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L’intervista

«Un post negativo sui social è si è marchiati a vita». Così il web danneggia il turismo calabrese

Un’albergatrice di Scalea denuncia il fenomeno: «La critica gratuita e spesso falsa vanifica il nostro lavoro»

Pubblicato il: 16/06/2022 – 11:16
«Un post negativo sui social è si è marchiati a vita». Così il web danneggia il turismo calabrese

SCALEA Marchiati a vita per un post o un tweet critico, non sempre rispondente al vero, rimasto impresso nella memoria del web. È quanto accade a molti imprenditori titolari di strutture ricettive quando il cliente, non ritenendosi soddisfatto, ritiene di dover segnalare al popolo della rete ogni minimo disservizio, magari manipolando la verità con immagini estrapolate dal loro contesto e con argomentazioni spesso pretestuose. Così, quel giudizio non benevolo rimane accostato, senza alcun riscontro, come un marchio d’infamia al nome di un albergo sui motori di ricerca. A denunciare il fenomeno è Lucilla De Rose, imprenditrice alberghiera, il cui sfogo è stato raccolto dall’Agi. «La stagione è partita bene, e a dire la verità abbiamo lavoricchiato anche nel periodo del Covid. Abbiamo un bel programma e delle buone prenotazioni e speriamo anche nelle condizioni del mare, che ci dia una mano. In questi giorni è molto bello. E speriamo di poter allungare la stagione anche fino ad ottobre», che gestisce l’albergo di famiglia a Scalea, sull’alto Tirreno cosentino. Una struttura a 4 stelle che si affaccia sul mare. «Mio padre comprò questa collinetta quando intorno non c’era nulla, e costruì qui il suo sogno», racconta. Dalle grandi finestre si vede il mare, come fosse un quadro ma la donna è amareggiata. Ha ricevuto delle critiche, sui siti dedicati al turismo, che non ritiene giuste. E si sente colpita nell’intimo. «Diciamo – spiega – che la cosa che ci rende inermi, e questo coinvolge anche tanti altri ristoratori e albergatori, è quella della critica gratuita. Si parte da un mobile che non ti piace nell’hotel fino alla critica del minimo comportamento che non sembra soddisfacente per il cliente. Spesso sono davvero delle critiche ingiuste, – racconta – e questo ci rende vulnerabili, ci lascia amareggiati. A volte è la grande passione che ci mettiamo a farci andare avanti, senno’ diremmo “ma chi me la fa fare…”. Ammettiamo che tutti possiamo sbagliare – dice Lucilla – e sappiamo bene che chi viene in vacanza debba essere sempre ben accolto e con il sorriso».
«Ce la mettiamo tutta, con grandi sacrifici – racconta l’albergatrice – ma i motori di ricerca non ci aiutano, se ci criticano anche duramente: dicono che se non sono offese dirette, non possono fare nulla». E le critiche restano lì, in eterno. L’amarezza traspare nello splendido giardino infiorato dell’albergo con vista sul mare. «La situazione è peggiorata da quando c’è la grande diffusione dei social. Mi ricordo di una signora – dice Lucilla – che è andata al quarto piano del nostro hotel, dove non ci sono stanze: è una sorta di deposito, e non era proprio in ordine. Ha fatto un video e ha fatto credere che quello fosse il corridoio dove c’era la sua stanza. Così ci sentiamo davvero inermi! Ci sentiamo molto colpiti».
«Sono tanti i colleghi che mi raccontano le stesse avventure, ci sentiamo e commentiamo questi episodi, – aggiunge – per stemperare l’amarezza che ci resta, ma non cambia mai niente».
Lucilla ha 34 dipendenti nel suo hotel. E ha creato un buon indotto e sinergie con altre strutture del territorio. Le chiediamo se ha avuto problemi a trovare personale, anche in relazione alle polemiche sorte sul reddito di cittadinanza. «Non ho competenze per parlare del reddito di cittadinanza e sono favorevolissima a dare un aiuto a chi ha bisogno, ma se ti offro un lavoro – aggiunge – tu devi bloccare il reddito di cittadinanza, e delle signore che l’anno scorso lavoravano con noi lo hanno fatto. Voglio precisare che tutte le paghe che noi diamo – aggiunge Lucilla – sono quelle da contratto nazionale del lavoro. E se poi hai davvero delle competenze e lavori bene, non discuto certo dei 12 euro all’ora, te ne diamo anche 20 perché la gente è contenta. Per me è un falso problema quello della paga, ma è vero che il reddito di cittadinanza, in qualche caso, ci penalizza: se qualcuno arriva anche a 1.300 euro tra reddito di cittadinanza, assegni familiari e altro, perché dovrebbe lavorare per me a 1.100? E questo succede».
Lucilla De Rose lancia un appello: «Noi lavoriamo per il turista, lo voglio ricordare. Io ho vissuto per molti anni a Firenze, – dice – e sono tornata in Calabria perchè ne sono innamoratissima. Per noi il turista è una persona a cui presentare la nostra regione, che penso sia eccezionale. A volte sbagliamo? Basta dirlo. Ditecelo tranquillamente. Non metteteci però alla berlina. Noi viviamo per far conoscere la nostra terra e quando leggo una critica ingiusta, anche fatta ad un collega, è come se attaccassero direttamente me. Noi viviamo per la nostra struttura».

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