REGGIO CALABRIA Minacce dagli esponenti della ‘ndrangheta di Platì e Gioia Tauro per non confermare quanto detto in un verbale risalente al 1996. Sarebbe stato convocato due volte in Calabria Annunziato Romeo, l’ex testimone di giustizia che nel corso dell’esame dibattimentale dello scorso giugno, nell’ambito del processo “‘Ndrangheta stragista”, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, ha ritrattato integralmente quanto dichiarato in un verbale rilasciato al magistrato della Dda di Reggio Calabria Roberto Pennisi. Il racconto fatto da Annunziatino Romeo nel ’96 è denso di particolari e fotografa un momento molto preciso della storia della ‘ndrangheta con il proprio vertice nel paesino aspromontano di Platì. E proprio in virtù dei particolari raccontati in passato, secondo il procuratore aggiunto, Romeo avrebbe fornito in aula una «testimonianza reticente e in alcuni passaggi addirittura falsa» dopo l’intervista rilasciata a una trasmissione andata in onda nel maggio 2021 su “Sky-Tv8” in cui ha rivelato «temi in alcun modo esplorati in ambito processuali». È ancora al centro dell’attenzione processuale quanto emerso nelle scorse udienze del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise d’Appello e che vede imputati il boss palermitano Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro, condannati entrambi all’ergastolo in primo grado per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo avvenuto nel 1994.
Nel corso della scorsa udienza Lombardo ha depositato una nota dei carabinieri, redatta dal colonnello Massimiliano Galasso, comandante del Reparto operativo dei carabinieri, in cui emerge che «il comportamento reticente del Romeo durante l’esame dibattimentale del primo giugno 2022 sia certamente collegato ad una convocazione di quest’ultimo da parte di esponenti del mandamento jonico, in particolare del territorio di Platì» dopo la messa in onda di una trasmissione in l’ex collaboratore di giustizia ha raccontato dell’esistenza di un «organismo sovraordinato alla cosiddetta ‘ndrangheta visibile, che serve a coordinare le operazioni di alto livello»: la Camera. «Questo organismo – ha sottolineato Lombardo – viene indicato come collocato al di sopra del vertice operativo della struttura criminale cui appartengono esponenti della ‘ndrangheta, del mondo politico, istituzionale e massonico nel quale si decidono le strategie economiche e politiche». Romeo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato riconosciuto grazie al «tratto finale dell’orecchio sinistro». «Chi dichiara l’esistenza di un livello riservato – ha sottolineato poi il procuratore aggiunto – è soggetto facilmente individuabile nella misura in cui non sono dichiarazioni rese pubblicamente. Sono i temi del processo Gotha, Romeo Annunziato non è stato valorizzato nel processo Gotha perché il verbale del 1996 è stato scoperto dopo la conclusione del primo grado».
Le difese hanno espresso «l’impossibilità di poter replicare alla richiesta della procura generale» a causa della «mancanza di dati» allegati all’informativa. Messaggi whatsapp e mail importanti, secondo gli avvocati, per ricostruire le fasi successive all’intervista e che avrebbero portato alla segnalazione da parte di una delle giornaliste coinvolte nel lavoro svolto dalla trasmissione alla Procura di Reggio Calabria. La difesa ha, inoltre, lamentato la mancanza del file audio dell’interrogatorio di Romeo del ’96. «In questo momento – ha affermato l’avvocato Giuseppe Aloisio, legale difensore di Giuseppe Graviano – chiediamo che la richiesta non venga accolta». Il collegio presieduto dal giudice Bruno Muscolo scioglierà la riserva sulla richiesta della procura generale nel corso della prossima udienza che si terrà il 12 luglio.
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