«Oggi l’Italia piange queste vittime e tutti gli italiani si stringono con affetto». Lo ha detto a Canazei il premier Maripo Draghi.
«Questo è un dramma – ha dichiarato, commosso – che certamente ha delle imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica. Il Governo deve riflettere su quanto accaduto e prendere provvedimenti perché quanto accaduto abbia una bassissima probabilità di succedere e anzi venga evitato», ha affermato Draghi. «Bisogna prendere dei provvedimenti affinché quanto accaduto sulla Marmolada non accada più in Italia», ha ribadito il premier.
Il presidente del Consiglio farà il punto con Protezione civile, soccorritori e autorità locali. Il premier è arrivato nella località trentina in automobile da Verona, assieme al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e i presidenti del Veneto e delle province autonome di Trento a Bolzano.
Il bilancio parziale del disastro della Marmolada è di sette vittime, di cui tre identificati, e 8 feriti di cui due in condizioni delicate. Sono Filippo Bari, guida alpina, Tommaso Carollo e Paolo Dani, le tre vittime identificate e formalmente riconosciute dai parenti. I nomi delle altre 4 vittime al momento non sono stati resi noti.
Sono 13 le persone “reclamate”, cioè i dispersi per i quali i familiari si sono fatti vivi con le autorità perché non rientrati a casa. Di queste tre sono cittadini stranieri della Repubblica Ceca.
Delle automobili presenti al campo base ve ne sono ancora quattro e degli occupanti non vi sono notizie: sono tutte straniere, una tedesca, due della Repubblica ceca e una ungherese.
A causa del maltempo che sta interessando la zona le ricerche dei soccorritori si fanno però difficoltose: al momento nessuno può raggiungere il ghiacciaio ed anche i droni sono costretti a restare a terra per la pioggia. Proprio a causa delle condizioni meteorologiche il presidente del Consiglio non ha potuto atterrare in elicottero Canazei, dove vengono coordinate le operazioni.
A complicare il lavoro dei soccorritori anche l’instabilità del ghiacciaio, dove potrebbero verificarsi nuovi crolli, anche se per ora pare tramontata l’ipotesi di intervenire facendo brillare la parte di seracco rimasta attaccata alla cima della Marmolada. Secondo le prime ricostruzioni della dinamica dell’incidente a fare da ‘scivolo’ all’enorme mole di materiale è stato un accumulo di acqua di fusione nella conca sotto la vetta. Quando il pezzo di ghiaccio si è staccato verticalmente non aveva appoggio ma, appunto, solo acqua. Tra le vittime riconosciute ci sarebbe anche Davide Miotti di 51 anni, residente a Cittadella (Padova). In cordata con lui c’era anche la moglie, Erica Campagnolo, che al momento risulta tra i dispersi sul ghiacciaio.
Oggi il negozio di articoli tecnici per montagna gestito da Davide a Tezze sul Brenta (Vicenza) è rimasto chiuso. Di lui e di Erica non è arrivata più alcuna notizia da quando sono saliti in Marmolada. I due, trasferitisi a Tezze, erano nati e cresciuti nella città murata del padovano. Avevano due figli, un ragazzo di 15 anni e una ragazza più grande. Gli alpinisti che ieri si trovavano sulla via per salire in vetta alla Marmolada raccontano di un rumore mai sentito e di una fortissima folata di vento. Sulla via per salire, come ha raccontato una escursionista, c’erano tante persone, “forse un centinaio”. Altri hanno descritto la grande voragine azzurra lasciata dal distacco del seracco.
La massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio della Marmolada è scesa da una velocità di 300 chilometri l’ora. E’ quanto hanno accertato i tecnici del Soccorso Alpino che hanno mappato tutta l’area della montagna in cui si è verificato il crollo del seracco. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri ed una profondità di 80 metri. Se si volesse fare un termine di paragone, dicono gli esperti, si tratta dell’equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio. Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza. Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un’altezza di circa 2.800 metri: e questo significa, appunto, che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 km l’ora.
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