Compie oggi 80 anni Sir Paul Mc Cartney, il baronetto di Liverpool ispiratore, insieme al suo amico rivale di sempre, Jonn Lennon, della più grande storia musicale del secolo trascorso.Sembra non avere tempo, Sir Paul, con quella faccia da bambino non cresciuto eternamente combattuto nella rivalità dualistica con il suo mitico competitore. Nessuno sminuisce Starr ed Harrison ma tutti sanno chi erano i Beatles, prodotto di concomitanza tra Jonn e Paul, solstizio artistico di un’alleanza simbiotica finita male. Se ci fosse un mood per racchiudere il suo genio musicale bisognerebbe prendere in prestito l’incipit di Yesterday che Sergio Leone ed Ennio Morricone resero celebre in c’era una volta in America, con il viandante Noodles costretto a fare i conti con il suo passato sulle note della rimembranza. Quella canzone così profonda e struggente, composta in una sola notte, Paul la dedicò alla madre, epica corrispondenza d’amore per una morte troppo prematura, seppure (come spesso accade) la canzone abbia riferimenti di un amore smarrito e troppo fresco da dimenticare. La scrisse a soli 22 anni, in Francia, ed impiegò tanto tempo a convincere gli altri “scarafaggi” della sua bellezza e portata. Non sapeva che quell’inno malinconico e penetrante avrebbe avuto oltre 1.600 cover in quasi sessant’anni, diventando un’icona sigillante della vita di ognuno. Non si esaurisce qui la sua grande produzione artistica, il periodo in fondo breve ma così intenso dei Beatles, la scissione e la fuga dal gruppo, il legame marchiato con un nome che avrebbe fatto della sua vita e di quella di Lennon un divenire infinito di confronti e contrapposizioni. Più di Hey Jude, composta per il piccolo figlio dell’amico rivale, Yesterday resta scolpita come la sua canzone, con quell’attacco famoso che ispirò una geniale satira da parte di Massimo Troisi. Ieri, così, è la semplice traduzione del brano che lo ha inchiodato alla celebrità, con la solita faccia da ragazzino che gli rimane impressa, segno persistente di un tempo che non cambia mai
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