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Bronzi, ’nduja e mare. L’Estate in Calabria

Da Repubblica. Il riscatto del Meridione, ma soprattutto dell’”alluce dello Stivale”, come gli americani chiamano la Calabria, una delle regioni più malandate d’Europa e allo stesso tempo un le…

Pubblicato il: 25/06/2022 – 12:40
di Francesca Alliata Bronner
Bronzi, ’nduja e mare. L’Estate in Calabria

Da Repubblica.

Il riscatto del Meridione, ma soprattutto dell’”alluce dello Stivale”, come gli americani chiamano la Calabria, una delle regioni più malandate d’Europa e allo stesso tempo un lembo della penisola benedetto dalla natura e da tradizioni felici al punto che, poche stagioni fa, la sezione viaggi online del New York Times l’ha definita l’unica meta italiana, dopo le Maldive e prima dl Belize, Kenya e Nepal, da visitare fra i 52 luoghi consigliati. Non solo per “alcuni dei migliori prodotti gastronomici italiani”, ma anche per il mare spettacolare che si affaccia sul Tirreno e sullo Jonio, la cultura millenaria che si respira e premiati percorsi d’arte, storia, sport e natura. Uno fra tanti la premiata ciclovia dei Parchi della Calabria (Oscar italiano del cicloturismo 2021), una green road che attraversa l’intera dorsale appenninica regionale di ben 545 chilometri: inizia a Laino Borgo (in provincia di Cosenza) e termina a Reggio Calabria, interessando circa 350mila ettari e 4 parchi naturali attraverso oltre 60 tra città, paesi e borghi che ben incarnano lo “spirito calabrese” (www.cicloviaparchicalabria.it). Ma non solo bike: deviando verso le montagne si può fare anche trekking e birdwatching sul lago dell’Angitola – oasi protetta che ospita aironi, germani reali, falchi pescatori, cormorani – o conoscere la civiltà contadina nel museo di Monterosso dove gli attrezzi agricoli affiancano i telai. Tornando verso il mare, una scala nascosta nella roccia porta alla chiesa di Piedigrotta sulla spiaggia di Pizzo Calabro, la famosa patria del gelato tartufo, dove le statue di Gesù, dei santi, della Madonna, sembrano prendere vita dal tufo per ricordare la devozione dei pescatori. Siamo vicinissimi al Falkensteiner Club Funimation Garden Calabria, family resort di 124mila metri quadrati affacciato sul Tirreno catanzarese, a breve distanza da tutti i luoghi più spettacolari della Costa degli dei (Tropea, Capo Vaticano, Parghelia, Zambrone) e vicinissimo anche a Pizzo Calabro, che merita la visita per vedere i gelatai inventori del tartufo all’opera e gustarlo seduti ai caffè della piazza o della Marina all’ombra del castello aragonese in cui nel 1815 fu fucilato Gioacchino Murat.
Nella zona brilla un’altra famosa eccellenza del gusto, la cipolla di Tropea: nel periodo della raccolta (da aprile a luglio) i contadini posizionano i banchetti sulla strada a partire
dall’uscita Pizzo della A3 per venderla profumatissima e colorata come le sfumature viola dei tramonti di questa terra.
Presente tutto l’anno, invece, la ’nduja di Spilinga, famosa nel mondo, fatta con le parti grasse del maiale e peperoncino insaccati nell’intestino dello stesso animale e poi affumicata con legna aromatica. Una squisitezza che, gustata in loco, sui crostoni di pane o con la fileja, pasta fatta in casa con il ferro da calza o un rametto di vimini, emoziona. Provare a fare questa pasta è un’impresa titanica, meglio gustarla dove sanno come maneggiare arnesi e farine. Al ristorante Pentolo & Grill del Falkensteiner, per esempio, nel grande pentolone a vista la potete trovare alternata ad altri sapori locali tradizionali. Dal resort, che si trova in posizione strategica vicino ai posti più ambiti dell’estate (Tropea, Capo Vaticano, Parghelia, Zambrone), si possono effettuare tante escursioni, anche in direzione delle isole Eolie che, nelle belle giornate con aria tersa, si riescono a vedere a occhio nudo dalla spiaggia. L’unico imbarazzo, dunque, è la scelta: un giorno spiaggia e uno scogliera.
Ma merita la visita anche Reggio Calabria, il capoluogo e forse la città meno turistica del meridione eppure piena di storia, racconta molto bene nelle sale del museo archeologico di Reggio, uno dei più interessanti d’Italia. Qui si incontrano anche i Bronzi di Riace: due guerrieri nudi, 1,98 e 1,97 metri d’altezza, scoperti nel 1972 (50 anni fa) nel mar Ionio davanti a Riace, a 8 metri di profondità. Potrebbero essere stati gettati fuori bordo da una nave greca in difficoltà. Li hanno chiamati Bronzo A e Bronzo B, e le loro origini sono incerte. Ma eccoli qui, a mostrarci la dentatura in lamina d’argento, le ciglia, le iridi color avorio, le bocche e i capezzoli in rame. Glutei ben definiti, barbe curate, postura regale. Loro due, anche visitatori della Calabria, antichi e misteriosi, magnifici, ne sono diventati il simbolo.

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