CATANZARO «Attacco delegittimante lanciato dalle Camere Penali alla magistratura calabrese. Un intervento che addolora chi crede nelle istituzioni». Così il coordinamento di Area Democratica per la giustizia di Catanzaro, rappresentato da Graziella Viscomi e Gabriella Reillo, definisce il documento prodotto dalle Camere penali della Calabria che hanno proclamato per il 14 e 15 luglio l’astensione dei penalisti per denunziare «l’arretramento culturale» in atto a loro dire nei distretti della regione.
Le Camere territoriali di Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Palmi, Rossano, Castrovillari, Lamezia Terme, Locri e Paola evidenziano che «l’andamento della giurisdizione nei Distretti giudiziari della Calabria segna un inarrestabile trend recessivo, con costante erosione dei principi fondamentali dello Stato di diritto e del garantismo penale». Secondo le Camere penali «il sistema della “pesca a strascico”, prodotto nei fatti dalla riesumazione dagli archivi del modello inquisitorio, ci costringe ad assistere oramai disarmati – in danno dei cittadini – all’abuso nell’applicazione e nel mantenimento delle misure cautelari, con ribaltamento ideologico e di sistema della presunzione di innocenza; un abuso costante, reso ancora più insopportabile dal circuito mediatico-giudiziario che si attiva nella fase, spesso spettacolare (con buona pace dei moniti europei), di esecuzione delle misure coercitive, producendo danni irreversibili sul piano umano, familiare, economico e sociale per i cittadini che le subiscono, oltre che costi insopportabili per lo Stato»
Secondo il coordinamento di Area Democratica per la giustizia di Catanzaro «il segreto della giustizia sta in una sempre maggiore umanità e in una sempre maggiore vicinanza tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore’ scriveva Piero Calamandrei nel 1935, in un’epoca certo più difficile della nostra. Per i più giovani il prof. Keating, ne “L’attimo fuggente” definiva l’esercizio della legge, accomunando così l’avvocato e il magistrato’ come atto nobile. La comunanza delle due esperienze professionali, diverse ma speculari, ci induce a rifuggire dal rispondere con pari violenza dall’attacco delegittimante lanciato dalle Camere Penali alla magistratura calabrese. Un intervento che addolora chi crede nelle istituzioni. Al contrario con forza e determinazione – scrivono Viscomi e Reillo – si vuole ricordare con quanta fatica e scarsità di mezzi si opera nei Distretti calabresi. Le costanti e gravi scoperture di organico, l’assenza di personale, le carenze dell’edilizia giudiziaria sono il precipitato di almeno un ventennio di “riforme a costo zero” che, qui al Sud, hanno aggravato una situazione organizzativa già sottodimensionata e precaria. Allontanare i cittadini dalla cultura della giurisdizione e dal rispetto per chi la esercita, additando la magistratura della regione quale responsabile delle disfunzioni del ‘sistema giustizia’ e facendo di tutte le erbe un fascio, generalizzando problematiche locali, costituisce un messaggio semplificato la cui portata populista non possiamo sottacere. La giurisdizione penale non è sede di discrezionalità ed arbitrio piuttosto spesso ultimo strumento per il cittadino per far valere i propri diritti, denunciando situazioni di abuso e violenza. Gli operatori del diritto della regione, quali gli avvocati e i magistrati, piuttosto che “darsi contro” hanno il dovere morale di impegnarsi affinché questa terra sia dotata di risorse adeguate che consentano ad entrambe le categorie di lavorare con dignità e nel reciproco usuale rispetto. Questa – conclude Area Democratica per la giustizia – la battaglia di civiltà di cui si deve seriamente e unitariamente discutere».
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