CROTONE «Prendiamo atto della sentenza del Consiglio di Stato, resa su ricorso in appello a suo tempo promosso dall’amministrazione Pugliese finalizzata alla riforma della sentenza del Tar Calabria che aveva annullato un’ordinanza provinciale che disponeva la rimozione del Cic da parte di Eni, individuata come responsabile dell’abuso».
È quanto rende noto il Comune di Crotone in una nota di quest’oggi. La vicenda cui fa riferimento, però, trae origine nel 2009, allorquando un’ordinanza dirigenziale della Provincia di Crotone (la numero 3 di quel 19 giugno) ordinava all’Eni di bonificare, ripristinare e mettere in sicurezza le aree contaminate dal cosiddetto Cic (Conglomerato idraulico catalizzato: scarti di lavorazioni dell’ex sito industriale di Pertusola). La presenza di tale materiale era stata infatti accertata in almeno 21 siti tra la città capoluogo (19), Cutro (1) e Isola Capo Rizzuto (1), determinando anche uno scandalo giudiziario.
Nove anni dopo, però, il Tar di Catanzaro (era il 29 gennaio del 2018) aveva annullato l’ordinanza della Provincia su ricorso presentato da Eni contro lo stesso Ente, il Comune di Crotone, il Comune di Cutro, il Comune di Isola di Capo Rizzuto, la Regione Calabria, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il ministero dello Sviluppo economico, il ministero dell’Ambiente e delle tutela del territorio e del mare.
Tale sentenza sollevò subito i timori e le perplessità dell’opinione pubblica e politica crotonese. Si stava infatti profilando il concreto rischio che Eni potesse sentirsi sollevata dalla rimozione delle scorie nei 21 siti indicati, in ragione anche delle aspettative deluse dal procedimento scaturito dall’inchiesta “Black mountain”.
Così il Comune di Crotone, con delibera del 4 giugno 2018, aveva presentato richiesta di revisione della stessa sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato che, nel febbraio 2021, aveva disposto un’ulteriore istruttoria al fine di acquisire nuovi documenti. Da qui passa un altro anno e solo nei giorni scorsi è arrivato il pronunciamento di secondo grado a livello amministrativo che rigetta il ricorso del Comune di Crotone. L’Ente pitagoirco, dal suo, dice però di avere ancora qualche “asso nella manica”.
«Tale sentenza – commenta oggi la nota del Comune – dichiara l’inammissibilità del ricorso a suo tempo proposto sul presupposto per cui il Comune di Crotone non aveva legittimazione a contestare un provvedimento emesso da altra amministrazione (la Provincia, ndr)». «Rispetto a tale sentenza – entra più nel merito la nota del Comune pitagorico –, preme precisare che a prescindere dalla questione processuale, e ferme le riserve tecniche sull’iniziativa processuale a suo tempo intrapresa dalla precedente amministrazione, la sentenza contiene comunque una serie di prescrizioni che, oltra a non essere condivisibili, non intaccano il diritto del Comune di Crotone ad ottenere la rimozione del Cic all’interno delle aree in cui tale materiale risulta abbancato su territorio comunale».
L’Ente sostiene infatti che non viene meno il potere del sindaco nel chiedere la rimozione del Cic, ma occorre farlo in maniera diversa a livello procedurale. Perché ciò che va intimato a Eni non è la «bonifica», ma la rimozione del «rifiuto speciale» qual è classificato il Cic. La via da perseguire, in maniera spicciola, sarebbe quella individuata all’articolo 192 del Testo unico sull’ambiente che assegna al sindaco questo potere anche nei confronti di chi commette l’abuso. «La strada da intraprendere – specifica nella nota il Comune – non è tuttavia, a nostro avviso, quella dell’esercizio dei poteri provinciali: il sindaco è titolare di un potere finalizzato ad ottenere la rimozione di rifiuti abbandonati ed il Cic, in base alla legge è a tutti gli effetti un rifiuto: per tale ragione, da mesi stiamo conducendo un’attenta istruttoria che a breve condurrà all’avvio di una serie di comunicazioni di avvio dei procedimenti amministrativi finalizzati all’esercizio di tali poteri nei confronti di tutti i soggetti ritenuti responsabili degli abusi perpetrati ai danni della collettività, ordinandone la rimozione». Il nuovo braccio di ferro tra Eni e comune di Crotone sta per inizare dunque.
(g.c.)
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