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Cultura e società

Le “coordinate” per rintracciare un’altra Calabria nel libro di Criaco – VIDEO

L’autore ospite de “L’altro Corriere Tv” per presentare “Il custode delle parole”: «Spiega il villaggio e avrai spiegato il mondo»

Pubblicato il: 21/06/2022 – 13:15
Le “coordinate” per rintracciare un’altra Calabria nel libro di Criaco – VIDEO


LAMEZIA TERME Un “affresco” verista e moderno sul popolo calabrese che, grazie all’eredità “ingombrante” lasciata da Corrado Alvaro, si sostanzia oggi nella narrativa schietta e progressista di Gioacchino Criaco. Questo e tanto più, è stata la «chiacchierata» imbastita tra l’avvocato e scrittore Francesco Bevilacqua e Gioacchino Criaco che è andata in onda ieri sera su “Primo Piano”, trasmissione televisiva de “L’altro Corriere Tv” (canale 75 del digitale terrestre).
Il punto di partenza è stato, ovviamente, l’approfondimento sull’ultima fatica narrativa dell’autore di Africo, “Il custode delle parole” edito da Feltrinelli. Ma la discussione è andata ben più in là, offrendo spunti per una nuova interpretazione della condizione dei calabresi e della loro attitudine culturale che oggi non può essere rilegata a una logica di confine.
Bevilacqua, nel ruolo di conduttore, ha così ben delineato il focus del romanzo con una storia che lega l’Africa, l’Aspromonte e l’Europa. È la storia dei due Andrìa, nonno e nipote, ambientata in una terra solo apparentemente di confine come l’Aspromonte, ma che si rivela al contempo una chiave di lettura per decifrare le dinamiche sociali in atto nel mondo.

«Spiega il villaggio e avrai spiegato il mondo», dice in tal senso Criaco. «Ogni luogo ha la propria dignità – ne è convinto l’autore –, ogni luogo ha degli elementi universali che possono essere raccontati».
Lo scrittore dice di aver applicato nel “Custode delle parole” il metodo dei libri precedenti: partire da una storia che sembra minima, che sembra locale, per poi fornirle quegli elementi che possono interessare il tutto.
«Il libro gioca – ha rivelato Criaco – intorno alla vita di un vecchio, Andrìa, considerato folle. Ma è come se Andrìa fosse il perno attorno cui le altre storie girano. Quasi ci fossero due mondi. Come se ci fosse un Sud che non è solo la Calabria e un Nord che è rappresentato solo contestualmente dalla Francia. Due mondi che non riescono a comprendersi e a dialogare». È questa l’immagine che lo scrittore assegna ai secoli passati per rileggere l’attualità, in cui Nord e Sud hanno vissuto vicende alterne, fortune e miserie, in tanti secoli di storia. Ed è anche questo che per Criaco adesso interpreta l’Occidente come un limite, un nuovo confine che non consente alle popolazioni del mondo di guardarsi su posizioni paritarie. «Un squilibrio tra due mondi – lo definisce l’autore – che ha determinato una modernità monca. Ecco che allora una semplice transumanza di gregge descritta nel libro riesce a riesumare e a farci decifrare questo distacco».
Sì, perché al centro del romanzo di Criaco c’è lo scontro generazionale tra nonno, custode di un mondo antico e di una lingua, il grecanico, che stanno per sparire ingoiati dalla modernità; e dall’altra parte c’è il nipote proiettato verso questa modernità. L’arrivo sulla costa di un barcone di immigrati libici e il contestuale salvataggio operato dal giovane nei confronti di Yidir, cambia tutta la prospettiva. «Attraverso gli occhi del vecchio – spiega Criaco – noi vediamo le storie della emigrazione e dell’immigrazione, le storie dell’occupazione e della disoccupazione, la vita dei nostri ragazzi e la criminalità, la natura, l’aver cura del proprio mondo».
Criaco si oppone alla visione rassegnata e malavitosa di questa terra. «La storia non è un fenomeno breve, fatta di attimi, di giorni, di mesi, di anni», sostiene l’autore. Ecco perché i decenni della «cronaca nera che hanno riguardato l’Aspromonte, i decenni dell’isolamento, quando si guarderà la storia da un’altra prospettiva, essa sarà poca cosa. E allora sì che nella storia l’Aspromonte, la Calabria, il nostro Sud riassumeranno il ruolo che hanno sempre avuto di grande produzione culturale e di luogo, rifugio, di patria e degli esuli». (redazione@corrierecal.it)

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