REGGIO CALABRIA «Sta succedendo un bordello lì dentro… non sono più lucidi». E ancora, «Se qualcuno si sente male là dentro nessuno capisce un cazzo!». È uno scenario da incubo quello fotografato dall’indagine dei carabinieri del Nas di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta denominata “La signora” che ha portato all’arresto di 5 persone, mentre altre 7 sono state denunciate in stato di libertà per esercizio abusivo della professione sanitaria, sostituzione di persona e falsità ideologica. Al centro dell’indagine la struttura per anziani “La Casa del sole” di Reggio Calabria, teatro – secondo gli inquirenti – di maltrattamenti ai danni di 15 anziani.
Nell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura diretta da Giovanni Bombardieri – a seguito delle indagini condotte da gennaio a maggio 2021 con l’ausilio dei militari del Comando provinciale Carabinieri del capoluogo e degli altri Nas del Gruppo Tutela Salute di Napoli – c’è anche l’accusa di «aver cagionato la morte di un ospite». L’inchiesta è, infatti, scattata dalla denuncia di una donna dopo la morte del marito. L’uomo, affetto da Alzheimer, sarebbe stato trovato in un forte stato di deperimento, malnutrizione e disidratazione dopo il soggiorno nella casa di riposo. Nelle testimonianze rilasciate, le persone vicine all’anziano si sono dette sconvolte dalle sue condizioni fisiche: «Si presentava scheletrico, con il viso scavato, seduto su un divano e accasciato su un lato». L’ipotesi è che l’uomo sia stato vittima di maltrattamenti e abbandono che avrebbero causato un peggioramento irreversibile della sua condizione. Le gravi condizioni dell’anziano – trasferito in seguito in una struttura ospedaliera – lo avrebbero poi portato alla morte. All’uomo sarebbe stato somministrato anche l’Entumin senza prescrizione medica, un farmaco utilizzato su più ospiti della struttura per renderli “gestibili” e per sedarli.
Malnutriti e sporchi. Le condizioni dei 15 anziani ospiti della casa di riposo – priva di bagni a norma, nonostante i pazienti non fossero autosufficienti, e sprovvista di sistemi di prevenzione incendio, con la totale assenza di estintori – erano compromesse dal totale stato di abbandono in cui riversavano. «Scarse quantità di cibo, anche scaduto e mal conservato, tali da cagionare deperimento e malnutrizione». Gli anziani, oltre alla fame, avrebbero anche patito il freddo. La struttura, infatti, – gestita da personale senza qualifiche (nelle accuse c’è anche quella di esercizio abusivo della professione sanitaria) – era anche priva di riscaldamento e acqua calda. «Gli abbiamo fatto la doccia con le bacinelle». In alcune conversazioni captate si evince la scarsa cura dell’igiene degli ospiti della struttura. Visto il mancato funzionamento della caldaia gli operatori avrebbero lavato i malcapitati con delle bacinelle. «Da quando è venuto – affermano in una conversazione alcuni addetti, riferendosi a uno degli anziani ospiti – si è fatto la doccia una o due volte». La scarsa igiene avrebbe addirittura provocato in alcuni ospiti l’insorgere della scabbia. «Lamenta prurito e si gratta di continuo», affermavano alcuni operatori riferendosi a un anziano.
Dalle indagini emergono altri particolari raccapricciati sulla totale mancanza di igiene nella struttura. «I pazienti sono fracidi… sono fracidi», afferma in una conversazione una dipendente che invitava una delle titolari a intervenire, raccontando anche di aver trovato «due colleghi comodamente seduti sul divano» mentre gli anziani «gridavano e chiedevano aiuto, abbandonati nella loro stessa sporcizia». Gli ospiti venivano lasciati dormire con abiti sporchi e inzuppati di urina. Nell’ordinanza del Gip si fa riferimento a una «straordinaria crudeltà manifestata nei confronti delle vittime» «del tutto incapaci di potersi difendere»: abbandonate, spaventate e chiuse nelle stanze tanto da costringerle a espletare i propri bisogni su sé stessi e sul letto dove dormivano. «Sembrava un film dell’orrore», afferma ancora la donna che aveva trovato un anziano ricoperto di feci. (redazione@corrierecal.it)
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