Ultimo aggiornamento alle 15:30
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

l’inchiesta

Rinascita, l’accusa all’ex sindaco di Pizzo. Voti in cambio di favori al Comune

Tutte le contestazioni nello stralcio dell’inchiesta passata alla Procura di Vibo. La corruzione elettorale, le contestazioni di usura a due indagati e la rivelazione di segreti d’ufficio

Pubblicato il: 29/06/2022 – 18:33
di Alessia Truzzolillo
Rinascita, l’accusa all’ex sindaco di Pizzo. Voti in cambio di favori al Comune

VIBO VALENTIA Sono 21 gli indagati ai quali è stata notificata la chiusura indagini nell’ambito del troncone stralcio del procedimento Rinascita-Scott.
Si tratta delle contestazioni che erano state stralciate dalla Dda di Catanzaro perché erano venute meno le aggravanti mafiose. Gli atti erano passati alla Procura di Vibo, guidata da Camillo Falvo, che ha chiuso il cerchio con una inchiesta vergata dal sostituto procuratore Luca Lotoro.
Gli indagati in questo filone di Rinascita coordinato dalla Procura vibonese sono Renato Iannello, 47 anni, di San Gregorio d’Ippona; Danilo Josè Tripodi, 41 anni, di Vibo; Nicola Larobina, 60 anni di Arena; Michele Larobina, 64 anni di Arena; Marco Lo Bianco, 38 anni, di Vibo; Filippo Fuscà, 41 anni, di Vibo; Michelino Scordamaglia, 47 anni, di Vibo; Giovanni Giamborino, 61 anni, di Vibo; Nazzareno Antonino Pugliese, 73 anni, di San Costantino Calabro, Giuseppe Mercatante, 55 anni, di San Costantino Calabro; Antonio Scrugli, 32 anni, di Vibo; Maria Concetta Paglianiti, 41 anni, di Vibo; Ahmed Goairy, 46 anni, di Vibo, Federica Vacatello, 29 anni, di Vibo; Antonio Fuoco, 65 anni, di Vibo; Filippo Polistena, 46 anni, di Vibo; Gianluca Callipo, 40 anni, di Pizzo; Francesco Antonio Marcello, 42 anni, di Pizzo; Giuseppe Feroleto, 41 anni di Tropea; Antonella Bartolotti, 40 anni, di Pizzo; Claudio Solano, 48 anni, di Pizzo. 

La corruzione elettorale

All’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo viene contestato il reato di corruzione elettorale in concorso con Francesco Antonio Marcello, Antonella Bartolotti, Claudio Solano. Secondo l’accusa Callipo, in occasione delle amministrative di Pizzo, del 2017, che lo vedevano candidato alla carica di sindaco, stringeva un accordo con Francesco Antonio Marcello e la moglie Antonella Bartolotti (gestori di un esercizio commerciale a Pizzo) che prevedeva da una parte l’impegno di quest’ultimi di sostenere la candidatura elettorale di Callipo e d’altro canto la promessa di Callipo di impegnarsi a deliberare atti amministrativi a favore degli stessi dai quali dipendeva anche la possibilità di un impiego lavorativo in favore di Claudio Solano, che appoggiava elettoralmente Callipo e in seguito veniva assunto proprio presso l’attività ristorativa condotta dai coniugi Marcello-Bartolotti.

Usura

Agli indagati Giovanni Giamborino Nazzareno Antonino Pugliese viene contestato il reato di usura in concorso per avere prestato una somma di denaro di 3000 euro pattuendo la restituzione di 600 euro al mese per i successivi 4 mesi, con un tasso di interesse del 163,91%.
Pugliese è accusato di usura anche in concorso con Giuseppe Mercatante, in qualità di legale rappresentante della società “Emmedil S.r.l.”, per un prestito fatto a Giovanni Giamborino di 6000 euro con la promessa di corresponsione di interessi per oltre 14mila euro maturati in 24 mesi.
I due sono accusati anche di autoriciclaggio ai danni di Giamborino poiché avrebbero reimpiegato le 14mila euro, frutto di attività illecita, nella “Emmedil S.r.l.” di Mercatante.
Pugliese è accusato di avere trasgredito alle leggi in materia bancaria e creditizia per avere erogato prestiti di danaro, in maniera stabile, ad un numero indeterminato di persone.

