TORINO Due ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite stamani dai carabinieri per un delitto di ‘ndrangheta commesso diciotto anni fa nel Torinese. Il caso, su cui hanno lavorato i Ris di Parma avvalendosi di nuove metodologie scientifiche di indagine, è quello di Giuseppe Gioffré, ucciso l’11 luglio 2004 a San Mauro, alle porte del capoluogo piemontese. La vittima era originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria) e risiedeva nel paese. Il movente sarebbe da ricercare in una faida risalente agli anni Sessanta.
Le ordinanze di custodia sono state eseguite a Parma e Reggio Calabria dai carabinieri del nucleo investigativo di Torino. Si tratta di Paolo Alvaro, 57 anni, originario di Sinopoli, e di Giuseppe Crea, 44 anni, di Rizziconi (Reggio Calabria), attualmente detenuto nel carcere di Parma. Entrambi i destinatari, secondo gli inquirenti, risultano affiliati alla ‘ndrangheta. In particolare sarebbero presunti appartenenti alla cosca Alvaro, intesa “Carni i cani” di Sinopoli (Reggio Calabria).
Le prime indagini, svolte nell’immediatezza dell’omicidio, portarono alla condanna (21 anni di carcere) di Stefano Alvaro, considerato uno dei tre componenti del gruppo di fuoco.
Nel maggio del 2021 i Ris di Parma si sono serviti di nuove tecnologie informatico-dattiloscopiche per analizzare alcuni reperti trovati vicino all’auto, bruciata, che era stata adoperata per l’agguato. Nella ricostruzione degli inquirenti, la faida risale agli anni Sessanta, quando Gioffre’, al termine di una disputa per ragioni commerciali, uccise due esponenti della cosca Dalmato-Alvaro.
Il procedimento è coordinato alla Dda del Piemonte. I carabinieri torinesi sono stati supportati, nella fase di notifica dei provvedimenti di custodia, dai colleghi di Reggio Calabria.
C’è anche lo sterminio di una famiglia nella lunga storia del “cold case” riaperto da carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia del Piemonte con un’indagine culminata nell’arresto di due persone. La vittima, Giuseppe Gioffré, fu uccisa nel 2004, quando aveva 77 anni: qualcuno lo avvicinò mentre sedeva su una panchina e gli sparò alla testa.
Nel 1964, quando gestiva un bar-panetteria in Calabria, fu arrestato per un duplice omicidio dai contorni rimasti misteriosi: si disse che si tratto’ di un caso di legittima difesa contro due cugini residenti in un paese vicino. Pochi mesi dopo, nella notte del 18 gennaio 1965, mentre era in cella, a Sant’Eufemia d’Aspromonte degli sconosciuti fecero irruzione in casa sua, dove la moglie, Concetta Iaria, dormiva con i quattro figlioletti, e spararono con lupare e pistola. La donna rimase uccisa insieme a uno dei bimbi (gli altri tre rimasero gravemente feriti). Una strage preparata con cura: furono tagliati i fili della luce per precipitare la zona nel buio. Gioffré si trasferì in Piemonte nel 1972, si risposò e non fece più parlare di sé. L’ipotesi degli investigatori è che secondo la ‘Ndrangheta aveva pagato ancora troppo poco, nonostante la strage della sua famiglia, il suo antico sgarro.
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