COSENZA Le molestie rappresentano un rischio costante, presente anche nel mondo accademico. Tra le iniziative avviate, l’Università della Calabria ha istituito la figura della Consigliera di fiducia, individuata nell’avvocata Maria Stella Ciarletta, alla quale chiunque può rivolgersi per segnalare i casi di molestie, violenze e discriminazioni di cui studentesse e studenti si sentano vittime, nella garanzia dell’assoluta riservatezza.
Sul territorio cosentino, tuttavia, lavorano anche altre strutture che da anni si occupano di questioni di genere, discriminazioni e pari opportunità, quali il Cug, l’Ufficio Pari opportunità e il Centro di Women’s Studies. Chiunque si rivolga a queste strutture trova ascolto e accoglienza grazie anche alla stretta connessione con il Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino” e la Rete D.i.RE.
L’avvocata Chiara Gravina, rappresentante legale del Centro antiviolenza Roberta Lanzino racconta al Corriere della Calabria, l’impegno a sostegno delle donne. «Abbiamo rapporti con l’Unical e il progetto che vede la realizzazione di uno sportello antiviolenza è fondamentale per garantire la presenza di un presidio di sicurezza e legalità in grado di accogliere tutte le donne che potranno raccontarsi senza pregiudizio e senza stereotipi». Sull’aumento dei femminicidi, Gravina sottolinea: «Ci sono diverse concause, in primis la sfiducia delle donne nella giustizia e poi l’assenza di una rete di protezione efficace per la vittimizzazione secondaria», tutte le tappe successive alla denuncia presentata contro gli aggressori e i soggetti violenti. «Accogliamo circa 120 donne nel Centro – aggiunge l’avvocata – e solo una bassissima percentuale di loro sceglie di avviare battaglie giudiziarie. Hanno timore». E poi c’è il «sommerso». «Un fenomeno che definirei incredibile e difficile da stimare con esattezza».
La Legge 19 luglio 2019, numero 69 entrata in vigore il 9 Agosto 2019 reca modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alle altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Parliamo del “Codice rosso”, composto da 21 articoli. Si tratta di un corposo catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere. Nonostante l’introduzione della norma, però, il numero di violenze e nei casi peggiori di femminicidi non pare diminuire. «Si deve creare una filiera delle riconoscibilità degli abusi e delle violenze», racconta al Corriere della Calabria, Antonella Veltri presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. «Abbiamo un problema con il fenomeno giustizia – aggiunge – le leggi ci sono ma non è bastato introdurre il Codice rosso. C’è bisogno di formazione, è necessario che anche i giudici abbiamo gli strumenti necessari per riconoscere la violenza».
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