenni è forte la presenza dei clan della ‘ndrangheta. 

I prestanome per schermare la presenza dell’imprenditore condannato per associazione mafiosa

Le indagini «hanno consentito di ricostruire un reticolo societario, operativo nel settore delle cave, del trasporto e dello stoccaggio di materiali inerti e di rifiuti da demolizione, formalmente gestito da prestanome, ma nei fatti diretto unicamente dal soggetto colpito dal provvedimento cautelare, nei confronti del quale sono stati così raccolti gravi indizi di colpevolezza».
Nel dettaglio, le attività investigative «hanno messo in luce come, proprio grazie alla “copertura” fornitagli dai prestanome, l’indagato, peraltro già in passato condannato per reati di traffico di stupefacenti e associazione mafiosa abbia potuto operare anche quale subappaltatore e subfornitore aggirando la normativa antimafia di settore».

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