Il turno di ballottaggio di domenica eleggerà il prossimo sindaco di Acri. Il risultato delle urne al primo turno metterà di fronte il sindaco uscente, Pino Capalbo – che non ha vinto al primo turno per una manciata di voti – e Natale Zanfini. I due sono stati ospiti del talk “20.20”, condotto da Ugo Floro, andato in onda ieri sera sul canale 75 de L’altro Corriere Tv. «Sì – ha esordito Zanfini – il nostro obiettivo era quello di giungere al ballottaggio contro il sindaco uscente che parte solitamente avvantaggiato».
«Non mi aspettavo questo risultato – ha sottolineato Capalbo – e non passi come presunzione ma come costatazione. Negli anni abbiamo raccolto un certo consenso sull’operato della mia amministrazione comunale. La mia coalizione non ha vinto le elezioni al primo turno per 39 voti».
Pur avendo un passato condiviso nel Pd, i due hanno evidenziato, nel corso della trasmissione, punti di vista diametralmente opposti sulla gestione della cosa pubblica. E la dialettica, in tal senso, non è mancata, soprattutto quando si è parlato di bilanci e finanza pubblica. «Ho condotto la campagna elettorale – ha detto Zanfini – con estrema correttezza e dico sempre che il sindaco Capalbo è mio amico e vorrei che questo rapporto continuasse anche dopo le elezioni. Chiaro che le visioni politiche sono diametralmente opposte. Sono a capo di cinque liste civiche e sin dall’inizio del percorso ho sempre parlato di un programma aperto a chiunque volesse fornire un contributo. Nelle mie liste c’è tanta sinistra ma non abbiamo una connotazione particolare. Ero un iscritto al Pd e posso dire che nelle mie liste c’è tanta sinistra, come c’è tanta destra in quelle di Capalbo». «La mia storia parla da sé – ha replicato Capalbo – ho da sempre una connotazione precisa, milito nel Pd e prima ancora nei Ds. La mia è una coalizione di centrosinistra con tanto di simboli. Con non ci sono il Psi, Azione, Articolo Uno ed una serie di compagini composte da persone di sinistra. Una sola lista, “Pino Capalbo Sindaco”, è di estrazione moderata che guarda a destra. Non c’è soddisfazione più grande per un sindaco che accogliere persone che la pensavano diversamente».
«Abbiamo trovato un comune, cinque anni fa, con i conti in rosso, una massa passiva di 12 milioni e siamo risuciti a chiudere il bilancio 2021 – ha specificato ancora Capalbo – con un disavanzo di oltre cinquemila euro». Non concordando sulla fondatezza del superamento del dissesto finanziario, Zanfini è sembrato critico: «Forse viviamo in due comuni diversi. Solitamente quando di esce dalla fase di dissesto finanziario le tasse diminuiscono e ad Acri ciò non è avvenuto».
Nessuno dei due competitor ha inteso sottoscrivere apparentamenti con Angelo Cofone, anche se Zanfini pare convinto che quella coalzione convergerà sulla sua candidatura.
«Se ci si candida in alternativa al Pd come fatto da Sinistra Italiana – ha spiegato Capalbo un apparentamento che comporta la ridistribuzione dei seggi, non è praticabile. E poi Si abrebbe dovuto prendere le distanze da una coalizione di centrodestra.
«L’aggregazione che ha sostenuto Cofone – ha specificato Zanfini – è stata quella che più ferocemente ha attaccato l’amministrazione Capalbo. Io sono sicuro di poter intercettare quel consenso anche se non c’è stata alcun tentativo di apparentamento. Ed ai precedenti confronti mi sono sottratto perché il sindaco capalbo non ha sottoscritto il patto di legalità» «Non l’ho fatto – ha risposto il sindaco – perché mi sembra ovvio osservare le norme. È stata una brutta campagna elettorale, noi abbiamo tentato di elevare il ragionamento parlando delle cose fatte e di quello che vorremmo fare. Per il resto si è alimentata la gogna mediatica contro alcune candidature, una in particolare che ha un processo pendente. Ma quando ci si candida bisogna presentare anche il casellario giudiziario e se la normativa lo consente, la candidabilità chi la decide? Capalbo? Zanfini?».
Accenti polemici poi sul tema della pulizia delle candidature, alla luce del fatto che un candidato consigliere è stato dichiarato “impresentabile” dalla Commissione parlamentare antimafia e sulle polemiche legate alla mancata sottoscrizione da parte di alcuni competitor di un accordo di legalità. «Non sottoscrivo il patto dell’ovvio, perché – ha spiegato Capalbo – è ovvio che se vincerò osserverò le norme. Il ragionamento è che è stata fatta una brutta campagna elettorale, abbiamo cercato di elevare il ragionamento ma invece si è alimentata una gogna mediatica su alcune candidature, a una candidatura che ha un processo pendente. Ma viviamo in uno stato di diritto. Se la normativa ti consente la candidabilità chi prevale? La legge. Non lo stabilisce certo il presidente della commissione antimafia. Mi assumo la responsabilità di quella candidatura, carte alla mano». Zanfini ha quindi replicato: «La commissione antimafia si esprime e dice che in Italia ci sono 18 impresentabili e purtroppo uno è nella sua lista, per me a questo punto firmare un patto di legalità significava un patto etico per Acri in cui si impediva la candidatura di queste persone perché si fa un danno di immagine al paese. Sono candidabili ed eleggibili e auguro di cuore di uscire indenne a chi è coinvolto, ma era inopportuno fare questa candidatura. E sempre a proposito di opportunità, non è opportuno – ha sostenuto Zanfini – che si candidi con il sindaco chi ha avuto incarichi con il Comune». Contreplica di Capalbo: «Questo modo di fare politica è il mio miglior alleato. Io ho sette candidati che hanno rapporti con il Comune attraverso una selezione fatta dall’Università della Calabria e non dal Comune».
In conclusione i tradizionali appelli elettorali, e anche qui scintille e tensioni. «Il rapporto sentimentale che si creato nel 2017 – ha sostenuto Capalbo – si è rinnovato, non ho vinto per pochi voti al primo turno ma è passato il messaggio della continuità, e per questo chiedo continuità e soprattutto stabilità. Visto il clima che si è creato, francamente, se si dovesse verificare l’anatra zoppa non ci saranno condizioni per andare avanti. Sia un voto libero ma agli elettori dico di rinnovare la memoria». «Io voglio – ha quindi detto Zanfini – che al Comune di Acri torni un po’ di agibilità democratica e che il Comune sia la casa di vetro dove partecipino tutti i cittadini e dove il voto sia libero e non legato ai favori o a obblighi. E’ grave dire che se c’è l’anatra zoppa mi manda a casa, perché non mi manda lui a casa, il Consiglio si forma nel Comune, i consiglieri devono rispondere non a lui ma agli elettori, questi ragionamenti significano umiliare i consiglieri comunali, che devono guardare gli interessi dei cittadini». (redazione@corrierecal.it)
x
x