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Turismo esperienziale, la Calabria prova a cogliere l’occasione – VIDEO

Nell’interesse dei nuovi viaggiatori prevalgono mete che restituiscono emozioni. Ferrari: «Puntare alle radici»

Pubblicato il: 17/06/2022 – 7:00
di Roberto De Santo
Turismo esperienziale, la Calabria prova a cogliere l’occasione – VIDEO

COSENZA È cambiato il modo di fare vacanza. Dopo l’ondata di Covid e l’emergenza scatenata dalla guerra in Ucraina, sta sempre più affermandosi la figura di turista attento all’ambiente, agli spazi circostanti e a vivere le emozioni interiori. Quello che in altri termini viene definito turista esperienziale. Una ricetta che porta il viaggiatore a ricercare maggiormente quei luoghi, spesso poco conosciuti, che riescono però a suscitare la sua curiosità e a restituirgli emozioni. Le ultime ricerche effettuate dai principali studi di settore dimostrano la nascita di questo nuovo prototipo di turista.
Una recente ricerca di Unioncamere ed Isnart, ad esempio, fa emergere che gran parte dei soggetti intervistati si professa attratta dalle opzioni di viaggi sostenibili (94%) e 4 persone su 10 sceglie di visitare «destinazioni poco conosciute» alla ricerca di riscoperta e senso di appartenenza.
Sempre, secondo la stessa ricerca, è il turismo culturale quello che continua ad esercitare un ruolo di grande attrattore, dato che oltre la metà dei turisti (53,1%) si dice orientato in questa direzione per scegliere la meta del prossimo viaggio. Così come anche le mete naturalistiche riscuotono la maggioranza delle prevalenze tra gli intervistati: 51,1%. Seguono nelle scelte dei viaggiatori mete del turismo balneare e legato agli sport acquatici – indicato dal 29,3% degli intervistati – e del turismo enogastronomico con il 23,8%.
E se a questa fisionomia del nuovo turista – che appartiene alle generazione dei nativi digitali (cioè nati dopo il 1981) – si aggiunge che anche per quest’anno – proprio per via della situazione politica internazionale e delle conseguenze non del tutto colmate dettate dalla crisi pandemica – ad essere premiate resteranno le mete turistiche domestiche, la Calabria potrebbe recitare un ruolo importante.
Fin dalla stagione ormai avviata e che potrebbe riservare, proprio per le sue caratteristiche, interessanti sorprese per la regione. Soprattutto anche dopo il video di Jovanotti che nel suo ultimo lavoro “Alla salute” ha scelto come location due centri calabresi – Scilla e Gerace – dalla forte connotazione emozionale.

Le previsioni

In assenza delle rilevazioni puntuali dell’Osservatorio turistico regionale – non ancora pienamente funzionante – le previsioni sull’andamento dei flussi turistici provengono sempre dagli studi di settori. Report che annunciano il ritorno alla voglia di viaggiare degli italiani e che hanno come meta d’interesse anche la Calabria.
Secondo le stime effettuate da Demoskopika, il flusso di turisti verso la regione dovrebbe infatti registrare un andamento positivo sia in termini di arrivi che di presenze.
In particolare, l’istituto di ricerca nel corso della sua ultima indagine, prevede 6.529.552 presenze in Calabria con una crescita del 27,3% rispetto allo scorso anno. Così come lo stesso sondaggio, stima in 1.364.039 gli arrivi nella regione con un incremento del 22,8% nel confronto con il 2021.
Numeri incoraggianti che dimostrano come la voglia di ritornare a viaggiare e scegliere la Calabria come meta – dopo l’anno zero del periodo pandemico – abbia preso il sopravvento. Seppur non sia riuscita a colmare il solco creato proprio dalla fase più acuta dell’epidemia. Resta ancora alto infatti il divario tra il numero di presenze ed arrivi stimati per quest’anno e quelli del periodo pre-covid. In termini di presenze si registra, infatti, un -31,3% rispetto al 2019, mentre gli arrivi previsti per quest’anno in Calabria sono inferiori del 28,1% in confronto al dato di tre anni addietro.

Un crollo verticale che ha devastato il comparto nei due anni passati di pandemia e che però ora fa segnare dati incoraggianti. Anche in termini di ripresa della spesa turistica dei viaggiatori. Sempre dalle stime di Demoskopika, i flussi di visitatori porterebbero a generare una spesa turistica in Calabria superiore al mezzo miliardo. Si tratta, esattamente, di 502.775.51 euro con un incremento di 5,2 punti percentuali rispetto al 2021. Indice appunto che «la voglia di fare vacanza vince su tutto» come ha anche commentato di recente il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Anche se ancora con qualche preoccupazione legata al caro energia, alla guerra e all’impennata dell’inflazione.

Ferrari: «Puntare sul turismo delle radici»

Attingere a quella enorme risorsa costituita dalle comunità dei calabresi diffuse nel mondo e attrarne i flussi. Puntando alla fascinazione dei luoghi d’origine. Ne è convinta assertrice Sonia Ferrari, docente di Marketing del Turismo e Marketing Territoriale all’Università della Calabria che sul punto, assieme Tiziana Nicotera Tutor Didattico Scienze Turistiche, ha realizzato una approfondita ricerca sfociata poi nel “Primo Rapporto sul turismo delle radici in Italia”. Un valore, quello legato alle radici culturali, che si coniuga perfettamente alle nuove tendenze scaturite dopo l’emergenza pandemica. E la Calabria, secondo la prof dell’Unical, potrebbe avvantaggiarsene con una strategia mirata.

