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l’incontro

«Quello dei migranti è un tema umano, non politico». A Lamezia mister Ulivieri per la giornata del rifugiato

Inclusione e calcio, binomio che funziona. Il presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio: «La politica ha fatto errori gravi»

Pubblicato il: 20/06/2022 – 19:25
di Giorgio Curcio
«Quello dei migranti è un tema umano, non politico». A Lamezia mister Ulivieri per la giornata del rifugiato

LAMEZIA TERME Calcio come inclusione, sotto molteplici punti di vista: nei quartieri, nella quotidianità e nelle comunità ma anche a livello più alto. È un po’ il senso dell’iniziativa organizzata al Comune di Lamezia Terme, in collaborazione con quello di Miglierina, insieme alla Comunità Progetto Sud e alla presenza del presidente nazionale degli allenatori, Renzo Ulivieri, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato promossa da UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. A fare da cornice la rinnovata aula consiliare “Mons. Lusi” del Comune di Lamezia Terme mentre a moderare l’evento sono stati i giornalisti Tiziana Bagnato e Rinaldo Critelli.

L’incontro

L’occasione, insomma, per mettere l’accento sul sistema vigente di accoglienza di adulti e minori dopo la fine degli Sprar e l’introduzione dei Sai, ma anche per accendere i riflettori sulle esperienze di successo di accoglienza e integrazione che, declinati a Lamezia, si traducono in Comunità Progetto Sud, la realtà fondata da don Giacomo Panizza.

L’esperienza Comunità Progetto Sud

«Era ora – ha detto proprio don Giacomo Panizza nel suo intervento – che si vedesse il fenomeno dei rifugiati e degli spostamenti nel mondo come una cosa assolutamente normale. Qualcuno in questi ultimi anni si posta perché viene calpestato, per la guerra, la fame, per le prepotenze politiche o religiose oppure perché succede che vuole semplicemente farsi una vita nuova, alcuni sognano di reinventarsi una vita altrove». «Sono tutte cose che vanno messe insieme, ci sono persone che viaggiano per migliaia e migliaia di chilometri senza sapere dove arrivano se non in una terra di libertà. Era ora di dirci che qui arrivano persone, piccole o grandi, ai quali possiamo e dobbiamo dare». Per don Giacomo, poi, c’è la storia del popolo ucraino a spiegare al meglio il senso dei rifugiati e dell’accoglienza: «Gli ucraini spiegano che loro non vogliono essere sottomessi un’altra volta. Solidarietà è la parola che serve adesso, anche perché sappiamo che si avanti insieme e mescolarsi così c’è voluta purtroppo una guerra per capire che può succedere ma anche, sì spera, quando le guerre non ci saranno. La terra è di tutti i confini hanno solo fini predatori».  

Ulivieri: «I diritti vanno riconosciuti al di là dell’accoglienza»

«Voglio bene a don Giacomo – dice invece l’ospite della giornata, Renzo Ulivieri – ma se noi mettessimo da parte sogni e utopie, probabilmente non ce la faremmo. È ogni giorno la giornata del rifugiato, lo ricordo a tutti, e allora sentire le loro esperienze, i loro racconti ci aiuta nel calcio che abbiamo costruito noi, dove c’è accoglienza e integrazione. L’obiettivo è che i nostri ragazzi si mescolino, solo così diventeremo tutti migliori. La politica ha fatto errori gravi perché quello dell’accoglienza dei migranti, quello dei rifugiati, è un tema da affrontare dal punto di vista umano, non politico». «Bisogna essere uomini buoni e anche giusti che vuol dire che queste persone abbiano dei diritti che vanno riconosciuti al di là dell’accoglienza. Immaginiamo un mondo ideale dove non ci sono nemici e confini e il calcio può dare molto».

Mascaro: «Lamezia è un esempio»

Secondo il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, si tratta di un «qualcosa che dovrebbe essere banale e scontato perché è ovvio che qualsiasi essere umano debba avere porte spalancate, ponti e mai muri. Ci sono ricadute positive sull’economia e sul territorio, i numeri ce lo dicono, ed è bello poter andare a testa alta quando Lamezia è considerata esemplare con i progetti che vanno avanti dal 2009, compreso l’ultimo ampliamento. La nostra ragione di vita è sempre tendere la mano, siamo un piccolo centro ma abbiamo una disponibilità infinita grazie alle tante associazioni che gravitano sul territorio, così come società di calcio. E quando le attività si svolgono in beni confiscati diventano l’esempio pratico di come il frutto del male affare può essere convertito in accoglienza. Il nostro è un piccolissimo contributo, il cittadino rifugiato deve trovare porte spalancate ma anche anime».

Guzzi: «È una partita che possiamo vincere»

C’è poi l’esperienza emblematica di Miglierina, centro con più di 700 abitanti di cui 140 migranti. «È stato uno sforzo bello – racconta il sindaco Pietro Hiram Guzzi – ma non nego che è stato difficile anche perché avevo annunciato il progetto Sprar in campagna elettorale in un momento storico in cui l’accoglienza creava divisioni. Il progetto però ha avuto ricadute importanti sul territorio, introiti positivi ad esempio sulla farmacia, sui negozi, sul sistema sanitario e soprattutto dopo 50 anni la curva demografica non è diminuita. Il progetto ha bisogno di un ultimo miglio, abbiamo bisogno di segnare il gol del vantaggio ma è una partita che possiamo e dobbiamo vincere». (redazione@corrierecal.it)

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