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Catanzaro al ballottaggio: per centrodestra e centrosinistra un voto ad alta tensione (con vista sulle Politiche)

Prove di unità per lo schieramento che al secondo turno sostiene Donato, il sogno del “colpaccio” per la coalizione legata a Fiorita. Ecco chi rischia cosa

Pubblicato il: 24/06/2022 – 11:56
Catanzaro al ballottaggio: per centrodestra e centrosinistra un voto ad alta tensione (con vista sulle Politiche)

CATANZARO Il centrodestra in cerca di conferme e di unità dopo le divisioni del primo turno, il centrosinistra in cerca di un successo che avrebbe del clamoroso in una piazza generalmente ostile e in un contesto generale a livello nazionale sicuramente non propizio. Il turno di ballottaggio che domenica a Catanzaro vivrà il duello tra i due candidati sindaco Valerio Donato, sostenuto al primo turno da una “grosse koalition” composta da forze di centrodestra (soprattutto, e ancora di più ora rispetto al primo turno), centrosinistra e moderate, e Nicola Fiorita, sostenuto al primo turno dalla coalizione di centrosinistra targata Pd e M5S ma soprattutto quello civico targato Cambiavento. In comune i due candidati sindaco hanno il fatto di essere docenti universitari e di provenire essenzialmente dal mondo della sinistra, solo che Donato nel suo percorso civico alla fine ha intrecciato anche aree di centrodestra, al fondo di una congiuntura eccezionale, quella che ha visto il centrodestra in genere unito e granitico a Catanzaro questa volta disgregarsi e spaccarsi in tre tronconi. Ma adesso, al ballottaggio, il quadro politico ha trovato una certa ricomposizione, sia pure ancora frastagliato da dinamiche molto territoriali e anche individuali. È per questo che il test del ballottaggio di Catanzaro ha un indubbio significato, anche nazionale, proiettandosi infatti sullo scacchiere delle Politiche 2023.

La specificità del voto catanzarese

Intanto, resta da ribadire la specificità del voto catanzarese, dettata dall’esito del primo turno: Donato candidato sindaco è arrivato al 44,01%, subendo un massiccio disgiunto, visto che le sue liste liste invece si sono issate al 53%, di converso Fiorita (31,7%) è andato molto meglio della sua coalizione (25,14%), che ha scontato lo stallo del Pd e l’ulteriore retrocessione del Movimento 5 Stelle. Una situazione che apre evidentemente le porte allo scenario dell’”anatra zoppa”, perché un Fiorita che al secondo turno dovesse essere eletto sindaco non avrebbe la maggioranza in Consiglio comunale. Ma questo lo si potrà vedere solo nella notte tra domenica e lunedì e comunque il tema dell’ingovernabilità va necessariamente rimandato più in là nel tempo, non essendo un automatico effetto del voto, in ogni caso. Per ora, si può fotografare politicamente così la partita catanzarese. Per i due candidati sindaco nessun apparentamento formale ma accordi politici: quello di Wanda Ferro e Fratelli d’Italia per Donato, e quello dell’area di centrodestra riconducibile ad Antonello Talerico per Fiorita, anche se quest’ultima aggregazione si è diversificata visto che Noi con l’Italia di Mimmo Tallini non ha dato indicazioni di voto.

Il significato politico del ballottaggio

Sul piano prettamente politico, il primo turno ha consegnato qualche dato: essenzialmente, il centrodestra ha comunque dimostrato di essere maggioranza a Catanzaro, anche se al primo turno ha evidenziato una spaccatura profondissima e l’incapacità a mettere in campo un nome di propria diretta espressione quale successore dell’uscente Sergio Abramo, che per 18 anni è stato il “federatore” dello schieramento e il “calmiere” delle tensioni che pure esistevano. Dei big, al primo turno, benissimo soltanto la leader di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che con la sua corsa in autonomia nel segno dell’identità ha strappato un 9,19% ragguardevole, e il plenipotenziario della Lega Filippo Mancuso, che con le liste a lui riconducibili – la sigla leghista per le Amministrative, “Prima l’Italia”, e “Alleanza” – ha sfiorato il 15% dei consensi. Quanto ai partiti, l’assenza dei simboli ufficiali di Lega e Forza Italia ha reso la partita di Catanzaro meno decifrabile al primo turno. Al secondo turno però sarà diverso. Perché il centrodestra ora, almeno nelle sue componenti più forti, si è saldato sul e nel nome di Donato dopo la scelta di FdI di perseguire l’unità della coalizione. Ed è per questo che il ballottaggio catanzarese ha un risvolto nazionale: lo testimonia del resto l’insistenza del leader della Lega Matteo Salvini, che dal 13 giugno in poi, a cadenza quotidiana, ha citato anche Catanzaro come terreno su cui misurare la compattezza dell’alleanza anche in vista delle Politiche 2023, per le quali tra l’altro ci saranno a disposizione spazi già inferiori rispetto al passato. E sul piano delle quotazioni future sono in tanti, nel centrodestra, a rischiare nel caso Donato non dovesse essere eletto sindaco, o, viceversa, a ricevere una formidabile spinta in avanti nelle quotazioni future se Donato dovesse essere eletto sindaco: dal coordinatore regionale di Forza Italia Giuseppe Mangialavori alla stessa Ferro (che però ha già in cassaforte l’exploit del primo turno come carta da giocare eventualmente sui tavoli romani), allo stesso Mancuso. Di converso, il ballottaggio potrebbe essere la “sfida della vita” per Mimmo Tallini, che è in cerca di rivalsa rispetto a Forza Italia e al resto del centrodestra, dal quale è stato di fatto allontanato negli ultimi periodi, e che sicuramente al secondo turno non tifa per Donato. Difficile invece ipotizzare effetti del ballottaggio catanzarese sugli assetti del centrodestra alla Regione Calabria, considerando che il governatore Roberto Occhiuto ha accuratamente, quasi scientificamente, evitato di impelagarsi nella sfida del capolougo (che è un ginepraio, detto per inciso), anche se l’esito del secondo turno anche qui potrebbe rafforzare o indebolire qualche big. Nel campo del centrosinistra, le cui defaillance al primo turno sono state mascherate dal “boom” di Fiorita, il ballottaggio invece sembra avere un impatto più relativo, perché in questo perimetro i dati sono già stati squadernati il 12 giugno: il Pd è un work in progress ma è ancora in piena convalescenza (al primo turno i dem hanno sfiorato un comunque modesto 6%, quasi tanto quanto hanno riportato liste riconducibili a ex Pd oggi con Donato) mentre il Movimento 5 Stelle (al primo turno all’incirca al 3%)è sempre più in picchiata, e già questo mette sulla graticola alcuni big – i deputati Antonio Viscomi e Paola Parentela, giusto per fare un paio di nomi – che magari sperano in qualche riconferma oggi in bilico. Ma nonostante ciò il centrosinistra ha davvero la possibilità di realizzare un “colpaccio” insperato conquistando una Catanzaro storicamente mai benigna con la coalizione. Ma in gioco sono in tanti e soprattutto c’è il futuro di una città, Catanzaro, che esce da questa competizione elettorale stremata da una campagna forse mai così serrata e anche rancorosa: del resto, nel capoluogo calabrese è finita sicuramente un’epoca. Si tratta di capire se, da lunedì 27 giugno, se ne aprirà un’altra… (a. cant.)

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