A parte qualche sparutissima eccezione, la pattuglia calabrese del Movimento 5 Stelle sconfessa l’ormai ex leader Gigi Di Maio e non lo segue nella sua nuova avventura. a partire dal neo coordinatore regionale Massimo Misiti, “fedelissimo di Conte, per arrivare praticamente alla quasi totalità dei portavoce, compresa l’europarlamentare Laura Ferrara, è tutto un prendere le distanze dal ministro.
Scrive su facebook Laura Ferrara: «C’è un passaggio della conferenza stampa di ieri sera di Luigi Di Maio che rappresenta il filo conduttore del suo discorso: Dovevamo scegliere da che parte stare della storia: dalla parte di chi sostiene l’Ucraina, l’aggredito, o dalla parte della Russia, cioè l’aggressore”. Di colpo, per Luigi Di Maio, il M5S è diventato irresponsabile, opportunista, contrario ai valori europei, ambiguo rispetto alla guerra in corso in Ucraina, destabilizzante nei confronti del Governo. Il messaggio è (pateticamente) chiaro: screditare il m5s vale a dare una “motivazione alta”, nobile, del suo addio. Ma la verità, detto con quella stessa chiarezza invocata più volte durante la conferenza stampa, è molto più cruda, di livello molto più basso. Le elezioni si avvicinano, il M5S ha avuto un calo di consenso da inizio legislatura, il numero dei parlamentari è stato ridotto e la regola interna del vincolo del secondo mandato è stata ieri nuovamente richiamata dal nostro garante Beppe Grillo. Una serie di elementi che messi insieme danno motivazioni più che convincenti sia a chi dovrebbe abbandonare la vita politica e tornare a dedicarsi al proprio lavoro, sia a chi, pur essendo ancora al primo mandato, non vede molte chances di rielezione. Per chi, come me, è nel M5S dall’inizio, l’epilogo di ieri non è una grande sorpresa. Siamo nati come risposta al fallimento di rappresentatività dei partiti, siamo nati come esperimento di organizzazione liquida e orizzontale, siamo nati privi di ideologia, uniti da princìpi e pochi, chiari obiettivi. Abbiamo bruciato le tappe, ci siamo confrontati con l’esperienza di governo e abbiamo sperimentato come sia più realistico parlare di democrazia partecipativa anziché di democrazia diretta, quanto sia necessario dotarsi di una struttura efficiente ed efficace, assumere delle posizioni chiare, difenderle con coraggio pur se impopolari, perché mancanza di ideologia non può equivalere a sostenere posizioni ondivaghe su temi complessi e delicati. Abbiamo deciso di sostenere il Governo Draghi – ricorda la Ferrara – per responsabilità nei confronti dei nostri cittadini, in un periodo di ripartenza post pandemia, quando occorreva cominciare ad attuare quelle riforme finanziabili con il Pnrr ottenuto proprio grazie all’impegno e alla determinazione di Giuseppe Conte in Europa. Ma ciò non vuol dire accettazione cieca di ogni posizione governativa. Il dialogo è la base della democrazia e manifestare posizioni diverse, la richiesta di confronto non può essere un comportamento tacciato di irresponsabilità o peggio ancora di immaturità. Siamo cresciuti molto nell’arco di 10 anni, abbiamo affrontato tanti momenti delicati al nostro interno che hanno messo a dura prova i nostri elettori, i nostri attivisti e noi portavoce. Personalmente, anche nei momenti di maggiore difficoltà, ho sempre ragionato tenendo bene a mente una cosa: il rispetto che devo ai miei elettori. Le circa 78.000 persone che hanno scritto il mio cognome sulla scheda di voto nel 2019 hanno creduto in me e mi hanno dato un mandato anche sulla base della mia appartenenza al M5S. Questo mandato intendo rispettarlo, cercando di onorare con il mio impegno e il mio lavoro la fiducia che mi è stata data».
A sua volta Alessandro Melicchio osserva, sempre su facebook: «Ragioni pretestuose per una bagarre che nasconde in realtà ben altre motivazioni. La mossa del ministro degli Esteri che ha destabilizzato il partito di maggioranza è la rappresentazione plastica dell’inopportunità e dell’irresponsabilità politica portata avanti in un momento delicato per il nostro Paese, complicata dalla situazione internazionale che stiamo vivendo. Di Maio si è permesso il lusso di mettere in piedi questa congiura per risolvere, a modo suo, un suo personalissimo problema: la questione del secondo mandato. Questione sulla quale il presidente Giuseppe Conte – giustamente – ha deciso di demandare il voto agli iscritti. Il bello del Movimento 5 Stelle è sempre stato questo: c’è una base che può decidere che direzione prendere, quali comportamenti adottare in base agli eventi che accadono e cosa è giusto o meno fare. Così sarà anche per la questione sul secondo mandato. Da parte mia resto fedele ai valori che animano la grande famiglia del Movimento 5 Stelle e porterò avanti il mandato che mi è stato consegnato dagli elettori convinto che il lavoro che ci aspetta, insieme a Giuseppe Conte non sarà facile. Ma sono anche fermamente convinto che l’avvio della nuova organizzazione territoriale farà emergere quelle potenzialità che fino ad ora sono rimaste inespresse. Ora continuiamo a lavorare, senza zavorre e impedimenti. Ad maiora».
Quindi sempre sui social la parlamentare Elisa Scutellà: «Resto nel Movimento perché credo in quegli ideali ed in quei principi che contraddistinguono una forza politica che in questi anni, difficili e travagliati, si è battuta per portare la voce dei cittadini nelle istituzioni. Resto nel Movimento perché la nostra missione non è ancora terminata, anzi, si sta rimodellando attraverso uno sforzo di ricostruzione che ci rende tutti ancora più convinti di poter e dover fare meglio giorno dopo giorno. Resto nel Movimento perché credo in un uomo, il nostro presidente @Giuseppe Conte, scelto dal 95% dei nostri iscritti, nei cui confronti provo stima e riconoscenza e che saprà guidarci nel modo migliore nel nuovo corso appena iniziato. Resto nel Movimento perché non riuscirei a rinnegare il mandato ricevuto dai cittadini, da parte di chi ancora crede in noi, di chi continua a sostenerci e manifestarci la propria gratitudine. Resto nel Movimento al fianco di Giuseppe Conte perché abbiamo ancora tanto da fare, nuove sfide da vincere, senza voltarci indietro, ma guardando avanti con determinazione e caparbietà per il bene supremo dei cittadini». Infine, da registrare anche una precisazione, che è comunque una presa di posizione e di campo precisa, della parlamentare Federica Dieni: «È di tutta evidenza che io non abbia abbandonato il Movimento 5 Stelle. Il mio nome non compare nell’elenco pubblico dei fuoriusciti e non capisco il motivo per il quale alcuni giornali abbiano deciso di inserirmi in quella lista. Invito pertanto le testate che hanno commesso questo errore madornale a rettificare al più presto una notizia del tutto infondata». (redazione@corrierecal.it)
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