Favoreggiamento personale

Antonio Scrugli, Maria Concetta Paglianiti, Ahmed Goairy e Federica  Vacatello sono accusati di favoreggiamento personale per avere coperto la condotta di Sergio Gentile davanti ai carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, aiutando l’indagato a eludere le indagini con «dichiarazioni mendaci ovvero omettendo di riferire quanto in loro conoscenza». Secondo le ricostruzioni investigative Gentile, che non è indagato in questo procedimento, avrebbe posto un’estorsione (contemplata nel procedimento Rinascita) ai danni di un uomo in concorso con altre persone. Gentile si sarebbe posto alla ricerca di Paglianiti portando con sé un fucile, manifestato l’intenzione di volerlo picchiare e inviando degli sms minatori intimandogli di prepararsi le valigie ed andare via da Vibo Valentia. Il gruppo si sarebbe recato sotto casa dell’uomo bussando insistentemente alla porta dell’abitazione e costringendo la moglie ad aprire con la minaccia di buttare giù l’infisso. Sergio Gentile ha anche riferito alla madre della vittima che se avesse trovato il figlio lo avrebbe ammazzato. La donna è stata costretta al pagamento di una somma di 150 euro a Sergio Gentile per un debito vantato da questi nei confronti del figlio.

Rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio

Iannello Renato, Tripodi Danilo Josè, Larobina Nicola e Larobina Michele sono accusati di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio perché Tripodi e Nicola Larobina,– il primo in qualità di operatore giudiziario in servizio alla segreteria del Tribunale di Vibo Valentia, il secondo quale ausiliario nell’ufficio del Giudice di Pace di Vibo Valentia – e Michele Larobina – fratello di Nicola e quale funzionario in servizio presso la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Vibo Valentia – acquisivano notizie d’ufficio che devono rimanere segrete e ne rivelavano o ne agevolavano la conoscenza a Renato Iannello che poteva così evitare provvedimenti nei confronti della sua ditta di costruzioni che veniva formalmente intestata a Rosario Curtosi.
Tripodi è anche accusato di favoreggiamento reale perché avrebbe aiutato Iannello consentendogli di beneficiare dell’iscrizione nella lista dei “soggetti fornitori, io prestatori di servizi cd esecutori di lavori non soggetti ad infiltrazione mafioso”, aggiudicandosi appalti di lavori pubblici. Ma Tripodi non avrebbe sfruttato la sua posizione di operatore giudiziario solo in favore di Renato Iannello ma anche per un tornaconto personale. È, infatti, accusato, in concorso col cugino Marco Lo Bianco (quale gestore del residence “Risorgimento” di Vibo Valentia), di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Tripodi avrebbe, infatti, rivelato al cugino notizie relative a un avviso di conclusione delle indagini preliminari ancora coperto da segreto, riguardanti un cliente del residence.

Tentato omicidio

È accusato di tentato omicidio Giuseppe Feroleto (classe ’91), per avere esploso almeno un colpo di pistola calibro 9 Lauger all’indirizzo dell’auto sulla quale viaggiavano la propria fidanzata e un’amica che veniva colpita a una gamba. Il ragazzo avrebbe tentato di cagionare la morte o il ferimento delle due giovani in seguito a una lite nata con le stesse in un un locale pubblico in occasione della “Festa della Donna”.

Truffa

Inoltre Filippo Polistena e Antonio Fuoco sono indagati per truffa per avere simulato l’avvenuta tumulazione delle salme nel cimitero di Bivona in violazione del Regolamento di Polizia Mortuaria – poiché la tumulazione veniva realizzata in mattoni forati anziché in mattoni pieni – inducevano in errore il Comune di Vibo Valentia sulla regolarità dell’espletamento della commessa e quindi sulla legittimità della corresponsione del previsto corrispettivo, e procuravano un ingiusto profitto in favore dell’agenzia funebre di Filippo Polistena e concomitante danno erariale ai danni del Comune di Vibo Valentia, ammontante a 80 euro. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x