Professoressa, dopo due anni di profonda crisi il turismo prova a riprendere quota. Che stagione si potrà attendere la Calabria?
«È molto difficile fare previsioni, perché le incognite sono parecchie. Fra esse l’inflazione e la guerra, oltre alla pandemia che non è ancora scomparsa. Certamente quello che abbiamo potuto registrare è che dopo l’emergenza generata dalla diffusione del Covid-19 il turismo domestico ha avuto incrementi molto significativi».

Quali ripercussioni potrebbero ancora esserci sui flussi turistici diretti verso la regione?
«Il turismo italiano è maggiormente concentrato nei mesi estivi, quindi la nostra regione, che ancora vive quasi esclusivamente di turismo balneare, potrebbe esserne avvantaggiata».

Sonia Ferrari, docente di Marketing del Turismo e Marketing Territoriale all’Unical

Secondo lei è cambiato il modo di fare vacanza anche per chi sceglie come destinazione la Calabria?
«Certamente sì, le vacanze oggi sono diverse, anche a seguito della pandemia. Si cercano destinazioni più tranquille e meno frequentate, si è interessati alla cultura locale e all’autentico, si desidera il contatto con la natura. I piccoli borghi, in cui si può “vivere come la gente del posto”, magari alloggiando in un B&b e cenando in un home restaurant. Sono certamente delle destinazioni che cresceranno proprio perché consentono di assaporare atmosfere di altri tempi, lontani dal turismo di massa e a contatto con la cultura locale. Un modello di turismo che interessa molto da vicino la nostra regione, per cui la Calabria potrebbe approfittarne».

Quale insegnamento dovrebbero cogliere i decisori politici locali dalla crisi pandemica che ha colpito principalmente il settore turistico?
«Il turismo, che è uno dei settori produttivi più importanti a livello mondiale, ha bisogno di attenta programmazione e di rilevanti investimenti. È un settore estremamente complesso e soggetto a crisi legate a variabili congiunturali e di varia natura, spesso esterne al settore stesso, che possono dare origini a momenti di crisi anche molto gravi e difficilmente prevedibili. La programmazione dovrebbe tenerne conto. Un aspetto che ovviamente interessa anche la nostra regione e, conseguentemente, chi la guida».

Come trasformare la situazione generata dalla pandemia in opportunità per la Calabria?
«I trend oggi in atto nel settore turistico rappresentano delle opportunità per la Calabria. Bisogna essere in grado di coglierli e di pianificare attentamente le azioni di marketing. In primo luogo, sarebbe necessario capire esattamente a chi oggi ci stiamo rivolgendo, a quali segmenti di domanda vorremmo rivolgerci in futuro, che posizionamento abbiamo e quale immagine vorremmo avere. Oltre ad evidenziare quali sono i nostri punti di forza e quali i punti di debolezza. Alla luce di un’analisi approfondita di tutti questi elementi si dovrebbe progettare l’offerta giusta per i target di mercato prescelti e bisognerebbe puntare su alcuni “elementi di differenziazione” rilevanti, che dovrebbero divenire il punto di partenza per la definizione dell’offerta e per le attività di comunicazione. Ovviamente ciò comporta un confronto con i nostri principali concorrenti. Soltanto un approccio di questi tipo può consentire di individuare con chiarezza il percorso da intraprendere nei prossimi anni, a mio parere».

E un’opportunità per il turismo locale potrebbe derivare dalla guerra in Ucraina?
«Come dicevo prima, se si punta sul turismo domestico, sicuramente sì».

Lei è fautrice del turismo delle radici, quali potenzialità ci sono per la Calabria?
«È una forma di turismo sostenibile, anche in termini socio-culturali, ed è già uno dei principali segmenti turistici per la nostra regione. Bisognerebbe, quindi, focalizzarsi su questo segmento per creare un legame consolidato con le comunità dei calabresi nel mondo e progettare, per questi turisti, un’offerta ad hoc. Si tratta, infatti, di visitatori che hanno esigenze molto specifiche e che non possono essere trattati come gli altri turisti. Non si sentono, infatti, turisti ma membri della comunità locale, interagiscono al meglio con essa e hanno molteplici interessi durante la vacanza. Inoltre, si tratta di una forma di turismo che mostra minore stagionalità rispetto ad altre, quindi nella nostra regione, che soffre di una elevatissima stagionalità della domanda turistica, certamente sarebbe di grande utilità anche da questo punto di vista».

Ma c’è anche la necessità di colmare quei divari d’immagine che potrebbero spingere i giovani a venire in Calabria: uno studio dimostra che il 50% dei turisti in Italia appartiene alle generazioni Y e Z?
«La Calabria ha sicuramente un problema legato ad un’immagine stereotipata molto negativa, quotidianamente veicolata dai mass media nazionali e locali. La questione è complessa e non risolvibile nel breve periodo. Per quanto riguarda le diverse generazioni, bisogna capire che tipo di destinazione turistica vogliamo essere oggi e in futuro».

Quali sono le priorità da avviare per una strategia turistica complessiva che possa rendere maggiormente attrattiva la regione?
«Bisogna migliorare servizi e infrastrutture. Penso, in primo luogo, ai trasporti, sia dall’esterno che interni. Inoltre, bisogna mettere in rete le risorse esistenti, creando itinerari e pacchetti, inserendo e valorizzando quelle risorse locali che ancora non sono vere e proprie attrattive turistiche (poiché poco conosciute e difficilmente accessibili). In questo senso un ruolo importante stanno svolgendo in alcuni territori, e potrebbero svolgere ancora di più in futuro, giovani imprenditori, guide turistiche e naturalmente istituzioni pubbliche». (r.desanto@corrierecal.it)

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