CATANZARO «Il mancato quorum» ai referendum sulla giustizia «è una plateale bocciatura di una cosiddetta riforma della magistratura e della giustizia che non era gradita a quasi nessuno e scontentava tutti» e «la ministra Cartabia e il governo dovrebbero prendere atto che ben più dell’80% dei cittadini (quelli che non hanno votato e quelli che hanno votato No) non vogliono la separazione delle carriere: invece vogliono che i magistrati possano continuare a lavorare senza interferenze e senza meccanismi che intacchino la loro autonomia e terzietà», dice in un’intervista al Fatto Quotidiano Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro. A proposito della proposta di riforma del Csm per Gratteri con il testo Cartabia «non cambierebbe assolutamente nulla. La riforma proposta dalla ministra non solo non modifica in alcun modo il “sistema” delle correnti che tutti a parole denunciano e dicono di voler combattere. Ma, se possibile, addirittura lo fortifica. Le correnti continueranno a fare quello che fanno e il loro strapotere non verrà in alcun modo indebolito o archiviato. L’unica strada è quella del sorteggio temperato, a favore del quale, non dimentichiamolo, si sono recentemente espressi il 41% dei magistrati. Molti emendamenti al testo governativo riguardano questo aspetto: sono gli unici che possono avere un senso».
Gratteri dice di non sapere se Draghi troverà la quadra sulla riforma della giustizia in parlamento ma spera proprio che non ci riesca «se le proposte che prevedono intollerabili interferenze del governo sulla magistratura non vengono eliminate. Come si può accettare che sia il Parlamento a indicare quali sono i reati da perseguire? Come si fa a restare inerti di fronte alla previsione che il progetto organizzativo delle Procure sia approvato dal Consiglio superiore della magistratura solo dopo aver valutato le eventuali osservazioni formulate dal ministro della Giustizia? La magistratura è uno dei tre poteri dello Stato. E la separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali su cui si fondano uno Stato di diritto e una democrazia liberale. La riforma, invece, prevede delle ingiustificate e ingiustificabili interferenze che intaccano la separazione tra i poteri».
A un intervento simile, suggerisce il Fatto, aveva già pensato uno dei governi Berlusconi, fortemente caratterizzato sui temi della giustizia. Ma aveva fallito. Oggi però le resistenze sono tiepide. Per Gratteri accade «forse perché i media hanno diffuso un’aura di intoccabilità attorno a questo governo, che invece – almeno sulla giustizia – ha combinato solo disastri. Ma non dobbiamo abbassare la guardia: se il sistema giustizia non funziona, i danneggiati non siamo noi magistrati, ma la collettività». Il procuratore di Catanzaro spera che il «rigurgito di coscienza» arrivi dalle «tante personalità di grande levatura morale». «Facciano sentire la loro voce – dice –; facciano capire ai cittadini che non fa bene a nessuno avere dei magistrati costretti a compiacere politici e avvocati per fare carriera; ricordino a tutti che quasi 80 anni fa, per conquistare la nostra democrazia, hanno perso la vita migliaia di donne e uomini. Ogni stagione ha la sua resistenza».
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