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Perché la Calabria rischia di essere travolta dalla riforma sanitaria

Il nodo è l’assenza di personale e strutture. Sapia: «Servono medici, infermieri e Oss». E manca un’azione unitaria dei parlamentari

Pubblicato il: 22/06/2022 – 6:23
di Emiliano Morrone
Perché la Calabria rischia di essere travolta dalla riforma sanitaria

CATANZARO La partita è determinante. La posta in gioco è il futuro della sanità pubblica, che potrebbe essere scavalcata da quella privata, ha avvertito Guglielmo Lanza, della segreteria nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti del Servizio sanitario nazionale. 
Articolata nel cosiddetto «DM 71», la riforma dell’assistenza territoriale compendia il disegno governativo di trasformazione delle funzioni delle strutture assistenziali. La prospettiva è che l’ospedale debba essere per i pazienti acuti e complessi e che il Territorio debba operare da filtro e quale riferimento per tutti gli altri casi. L’ospedale non rappresenterebbe più la parrocchia o il municipio delle richieste assistenziali, ma avrebbe una diversa missione di cura, come detto delle patologie ingravescenti o aggravate, che le strutture territoriali dovrebbero evitare o limitare con le loro dotazioni e attività. 
In astratto, il ragionamento – intanto del ministro della Salute – sembra filare, soprattutto se condotto con parole chiave quali «cure di prossimità» e «strutture intermedie», che abbondano con riguardo alla parte del Pnrr dedicata alla sanità, su cui per la Calabria rinviamo allo specifico approfondimento di Corriere Suem
Tuttavia, uno è l’ambito teorico, altro è quello pratico. Specie le Regioni obbligate al rientro dal disavanzo sanitario, in primo luogo la nostra, potrebbero essere travolte dalle riforme sanitarie in corso, che partono dal Pnrr e comprendono i nuovi standard ospedalieri e territoriali. La Calabria è peraltro commissariata da 12 anni, segnati dal progressivo smantellamento dei servizi a causa delle principali limitazioni del Piano di rientro: lungo blocco del turnover e carenza di risorse, intanto per reclutare tutto il personale sanitario consentito dalle norme vigenti, inadeguate, sulla determinazione dei relativi fabbisogni. 
«Senza nuovi medici, infermieri e Oss, non potrà essere tutelato il diritto alla salute», ha sottolineato alla Camera il deputato di Alternativa Francesco Sapia, nell’illustrare una mozione a sua prima firma, approvata per metà, che entro i vincoli di bilancio ha impegnato il governo a istituire da subito un Fondo per assumere il personale sanitario occorrente alla «medicina territoriale». 
In quanto agli ospedali, Sapia ha presentato un’interrogazione a risposta immediata – che riceverà risposta nella prossima settimana – per sapere dal ministro della Salute, Roberto Speranza, se, con riguardo al decreto in uscita sui rispettivi standard, «non intenda promuovere un aumento del numero di posti letto e una revisione» del testo, in modo da «agevolare le aree più svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatiche, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale. Secondo il parlamentare, queste aree svantaggiate potrebbero non trovare risposte «con l’attuazione, anche ove completa, della Misura 6 del Pnrr».
La buona notizia è che l’ospedale di Cariati dovrebbe essere reinserito nella rete regionale dell’assistenza ospedaliera, per quanto nello scorso aprile ha anticipato il commissario alla Sanità calabrese, Roberto Occhiuto. Stessa sorte dovrebbe toccare ai due ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce, sempre secondo il commissario Occhiuto, che ha presente il problema delle zone disagiate e di quelle montane, in cui sono rimasti presidi ospedalieri con servizi spesso interrotti – e quindi precari – per carenza di personale.
C’è bisogno di un’azione unitaria dei parlamentari calabresi, di una pressione convinta sul governo perché i nuovi standard ospedalieri contemplino eccezioni per aree, come quelle citate, che tra l’altro pagano anni di totale abbandono, anche da parte delle rispettive Aziende sanitarie provinciali.
Infine, ma non per ultimo, la politica calabrese dovrebbe convergere perché venga elevato l’attuale numero di posti letto, ora fermo a 3,7 per mille abitanti, che, come ha lamentato Lanza, è stato «definito dal criterio tutto economicistico dei costi standard».

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